L’assoluzione dei quattro medici del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Cannizzaro di Catania rappresenta un’importante svolta per la vicenda legata alla morte di Valentina Milluzzo, una donna di 32 anni, avvenuta diciannove settimane dopo la sua gravidanza. Questo episodio ha attirato l’attenzione anche del ministero della Salute, facendo emergere interrogativi sulla gestione dei casi complessi in ambito ostetrico e ginecologico.
Il verdetto della Corte d’appello
La Corte d’appello di Catania ha emesso il suo verdetto, dichiarando l’innocenza dei quattro medici coinvolti, con la formula “perché il fatto non sussiste”. La decisione ha ribaltato la condanna emessa in primo grado, dove il 27 ottobre 2022 i medici erano stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo, ricevendo una pena di sei mesi di reclusione con sospensione dell’esecuzione e un risarcimento di 30 mila euro alla sorella della vittima. I professionisti coinvolti sono Ivana Campione, Giuseppe Maria Alberto Calvo, Alessandra Coffaro e Vincenzo Filippello, che erano in servizio nel reparto e in sala parto durante i turni di guardia che hanno coinciso con i giorni della tragedia. La sorella della vittima, Angela Maria Milluzzo, assistita dall’avvocato Salvatore Catania Milluzzo, ha espresso la sua sorpresa per la decisione della Corte, rimarcando l’inatteso esito e in attesa delle motivazioni che giustificheranno il verdetto.
Il contesto della tragedia
La morte di Valentina Milluzzo, avvenuta il 16 ottobre 2016, è stata preceduta da difficoltà gravi nella gravidanza, incluse perdite e aborti. La 32enne era in attesa di gemelli concepiti tramite fecondazione assistita, ma le complicazioni hanno messo a dura prova non solo la sua salute, ma anche quella del personale medico coinvolto. La Procura aveva contestato ai medici di avere mostrato colpa professionale, in particolare imprudenza, negligenza e imperizia, sostenendo che queste fattispecie avrebbero portato a uno shock settico irreversibile, causando così il decesso della paziente.
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L’inchiesta e il ruolo del ministero della Salute
Il caso ha destato l’attenzione del ministero della Salute, portando all’invio di ispettori all’ospedale Cannizzaro per esaminare e valutare le pratiche mediche adottate. Questo intervento ha segnato una fase delicata, evidenziando le preoccupazioni relative alla gestione della salute materna e alla qualità delle cure ginecologiche. Con l’attenzione istituzionale al caso, si è posto l’accento sulla necessità di garantire procedure e protocolli adeguati, affinché eventi simili non si ripetano in futuro. La sentenza d’appello ha sollevato interrogativi sull’operato dei professionisti e della struttura sanitaria, non solo per il caso specifico, ma anche in un contesto più ampio relativo alla sicurezza delle pazienti durante la gravidanza e i parti.
Richiesta di giustizia e attesa delle motivazioni
Per Angela Maria Milluzzo, la sorella della deceduta, la battaglia legale rappresenta un tentativo di trovare giustizia per la perdita subita. L’avvocato Salvatore Catania Milluzzo, parlando della sentenza, ha espresso stupore e ha confermato che attenderanno le motivazioni che spiegheranno il percorso logico della Corte d’appello. Questo caso non è solo una questione legale, ma tocca anche elementi emotivi e umani, rendendo indispensabile una riflessione approfondita sulle responsabilità, le procedure e il supporto fornito alle donne in gravidanza in situazioni critiche.