Un professore sessantenne originario di Taranto è stato arrestato nel capoluogo pugliese dopo essere stato ricercato per diverse settimane. Conosciuto dai colleghi come il “prof fantasma“, l’uomo è accusato di aver accumulato un lungo elenco di assenze ingiustificate dal suo lavoro presso un istituto di Conegliano, in provincia di Treviso. La sua condotta lavorativa si è rivelata problematicatica, culminando in un ordine di carcerazione di sette anni e sette mesi a causa di un cumulo di pene per truffa aggravata e peculato.
Il comportamento al lavoro: 550 giorni di assenza
Il professore, che insegnava diritto presso l’istituto dal 2011, ha presentato un numero impressionante di certificati medici per giustificare le sue assenze. Le attestazioni provenivano da oltre quattordici medici diversi e, col passare del tempo, il suo comportamento ha destato non poco sospetto tra i suoi superiori e i colleghi. Le assenze, purtroppo, si concentravano prevalentemente nei giorni feriali, il che ha reso difficile per l’istituto garantire una continuità nelle lezioni. Per rimediare a queste mancanze, la scuola si è trovata spesso costretta a ricorrere a supplenti con contratti a breve termine, aumentando così la complessità della gestione scolastica.
La questione si è fatta particolarmente grave per l’istituto, che si è visto costretto a mantenere il professore in organico, continuando a versargli il regolare stipendio nonostante il protrarsi delle assenze per malattia. Questa situazione ha generato notevoli disagi, non solo per gli studenti, che si sono trovati a fronteggiare un’assenza prolungata di figure stabilmente presenti, ma anche per il personale amministrativo, che ha dovuto affrontare le difficoltà logistiche legate alla nomina di supplenti. Le assenze ingiustificate del professore hanno sollevato interrogativi sulla gestione delle assenze nel settore scolastico e sull’efficacia dei controlli sui certificati medici presentati dal personale docente.
Licenziamento e arresto
Dopo mesi di assenze, il professore ha tentato di tornare a scuola a fine settembre, sperando di recuperare la sua cattedra. Tuttavia, all’ingresso dell’istituto, ha trovato ad attenderlo una sorpresa: il personale lo ha fermato, poiché l’istituto aveva già avviato il procedimento di licenziamento. L’ufficio scolastico di Treviso aveva emesso un parere favorevole, motivato proprio dai suoi comportamenti irregolari.
Il provvedimento di esclusione è stato formalizzato a causa della ripetuta violazione delle norme di condotta professionale, ma questa epilogo non è bastato a chiudere la vicenda. L’arresto del sessantenne è avvenuto successivamente, quando la squadra mobile di Taranto lo ha localizzato e bloccato. L’intero caso ha generato un ampio dibattito all’interno del mondo scolastico, mettendo in luce non solo le difficoltà nella gestione dei docenti, ma anche la necessità di migliorare i meccanismi di verifica e controllo nei confronti di chi ricopre ruoli educativi.
Il professore, oltre a subire il provvedimento di licenziamento, è stato arrestato per le accuse di truffa e peculato, reati gravi che hanno portato alle sanzioni previste dalla legge italiana. Questa circostanza ci ricorda l’importanza della responsabilità e della professionalità nel settore dell’istruzione, settori che hanno un impatto diretto sulla formazione delle future generazioni.