Il 10 maggio 2025 ha segnato un’importante svolta giudiziaria a roma. Roberto pompi, noto come il “re del tiramisù”, è stato vittima di continue minacce e richieste di denaro da parte del cognato, arrestato dopo una lunga indagine. I carabinieri della compagnia di castel gandolfo hanno messo fine a un clima di violenza e intimidazioni che si protraeva da anni all’interno della famiglia, portando alla luce un quadro di estorsioni gravi e tentate estorsioni. Le pressioni hanno coinvolto anche la moglie di pompi, vittima di aggressioni fisiche.
Minacce e intimidazioni pesanti contro roberto pompi e famiglia
Le minacce rivolte a roberto pompi erano ripetute ed esplicite. Il cognato, un uomo di 41 anni con precedenti per resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di armi, lo ricattava con frasi violente come: “ti taglio la testa col coltello del pane” e “se non mi dai i soldi ti do trenta coltellate in faccia”. Questi messaggi oppressivi provenivano da una persona vicina, tanto che anche la moglie di pompi veniva coinvolta nelle vessazioni, fino a essere strattonata in alcune occasioni. Il gip del tribunale di velletri, natalia catena, nel convalidare il fermo, ha evidenziato la gravità e la costanza di queste azioni.
Le intimidazioni erano accompagnate da richieste economiche precise e continue. Ogni giorno venivano avanzate pretese di denaro, accompagnate da promesse di violenza estrema in caso di mancato pagamento. L’uso di un linguaggio minaccioso ha confermato l’intenzione di creare un clima di paura, senza mostrare alcun riguardo per i legami familiari o il passato di aiuti offerti.
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Problemi legati alla dipendenza del cognato
Secondo gli atti dell’indagine, il cognato di pompi soffriva di dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti da oltre vent’anni, condizione che ha aggravato i rapporti familiari. Nonostante i tentativi di pompi e della moglie di sostenerlo e di aiutarlo a uscire da questa situazione, l’uomo non ha mostrato segni di cambiamento positivo. Anzi, la sua condotta è rimasta problematica e deteriorata.
Il peso delle difficoltà familiari
Pompi, cercando di dargli un’opportunità, lo aveva assunto nella sua azienda, ma la mancanza di disciplina e il comportamento instabile hanno reso questa esperienza fallimentare. Il tentativo di avviare una propria attività tramite un capitale di 30mila euro, donato dal cognato, è stato inutile: i soldi sono stati spesi male, senza risultati concreti. Questi elementi sono stati riportati nell’ordinanza dal gip di velletri, evidenziando come le difficoltà personali dell’imputato abbiano influito direttamente sulle tensioni familiari.
Estorsione legata al marchio pompi
Un passaggio cruciale dell’inchiesta riguarda un tentativo di estorsione legato all’uso del marchio “pompi” per un locale a ostia. All’inizio di gennaio 2025 il cognato avrebbe chiesto al celebre pasticcere il permesso di sfruttare il nome di famiglia per aprire un’attività commerciale. Al rifiuto di pompi, l’uomo ha dichiarato che in realtà quell’affare interessava figure legate al mondo criminale di ostia.
Il ricatto e le richieste di denaro
Questo ha portato a richieste di denaro mirate: una prima somma di 25mila euro per ottenere il permesso, e successivamente altre somme divise in 12.500 euro per ciascun locale aperto. La situazione si è ulteriormente aggravata con l’insistenza continua e minacce pesanti.
Durante un incontro sotto il negozio di san giovanni, pompi è stato aggredito verbalmente e intimidito con urla, più o meno così: o consegnavi 70mila euro o sarebbero intervenuti “questi altri”, riferendosi a persone in grado di fare ulteriori danni, con richieste fino a 200mila euro. La violenza verbale e l’aggressività sono state dettagliate dal gip, che ha messo in luce come l’indagato non esitasse a ricorrere alla minaccia anche nei confronti dei familiari che da anni provavano ad aiutarlo.
L’intervento decisivo dei carabinieri
L’arresto del cognato è avvenuto grazie alla denuncia presentata da roberto pompi e dalla moglie. I carabinieri della compagnia di castel gandolfo hanno raccolto le testimonianze e documenti necessari, arrivando così a fermare il 41enne con l’accusa di estorsione e tentata estorsione.
Le indagini hanno confermato un quadro di violenza reiterata, in cui il ricattato veniva costretto a versare denaro e costantemente minacciato. L’operazione si è conclusa con la convalida del fermo da parte del tribunale di velletri, su ordine del gip natalia catena. La vicenda dimostra come anche rapporti familiari di lunga data possano trasformarsi in situazione di conflitto profondo quando si mescolano dipendenze, difficoltà economiche e influenze criminali.