Nel luglio 2025 i carabinieri di castello di cisterna hanno portato avanti un’operazione contro una banda che truffava gli anziani nel napoletano. L’indagine, condotta con la procura di napoli, ha permesso di fermare tre uomini considerati i vertici di un’associazione che sfruttava la tecnica del “finto familiare” per estorcere denaro e gioielli. Le truffe erano rivolte persone anziane residenti in diverse province campane. Il modus operandi e la struttura organizzata del gruppo sono stati ricostruiti grazie a un lavoro investigativo accurato durato diverse settimane.
La tecnica del “finto familiare” nel mirino delle indagini
La truffa prendeva spunto da telefonate in cui il malvivente si spacciava per un parente stretto della vittima, spesso un figlio, dichiarando di aver avuto problemi giudiziari o incidenti che richiedevano una cauzione immediata. Era frequente la simulazione di un arresto o di un problema legale grave che incuteva paura e urgenza. In certi casi il truffatore si presentava come un avvocato incaricato di risolvere la situazione, chiedendo alla vittima di consegnare contanti o preziosi per liberare il presunto familiare. Il meccanismo si basava su un copione predefinito, studiato per non lasciare spazio a dubbi o tentativi di verifica da parte delle persone ingannate. L’emotività e la confusione generata dalla falsa emergenza rendevano le vittime particolarmente vulnerabili.
Struttura e divisione dei ruoli all’interno della banda
Le autorità hanno scoperto che la banda aveva una struttura ben definita che ricordava un piccolo call center. Tre erano i ruoli principali: il “primo telefonista” promuoveva le chiamate e coordinava gli interventi; il “secondo telefonista” gestiva le conversazioni più delicate e dava istruzioni ai complici; infine, un “soggetto itinerante” si recava di persona presso le abitazioni delle vittime per ricevere denaro e oggetti preziosi, agendo così in modo diretto per assicurarsi il bottino. La base operativa era un appartamento nel quartiere ponticelli a napoli, trasformato in un centro da cui partivano le chiamate truffaldine. La divisione del lavoro ha permesso alla banda di agire con continuità e rapidità, riuscendo a completare decine di episodi criminali, spesso senza destare sospetti.
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Numeri e ricadute delle truffe sulle vittime nelle province campane
Gli accertamenti delle forze dell’ordine hanno portato alla luce 36 casi di truffa ai danni di anziani, colpiti in province come napoli, benevento e avellino. L’azione criminosa ha fruttato al gruppo circa centomila euro in contanti, oltre a numerosi monili in oro e altri gioielli. Questi oggetti e il denaro sono stati recuperati durante l’operazione e restituiti alle vittime, che spesso avevano subito danni economici rilevanti. Le modalità con cui venivano scelti i bersagli indicano una pianificazione accurata: persone sole, di età avanzata, facilmente impressionabili dalle sceneggiate telefoniche. I carabinieri hanno dichiarato quanto sia stato fondamentale intervenire presto per limitare ulteriori danni e offrire un segnale forte contro questo tipo di reati.
Misura cautelare e stato processuale degli arrestati
A seguito delle indagini, il gip del tribunale di napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre uomini di 26, 32 e 38 anni, sospettati di organizzazione a delinquere finalizzata alle truffe. L’operazione è stata eseguita su richiesta della procura della repubblica. È noto che il provvedimento si colloca nella fase preliminare del procedimento giudiziario e che i coinvolti devono essere considerati innocenti fino a sentenza definitiva. Le forze dell’ordine continuano a monitorare eventuali sviluppi e acquisire elementi per approfondire la vicenda e l’eventuale presenza di ulteriori complici o altri episodi collegati. La vicenda mette in evidenza la necessità di una maggiore attenzione verso la sicurezza degli anziani contro questo reato diffuso.