A Vicenza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale hanno effettuato l’arresto di una donna di 46 anni, sottoposta a custodia cautelare in seguito a una complessa indagine durata nove mesi. Questo caso inquietante ha preso il via da eventi che risalgono al gennaio 2022, sollevando serie preoccupazioni sul trattamento di anziani fragili nella zona.
L’origine delle indagini e la denuncia
Il 2024 ha portato alla luce una denuncia presentata presso la stazione dei Carabinieri di Breganze. Alcuni cittadini hanno segnalato situazioni sospette legate alla morte di un’anziana locale, insieme al deterioramento della salute di altri due coniugi anziani assistiti dalla stessa persona. Questi eventi, tutti avvenuti durante il periodo in cui l’operatrice svolgeva assistenza domiciliare, hanno destato l’attenzione delle forze dell’ordine, che hanno avviato un’indagine dettagliata.
Accuse gravi e metodi inquietanti
La 46enne, autoproclamatasi professionista nel settore sanitario, è accusata di aver causato la morte dell’anziana, oltre a tentativi di omicidio ai danni di altri quattro assistiti, tutti residenti nell’area vicentina. Gli inquirenti hanno raccolto prove secondo cui l’arrestata somministrava intenzionalmente sovradosaggi di medicinali con effetti neurodepressivi, tra cui sostanze non prescritte dai medici curanti. Questa prassi risulta non solo immorale, ma porta a interrogarsi sulla tutela delle persone vulnerabili affidate a operatori non qualificati.
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Inoltre, l’accusa di rapina aggravata si aggiunge al pesante quadro accusatorio: la donna avrebbe sottratto gioielli e beni preziosi a una delle sue pazienti, dopo averla messa in uno stato di incoscienza attraverso una grave dose di benzodiazepine. Questo comportamento si discosta drasticamente dall’etica professionale, evidenziando un lato oscuro nella cura di persone anziane e vulnerabili.
Sintomi inquietanti e impatto sui pazienti
Le indagini hanno rivelato un pattern preoccupante: gli anziani assistiti dall’indagata presentavano sintomi simili, tra cui torpore, stordimento e difficoltà motorie, che non erano mai stati riportati prima dell’intervento della donna. Gli esami medici d’emergenza, effettuati dopo la segnalazione dei familiari, hanno confermato che le problematiche emerse non erano correlate alle patologie di base dei pazienti. Questo porta a riflettere sul modo in cui la vigilanza e il monitoraggio di tali assistenze possano essere migliorati per prevenire violenze e abusi.
Le testimonianze di coloro che sono riusciti a interrompere il rapporto assistenziale con la donna rivelano un importante dato: una volta terminato il servizio, i pazienti hanno subito smesso di manifestare i medesimi disturbi. Questo fatto sottolinea ulteriormente l’urgenza di affrontare questioni relative alla cura degli anziani e rende necessaria una revisione dei protocolli di assistenza domiciliare.
Il lavoro investigativo dei Carabinieri continua, mentre la comunità vicentina rimane scossa da questi eventi tragici e allarmanti. La speranza è che la vicenda possa portar a una maggiore attenzione e protezione per le persone più vulnerabili, affinché non si verifichino più situazioni simili nel futuro.