Architettura in evoluzione: la mostra di Elizabeth Diller al Maxxi di Roma

Architettura in evoluzione: la mostra di Elizabeth Diller al Maxxi di Roma

La mostra “Architettura instabile” al Maxxi di Roma, curata da Elizabeth Diller, esplora l’adattabilità e la flessibilità nell’architettura contemporanea, sfidando il concetto di stabilità tradizionale.
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Architettura in evoluzione: la mostra di Elizabeth Diller al Maxxi di Roma - Gaeta.it

Un evento che sta attirando l’attenzione di architetti e appassionati di arte è la mostra “Architettura instabile” presso il Maxxi di Roma. Curata da Elizabeth Diller e dal suo studio Diller Scofidio + Renfro , questa esposizione si propone di esplorare l’idea di adattabilità e flessibilità nelle opere architettoniche, tema centrale dalla metà del XX secolo fino ai nostri giorni. Diller, architetta e docente a Princeton, sfida l’idea di stabilità, proponendo un nuovo approccio al costruire, in grado di rispondere alle nuove necessità della società contemporanea.

L’approccio di Elizabeth Diller all’architettura

Per Diller, l’architettura non è solo un insieme di strutture rigide, ma un’entità viva e dinamica, in grado di evolvere e rispondere a sollecitazioni esterne. Durante un’intervista con l’ANSA, ha dichiarato che spesso la concezione comune di architettura è quella di rigidità, un concetto che si rifà ai principi di stabilità del famoso trattato di Vitruvio. Tuttavia, Diller propone un diverso punto di vista: “La resilienza non è stabilità,” afferma. Per l’architetta, l’architettura deve essere in grado di “adattarsi e modificarsi in base alle necessità”. Questo approccio viene evidenziato dai suoi progetti più iconici, come la High Line di Manhattan, il Lincoln Center di New York e la ristrutturazione del MoMA. Ogni progetto riflette un’impronta di dinamicità e interazione con l’ambiente circostante.

La mostra al Maxxi presenta opere e bozzetti che incarnano questa visione. I progetti esposti propongono spazi architettonici in grado di sfuggire alla rigidità costruttiva, puntando a un’interazione maggiore con l’utente e il contesto. Ad esempio, tra le opere in mostra si trova un modello di “The Shed“, uno spazio culturale versatile che può adattarsi per ospitare differenti eventi, dal teatro a concerti, rendendo evidente il concetto di architettura dinamica e mutevole.

La High Line e il potere del cambiamento urbano

Uno dei progetti emblematici di Diller è senza dubbio la High Line, il parco lineare di New York che ha ridisegnato e riportato in vita un pezzo di infrastruttura urbana in disuso. Il progetto nasce dall’idea di recuperare una ferrovia sopraelevata destinata alla demolizione. Sotto la guida di Diller, grazie all’input di due giovani attivisti, il progetto è diventato un simbolo della rinascita urbana e della sensibilizzazione della cittadinanza riguardo le potenzialità di spazi abbandonati. “Alla base della High Line c’era un’idea semplice: come fare affinché potesse sopravvivere?”, spiega Diller.

La High Line non è solo un esempio di riqualificazione urbana, ma dimostra anche l’importanza di coinvolgere la comunità in progetti di trasformazione. Furono necessarie competenze comunicative e diplomatiche per convincere le autorità cittadine a vedere la potenzialità di questa struttura. Diller sottolinea come “convincere la città che quella struttura industriale potesse essere sfruttata diversamente” sia stato fondamentale per il successo del progetto. L’esperienza della High Line ha portato a una notevole prosperità dell’area circostante, contribuendo a un rinnovato interesse per lo spazio pubblico.

L’importanza dell’adattamento nelle città italiane

Durante l’intervista, Diller ha anche parlato delle sfide e delle opportunità che le città italiane devono affrontare, in particolare Roma, custode di una ricca eredità culturale. Ha messo in evidenza l’importanza di preservare la storia senza cadere nella trappola della “città museo“, ma anzitempo cercando di portare “nuova vita” negli spazi urbani. Con l’aumento della popolazione, l’architetta ha avvertito la necessità di una crescita urbana intelligente e proporzionale.

“La città deve necessariamente crescere, ma verso l’esterno,” ha affermato Diller, chiamando a una riflessione sulla sostenibilità della crescita urbana e sull’equilibrio tra i vari aspetti della vita cittadina. I bisogni delle persone che vivono, lavorano e si godono Roma devono essere al centro della pianificazione urbana. Non basta costruire uffici o residenze; ogni nuovo progetto deve tenere in conto le esigenze di tutti gli abitanti e promuovere un’esperienza urbana integrata.

Il messaggio di Elizabeth Diller è chiaro: l’architettura deve evolvere come un organismo vivente, capace di rispondere e adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. La mostra al Maxxi rappresenta un’importante occasione per riflettere su un futuro architettonico che abbraccia la dinamicità, la creatività e l’adattamento come chiavi di accesso per un’architettura più umana e coinvolgente.

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