approfondimenti sulla “pista inglese” nel caso emanuela orlandi: criticità e nuovi dettagli dalle analisi grafologiche

approfondimenti sulla “pista inglese” nel caso emanuela orlandi: criticità e nuovi dettagli dalle analisi grafologiche

La grafologa Sara Cordella smonta prove chiave della pista inglese nel caso Orlandi, evidenziando falsificazioni in documenti e fotografie e rivelando tentativi di depistaggio che complicano le indagini a Roma e Vaticano.
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L'articolo analizza le recenti perizie della grafologa Sara Cordella che mettono in dubbio l’autenticità di documenti e prove della “pista inglese” nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, evidenziando possibili depistaggi e manipolazioni nelle indagini. - Gaeta.it

Il dibattito attorno alla cosiddetta “pista inglese” nel caso della scomparsa di emanuela orlandi torna al centro delle indagini dopo la recente audizione della grafologa forense veneziana sara cordella davanti alla commissione parlamentare. Le sue osservazioni hanno messo in luce problemi evidenti in alcuni documenti, messaggi e fotografie presentati come prove, alimentando dubbi sulla veridicità di molte delle affermazioni avanzate da pietro orlandi, cugino di emanuela e principale promotore della teoria inglese sin dal 2011. Questo articolo dettaglia i rilievi della perita e le incongruenze scoperte, offrendo uno spaccato sugli sviluppi delle nuove verifiche.

Alcune criticità rilevate dalla grafologa sara cordella

Sara cordella, chiamata a valutare le prove documentali ricollegate alla pista inglese, ha evidenziato diverse criticità che mettono in discussione la solidità di molte dichiarazioni. Durante l’audizione parlamentare, la perita ha confermato risultati già anticipati nel dicembre precedente, smontando l’attendibilità delle lettere che avrebbero collegato la vicenda orlandi a figure e ambienti londinesi. Le firme contestate risultano infatti frutto di “dropping”, una tecnica di copia-incolla grafico evidenziata attraverso perizie che indicano un lavoro di manipolazione documentale.

Il caso della lettera del 1993

Uno dei casi più clamorosi riguarda la lettera del 1993, attribuita al cardinale vicario ugo poletti, indirizzata al funzionario britannico frank cooper. L’originalità di quel testo è stata smentita su più fronti: cooper ha negato ogni ricevuta, mentre poletti non deteneva più il ruolo di vicario da almeno due anni al momento della presunta scrittura. Questi elementi, uniti alla perizia tecnica di cordella, confermano che il documento non può essere considerato autentico. Tali scoperte compromettono seriamente il racconto sostenuto da pietro orlandi e la sua narrazione di un collegamento diretto con realtà londinesi.

Dubbi sulle fotografie presentate come prova

Tra gli altri quesiti posti dalla grafologa, spiccano le osservazioni sulla fotografia della mano con la collanina giallo-rossa presentata in televisione da pietro orlandi. L’immagine mostra quella che dovrebbe essere la mano sinistra di emanuela con un braccialetto dai colori della squadra di calcio della roma, da lui indicato come il simbolo riconoscibile che la ragazza avrebbe portato sempre, anche nel giorno della scomparsa.

Sara cordella ha analizzato l’immagine e ha rilevato che la collanina è chiaramente un fotomontaggio. La sua osservazione si basa sulla natura del materiale, che è morbido e dovrebbe adattarsi leggermente alla forma del palmo, creando lievi curvature. Nella foto, invece, la collanina è completamente diritta, senza pieghe o adattamenti, segno evidente che è stata ritagliata e applicata digitalmente sulla mano. Questa scoperta va oltre l’anomalia grafica e getta dubbi sulle prove fornite da orlandi. Inoltre, la collanina non è stata mai menzionata da amici o insegnanti di emanuela, né compare nei primi articoli di stampa, circostanza che rende più difficile credere alla sua autenticità come oggetto personale della ragazza.

Missive e messaggi sospetti legati ai casi orlandi e gregori

Altri elementi al centro dell’indagine riguardano alcuni messaggi scritti e inviati in vari momenti dopo la sparizione di emanuela orlandi e mirella gregori, scomparsa dello stesso periodo. Tra questi, quattro lettere indirizzate al giornalista richard roth, corrispondente cbs a roma tra il 1983 e il 1984. Le missive, caratterizzate da grafia e carta omogenei, sarebbero opera di marco fassoni accetti, fotografo e regista amatoriale, secondo quanto emerso dalle investigazioni coordinate dai magistrati romani.

Testimonianze e collegamenti con altri messaggi

Una testimone, gabriella b., ha confermato di aver registrato parte di un messaggio contenuto in un’audiocassetta allegata a una delle lettere, su richiesta di fassoni accetti. La presenza di quest’ultimo nella causa solleva domande sul perché abbia prodotto quelle lettere, che risultano tra l’altro essere di contenuto ambiguo e poco criterio. Sembra evidente che si tratti di tentativi di simulare contatti o messaggi in realtà costruiti ex novo per disturbare le indagini.

Anche un episodio del 4 settembre 1983 ha sollevato attenzione: una telefonata anonima permise di recuperare una lettera manoscritta nel furgone RAI a castel gandolfo e altri documenti nei pressi dell’abitazione orlandi a porta angelica. Tra questi, una fotocopia di spartiti teatrali riportava nomi di amiche di emanuela, marcati con scritte a collage di evidente provenienza personale. La lettera stessa conteneva riferimenti a “pierluigi” e “mario”, legati a ipotetici “organizzatori” del rapimento, ed esprimeva minacce legate al rilascio di ali agca, centrale in tutta quella stagione di tensione politica. Le perizie concordano sul fatto che la grafia è compatibile con quella di altri messaggi provenienti dalla stessa presunta fonte.

Il collegamento con il messaggio ricevuto il 5 settembre 1983 dalla madre di mirella gregori assume significato particolare. Quel messaggio, consegnato alle autorità dall’avvocato gennaro egidio, chiedeva un pubblico appello di sandro pertini per il rilascio delle ragazze. I confronti tecnici tra la scrittura e quella degli altri messaggi mostrano un’unica mano autrice, suggerendo un tentativo di condizionare sia la famiglia orlandi che i gregori attraverso apparenti contatti sincronizzati.

Gestione problematica delle prove e depistaggi

Gli elementi portati a galla dalle analisi grafologiche e dalle indagini sul materiale cartaceo mostrano una serie di tentativi di depistare le indagini. Numerosi messaggi e documenti sono stati prodotti apparentemente da soggetti con interessi personali o che volevano confondere le piste investigative. In questo senso, la figura di pietro orlandi emerge come promotore della “pista inglese”, ma anche soggetto che ha diffuso materiale difficilmente sostenibile dalle verifiche più attente.

L’ipotesi di un nodo centrale che gestiva l’invio di messaggi falsi o alterati mette in discussione alcune ricostruzioni consolidate e invita a valutare con rigore ogni fonte di prova. L’intervento degli esperti grafologi come sara cordella potrebbe aiutare a distinguere quanto deriva da autentiche comunicazioni dalla produzione di falsi creati per confondere.

Queste dinamiche complicano la già difficile risoluzione di un caso che ha mantenuto molte zone d’ombra per decenni. Tuttavia, meglio chiarire i depistaggi consentirebbe di concentrare risorse ed energie sugli aspetti davvero verificabili, evitando ulteriori dispersioni.

Il ruolo cruciale delle perizie nelle indagini parlamentari

In vista di nuovi approfondimenti da parte della commissione parlamentare e degli organi giudiziari di roma e vaticano, appare cruciale valorizzare il contributo tecnico della grafologa sara cordella. La sua analisi ha già smontato diversi documenti chiave della “pista inglese” e potrebbe estendere le verifiche a messaggi rimasti finora fuori dalla critica diretta.

La trasparenza con cui si dovranno analizzare questi elementi condizionerà il prosieguo delle indagini e la capacità di svelare eventuali verità nascoste. Chiarire la matrice di molteplici lettere e messaggi potrebbe servire a distinguere tra veri segnali e manipolazioni che per decenni hanno ingarbugliato il caso.

Il lavoro di periti come cordella punta a mettere ordine in una vicenda intricata, separando fatti documentati da costruzioni ingannevoli. Rimane la sfida di far emergere la realtà da anni di sospetti, congetture e depistaggi ormai sotto gli occhi di chi indaga e osserva da vicino la vicenda orlandi.

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