La scomparsa di Liliana Resinovich ha sollevato svariate domande e una serie di indagini, tanto che la botanica Marisa Vidali ha fornito un contributo importante all’inchiesta. La consulente dell’associazione Penelope ha recentemente presentato una dettagliata relazione alla Procura, che ha messo in luce anomali aspetti botanici e meteorologici legati al ritrovamento del corpo. Questa valutazione ha portato a nuove riflessioni sul caso, rendendo ancora più complessa la traiettoria investigativa.
Le condizioni vegetative nel luogo del ritrovamento
Marisa Vidali ha esaminato in particolare lo strato erbaceo dove è stato rinvenuto il corpo di Liliana. Se il corpo fosse rimasto nel punto esatto per un periodo di tre settimane, come si era suggerito inizialmente, le evidenze vegetali avrebbero dovuto mostrare segni di schiacciamento e ingiallimento. Tuttavia, ciò non era affatto evidente. L’analisi ha rivelato che l’area era ancora in buone condizioni, priva di segni evidenti di deterioramento, il che ha condotto Vidali a escludere che il corpo potesse essere lì per tutto quel tempo.
Questa osservazione solleva interrogativi importanti sul timeline degli eventi e suggerisce che qualcosa non tornerebbe nel racconto delle circostanze legate alla scoperta di Liliana. L’associazione Penelope, da sempre vicina alla famiglia, ha ricevuto la relazione e sta seguendo con attenzione ogni sviluppo delle indagini, che continuano a focalizzarsi sull’analisi dettagliata delle circostanze in cui è avvenuto il ritrovamento.
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Le condizioni climatiche durante il periodo in esame
Un altro aspetto chiave nella relazione di Vidali concerne le condizioni meteorologiche tra il 14 dicembre 2021 e il 5 gennaio 2022. Durante questo lasso di tempo, sono stati registrati vari episodi di pioggia, che potrebbero aver influito sullo stato del corpo e sull’area circostante. Le piogge si sono verificate il 21, 24 e 26 dicembre, nonché il 3 e 4 gennaio. Dopo il ritrovamento del corpo, il 5 gennaio, è avvenuto un ulteriore episodio piovoso.
Vidali sottolinea come, in assenza di evidenti segni di deterioramento, la presenza di questi eventi meteorologici crei non poche contraddizioni rispetto alla condizione in cui è stato rinvenuto il corpo, in particolare in relazione ai sacchi neri in cui era stato avvolto. La botanica ha commentato che tali sacchi avrebbero dovuto presentare evidenze di sporco, umidità e vegetazione accumulata, tutti fattori che suggerirebbero una presenza prolungata nel luogo. Tuttavia, la relativa pulizia dei sacchi solleva ulteriori interrogativi.
La temperatura e la conservazione del corpo
Marisa Vidali ha anche analizzato i dati sulle temperature registrate nel periodo di riferimento. Secondo i grafici inclusi nella relazione, nei giorni antecedenti alla scoperta del corpo, le temperature si sono mantenute superiori alla media, non scendendo mai sotto i 4 gradi. Questo particolare è significativo, poiché la temperatura è un elemento cruciale per la conservazione dei corpi, e temperature più alte potrebbero accelerare il processo di decomposizione.
In alcuni giorni, secondo i dati analizzati, le temperature hanno addirittura raggiunto i 17 gradi. Questi valori mettono in discussione l’ipotesi di una conservazione prolungata del corpo nel luogo in cui è stato ritrovato. L’analisi delle condizioni climatiche, vegetative e termiche ha portato Vidali a concludere che il corpo di Liliana Resinovich non sarebbe potuto rimanere in quel punto per settimane. Questi risultati offrono un nuovo spunto di riflessione per le indagini in corso, che continuano a esaminare ogni aspetto legato a questo caso complesso e pieno di interrogativi.