Aggressione a teramo, due detenute attaccano medico di guardia in carcere femminile

Aggressione a teramo, due detenute attaccano medico di guardia in carcere femminile

Un’aggressione nel carcere di Teramo vede due detenute attaccare una dottoressa di guardia, mentre il sindacato Sappe chiede interventi urgenti per garantire sicurezza e protezione al personale penitenziario.
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Nel carcere di Teramo, una dottoressa di guardia è stata aggredita da due detenute durante una visita medica, evidenziando gravi problemi di sicurezza e tensioni nella struttura, con sindacati che chiedono interventi urgenti. - Gaeta.it

Un episodio di violenza si è verificato nel carcere di teramo, dove una dottoressa di guardia è stata aggredita da due detenute durante una visita medica. L’episodio conferma le tensioni e i disordini presenti nella struttura penitenziaria, particolarmente al centro delle cronache per gli attacchi subiti dal personale di polizia penitenziaria. Le forze dell’ordine e i sindacati hanno commentato i fatti chiedendo interventi più decisi.

L’aggressione al medico di guardia durante la visita nel reparto femminile

Intorno alle 10.40 di una mattina recente, durante un controllo medico di routine nel reparto detenute, due reclusi hanno preso di mira la dottoressa di guardia. Il motivo scatenante è stato il mancato rilascio di un farmaco, quel medicinale al momento non disponibile nel settore femminile e previsto per la somministrazione nel carcere principale. L’assenza del farmaco ha acceso la rabbia delle due donne, che hanno agito con violenza improvvisa.

Il sindacato autonomo polizia penitenziaria, tramite il segretario provinciale Giuseppe Pallini, ha fornito una descrizione precisa dell’accaduto. La dottoressa è stata assalita in modo feroce e, in uno degli atti più gravi, una delle detenute ha spento una sigaretta sul suo volto. Subito dopo l’aggressione, le due responsabili sono state neutralizzate dagli agenti, messe in isolamento e trasferite in altri istituti per limitare ogni rischio di nuove complicazioni.

La vittima è stata portata all’ospedale più vicino per accertamenti e cure immediate. Il gesto ha suscitato viva preoccupazione non solo nel personale sanitario, ma anche negli agenti di polizia penitenziaria che quotidianamente operano nella struttura.

La situazione di tensione nel carcere di teramo e le richieste del sindacato

Il carcere di teramo è un luogo dove le aggressioni al personale si ripetono con frequenza, creando un clima difficile e rischioso. Le cronache locali segnalano da tempo episodi di violenza tra detenuti e contro gli agenti. In questo contesto, il sindacato autonomo polizia penitenziaria ha più volte denunciato l’assenza di misure adeguate per gestire la sicurezza interna.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha espresso un giudizio critico sulla gestione dei detenuti più pericolosi. La sua posizione sottolinea come certi arrestati considerino il carcere come un luogo dove poter continuare a commettere reati senza conseguenze forti. Il leader ha chiesto trasferimenti immediati fuori regione e il rafforzamento delle leggi per punire in modo severo chi si rende responsabile di violenze o violazioni.

Capece ha inoltre commentato il cambiamento sociale percepito dentro e fuori dalle mura penitenziarie. Ha osservato che la società sembra confondere bene e male, dando spazio a interpretazioni che mettono in difficoltà la gestione dell’ordine interno. Il segretario ha puntato il dito contro il “finto buonismo” che, a suo avviso, impedisce di prendere misure efficaci nei confronti di chi trasgredisce le regole o attacca il personale.

Richieste di intervento e possibili azioni future per la sicurezza del carcere

Il sindacato Sappe ha chiesto in modo chiaro e preciso al Provveditorato del Lazio dell’amministrazione penitenziaria di intervenire con determinazione. Secondo Capece, ogni livello di responsabilità deve attivarsi per garantire sicurezza e protezione agli agenti che rappresentano «l’ultima trincea della giustizia». Le richieste vertono su misure concrete di controllo, trasferimenti mirati e procedure immediatamente efficaci contro i detenuti violenti.

Il Sappe ha anche avvertito che valuterà ogni strada utile a tutelare il personale, compresa la via giudiziaria. Gli episodi come quello capitato a teramo, dimostrano una criticità persistente, che richiede risposte compatte da parte delle autorità competenti. Il sostegno al personale aggredito vuole essere un segnale forte, mentre si attendono i provvedimenti organizzativi dei responsabili dell’amministrazione penitenziaria.

Le tensioni nel carcere di teramo esprimono un problema più ampio, che coinvolge non solo la sicurezza, ma anche il sistema di detenzione e i rapporti tra detenuti e polizia penitenziaria. Le dinamiche interne, governate dalla convivenza forzata in spazi ristretti, possono facilmente sfociare in scontri violenti quando la gestione appare insufficiente o poco tempestiva. Sullo sfondo restano i tentativi di ricostruire un ambiente ordinato e controllato, attraverso interventi concreti e una maggiore presenza di personale addestrato.

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