A Palermo trapianto di rene da donatrice di 77 anni alla figlia affetta da insufficienza renale

A Palermo trapianto di rene da donatrice di 77 anni alla figlia affetta da insufficienza renale

Una donna di 77 anni dona un rene alla figlia malata all’Ismett-Upmc di Palermo, dimostrando che con tecniche avanzate e selezione accurata la donazione da vivente è possibile anche in età avanzata.
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Una donna di 77 anni ha donato con successo un rene alla figlia malata all’Ismett di Palermo, dimostrando che donazioni da vivente in età avanzata sono possibili grazie a tecniche chirurgiche moderne e valutazioni mediche approfondite. - Gaeta.it

Una donna di 77 anni ha donato un rene alla figlia malata di insufficienza renale cronica all’Ismett-Upmc di Palermo. Il trapianto di rene da donatore vivente ha avuto esito positivo, segnale che anche in età avanzata è possibile affrontare queste operazioni, grazie a una verifica approfondita delle condizioni fisiche e a tecniche chirurgiche moderne.

Il gesto di una madre per salvare la figlia

La protagonista di questa storia si chiama Teresa ed è tra le donatrici più anziane d’Italia. Dopo aver scoperto di poter donare un rene ha deciso senza esitazioni. Teresa racconta come il suo corpo non presenti problemi e che rifarebbe il gesto senza dubbi, per alleviare la sofferenza della figlia. Questo tipo di donazione è raro soprattutto per chi ha superato i settant’anni, e il successo dell’intervento rappresenta un esempio importante nel campo della medicina rigenerativa e dei trapianti.

La scelta di Teresa è stata possibile perché il centro medico ha effettuato una selezione rigorosa. Controlli approfonditi hanno confermato che le sue condizioni generali permettevano l’operazione senza esporla a rischi eccessivi. La determinazione di Teresa si unisce così alla competenza dell’equipe medica, in un percorso che ha restituito speranza alla famiglia.

Tecniche avanzate permettono interventi sicuri anche in età avanzata

L’intervento è stato realizzato utilizzando la nefrectomia laparoscopica, una tecnica che riduce la durata della degenza e limita complicanze. Questo approccio minimo invasivo permette di tagliare la chirurgia tradizionale e velocizza il recupero del paziente. La donatrice, già il giorno dopo l’operazione, è stata capace di alzarsi e muoversi, mentre la dimissione è avvenuta rapidamente.

Barbara Buscemi, responsabile del programma trapianti di rene all’Ismett, ha sottolineato come l’età biologica conti più di quella anagrafica. Teresa non ha manifestato problemi durante o dopo l’operazione, e il suo decorso è filato liscio. Questo risultato conferma la possibilità di affrontare donazioni anche in età più avanzata, se le condizioni fisiche sono solide.

Oltre alla valutazione clinica, tutta l’attrezzatura e i protocolli adottati al centro sono concepiti per gestire casi complicati. L’esperienza maturata in anni di attività operatoria ha permesso di affinare metodi di preparazione e assistenza, indirizzati a minimizzare i rischi per donatori e riceventi.

Il percorso della paziente trapiantata e l’importanza della donazione da vivente

La figlia di Teresa, Rosa, si trovava in lista d’attesa per un rene da donatore deceduto. I tempi di attesa però risultavano lunghi e la sua situazione clinica peggiorava sensibilmente. A un certo punto la madre si è offerta di donare, un passo che ha inizialmente generato qualche preoccupazione in Rosa. Dopo aver affidato la decisione agli specialisti, l’intervento è andato a buon fine.

Il programma di trapianto da donatore vivente in attività all’Ismett-Upmc dal 1999, rappresenta un punto di riferimento per i pazienti in attesa. È una realtà consolidata che ha messo a punto protocolli e percorsi mirati per gestire l’intervento e la fase post-operatoria. Duilio Pagano, responsabile chirurgico, ha spiegato come le dimissioni protette consentono ai pazienti di tornare velocemente alle attività quotidiane.

La donazione da vivente offre spesso tempi di attesa minori rispetto al trapianto da cadavere e permette un migliore coordinamento delle cure mediche. L’esperienza del centro palermitano dimostra che, se ben gestita, resta la via preferenziale nelle situazioni urgenti o con patologie in progressivo aggravamento.

Dati nazionali dei trapianti da donatore vivente e l’effetto dell’età

Dal 2002 al 2022, in Italia sono stati registrati 4.599 trapianti di rene da donatore vivente, secondo le rilevazioni del Centro nazionale trapianti. I tassi di sopravvivenza sono alti: il 98,7% a un anno e il 96,8% a cinque anni dopo l’operazione. Questi dati confermano l’efficacia della donazione da vivente nella pratica medica.

Studi clinici mostrano che l’età del donatore non incide in modo significativo sui risultati a lungo termine. Anche chi ha più di sessant’anni presenta tassi di funzionamento del trapianto superiori al 74% dopo dieci anni. Ciò indica come la valutazione individuale delle condizioni generali sia più importante della semplice età anagrafica.

Il caso di Teresa si inserisce in questo contesto scientifico confermando sul campo i dati raccolti. La progressiva evoluzione delle tecniche chirurgiche e delle procedure di selezione favorisce una maggiore inclusione dei donatori anziani, ampliando così le possibilità per chi attende un rene.

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