Domani, i membri del Parlamento si preparano per un’importante votazione a Montecitorio, la decima per scegliere il nuovo sostituto alla Corte Costituzionale dopo il termine del mandato della ex presidente Silvana Sciarra. Questa situazione si presenta delicata, poiché sono necessarie le maggioranze qualificate: i 3/5 dell’Assemblea per il primo scrutinio e i 2/3 per la scelta di altri tre giudici che attualmente rivestono cariche decisive. Con queste elezioni, i parlamentari sono chiamati a trovare un accordo che rispetti gli equilibri tra i partiti politici, rendendo il processo potenzialmente complesso e incerto.
Le dinamiche delle votazioni e le potenziali fumate nere
Le votazioni, che si svolgeranno nei prossimi giorni, rappresentano una prova di abilità politica per il Governo e per le forze di opposizione. In questi frangenti, le possibilità di ottenere un accordo sembrano ridotte, dato il numero elevato di voti necessari. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Massimo Balboni, ha espresso cautela, affermando che l’esito delle votazioni è ancora incerto. Le votazioni si susseguiranno fino a prima di Natale, con la speranza di raggiungere un compromesso. Se ciò non dovesse verificarsi, un’intesa è attesa prima della fine di gennaio. Le motivazioni politiche alla base di queste nomine pongono in evidenza l’importanza della composizione della Corte per il futuro dell’ordinamento giuridico italiano.
La strategia è quella di effettuare quattro votazioni, ma il rischio di una “fumata nera”, termine utilizzato per indicare un esito infruttuoso, è molto alto, poiché i partiti sono in un delicato equilibrio di forze. Ciò ha portato alla formulazione di tre scenari principali: il modello “2+1+1”, che prevede un terzo candidato indipendente, è attualmente in cima alla lista delle preferenze; segue un modello “3+1” che ha suscitato contrasti tra le opposizioni e, infine, il “2+2”, che è maggiormente gradito ai partiti di opposizione. In ciascuna di queste configurazioni, almeno un posto sarà destinato a una donna, rispondendo così anche alle esigenze di rappresentanza di genere.
I potenziali candidati sul tavolo delle trattative
Tra i nomi più discussi per il posto da giudice costituzionale si segnala quello di Roberto Garofoli, attualmente presidente di sezione del Consiglio di Stato. Nonostante il suo profilo elevato, ci sono preoccupazioni riguardo alla sua equidistanza politica. Garofoli ha già ricoperto ruoli di rilievo durante i governi di Mario Draghi e Massimo D’Alema, ma alcune parti politiche temono che la sua nomina possa risultare controversa. Un altro candidato che potrebbe emergere è Alfonso Celotto, un professore di Diritto Costituzionale, considerato un possibile mediatore tra il Partito Democratico e Forza Italia.
Anche Sandro Staiano, noto accademico di Diritto Costituzionale e già presidente di un’associazione di giuristi, viene citato come potenziale candidato. Tuttavia, divergenti opinioni tra le forze politiche potrebbero ostacolare la sua ascesa, a causa del suo passato politico. Il Movimento 5 Stelle, pur essendo ancora riservato sulle candidature, starebbe considerando nomi come Roberto Chieppa e Filippo Donati, due professionisti con esperienze comprovate nel campo giuridico.
Le aspettative dei partiti e le strategie da adottare
Partiti come Fratelli d’Italia e Lega mostrano già un attivo interesse nel delineare le proprie scelte. Fratelli d’Italia ha presentato nomi di spicco come Francesco Saverio Marini e Carlo Deodato. Entrambi possiedono solide esperienze nel campo della giurisprudenza e della politica. Fratelli d’Italia, prima formazione politica, è particolarmente motivata a ottenere rappresentanza nella Corte, e ciò potrebbe accelerare trattative con i partner di centrodestra.
Dall’altra parte, Forza Italia ha in mente Francesco Paolo Sisto e Antonio Zanettin, entrambi disposti a lasciare i loro attuali ruoli politici per accettare l’incarico. Queste scelte sottolineano la volontà di Forza Italia di ricoprire un ruolo attivo nelle nomine, in un contesto politico sempre più competitivo.
Impaziente di agire è anche il Partito Democratico, con Elly Schlein che ha espresso un particolare interesse per la candidatura di Andrea Pertici. Tuttavia, sotto il suo profilo considerato un “fuori classe”, c’è Massimo Luciani, un accademico molto rispettato per la sua carriera, e che potrebbe essere il candidato che soddisfa le aspettative di una parte significativa della politica italiana.
Osservando le evoluzioni, sembra palese che il dialogo tra le forze politiche non sarà semplice, e le posizioni di ogni partito dovranno confrontarsi in un delicato equilibrio che potrebbe, o meno, condurre a una soluzione felicemente condivisa.
Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Donatella Ercolano