A cinquant’anni dal debutto torna masaniello nel cortile d’onore di palazzo reale a napoli

A cinquant’anni dal debutto torna masaniello nel cortile d’onore di palazzo reale a napoli

Lo spettacolo Masaniello torna a Napoli nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale con un cast numeroso e una messa in scena immersiva, rievocando la rivolta del XVII secolo e il suo significato attuale.
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Lo spettacolo "Masaniello" torna a Napoli nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale, offrendo dal 23 maggio al 1 giugno un’esperienza teatrale immersiva che unisce storia e attualità attraverso il racconto della rivolta del XVII secolo, con un ampio cast e una messa in scena partecipata. - Gaeta.it

Lo spettacolo Masaniello ritorna a Napoli per uno spettacolo nelle storiche mura di Palazzo Reale, a cinquant’anni dal debutto. La rappresentazione, organizzata da Immaginando Produzioni di Rosario Imparato, è in programma dal 23 maggio con repliche fino al primo giugno. Non si tratta solo di un ritorno in scena, ma di una nuova esperienza teatrale che richiama un forte legame con la storia e la tradizione popolare, unendo passato e presente attraverso il racconto della rivolta napoletana del XVII secolo.

Un ritorno nello spazio simbolico di palazzo reale

Il Cortile d’Onore di Palazzo Reale a Napoli ospita lo spettacolo in uno spazio carico di significato, già protagonista della vicenda di Masaniello nel XVII secolo. Paola Ricciardi, dirigente delegata del Palazzo, ricorda che nel corso di quei secoli questo luogo ha fatto da sfondo a eventi cruciali che hanno segnato la storia cittadina. “Rimettere in scena Masaniello proprio qui significa evocare l’atmosfera di quel tempo, offrendo al pubblico la possibilità di immergersi nella storia reale e nelle sue interpretazioni teatrali più celebri.” Già nel 1974 e poi nel 1997 lo spettacolo era stato presentato in questa cornice. Ora questa nuova edizione rinnova quel legame, rafforzandolo con una rivalutazione attenta sia sotto il profilo culturale che scenico.

La collocazione storica del Palazzo Reale inoltre conferisce al lavoro un valore aggiunto come testimonianza materiale della storia napoletana. Mentre l’allestimento si svolge all’aperto, la scelta dello scenario richiama l’attenzione del pubblico sulle radici profonde degli avvenimenti narrati, creando una cornice autentica in cui si sovrappongono memoria e teatro. Il Cortile d’Onore diventa così teatro della vicenda ma anche occasione per rinverdire le riflessioni sulle dinamiche di potere e rivolta che animarono la città.

Una compagnia numerosa per un racconto corale

L’edizione 2025 di Masaniello porta in scena un cast ampio e composto da attori esperti di teatro napoletano e italiano. Sono oltre trenta gli interpreti coinvolti, tra cui Vincenzo Astarita, Carmine Benitozzi, e Salvatore Esposito. La presenza di un gruppo così vasto permette di ricostruire con realismo la folla e i protagonisti della rivolta, riproponendo lo spirito di partecipazione e massa che caratterizzava la storia originale.

La supervisione alla regia è affidata a Bruno Garofalo, storico scenografo della compagnia e figura centrale nella rinascita dell’allestimento. Con lui si rinnovano le collaborazioni di Francesca Garofalo e Camilla Grappelli per costumi, Antonio Sinagra per le musiche e Francesco Adinolfi per il disegno luci. Questo staff artistico rimanda fedelmente lo stile della prima messa in scena, salvaguardando l’impatto visivo e sonoro dello spettacolo pionieristico.

L’insieme di artisti rappresenta un omaggio diretto a Elvio Porta, Armando Pugliese e Silvia Polidori, figure chiave della storia del teatro italiano novecentesco e creatori delle prime versioni di Masaniello. Questo elemento rende la rappresentazione non solo uno spettacolo, ma anche un momento di memoria culturale di grande valore per Napoli e per la drammaturgia nazionale.

Una messa in scena immersiva e partecipata

Il modo in cui lo spettacolo si offre al pubblico sottolinea la natura unica di questa edizione di Masaniello. Non è previsto un palco classico, la rappresentazione si svolge all’aperto e tra la folla che segue e attraversa l’azione. Gli spettatori camminano con gli attori, diventando parte del racconto, immersi in un ambiente dove i confini tra platea e scena si dissolvono.

Gli elementi scenografici si muovono su carrelli spostati dagli attori oppure da alcuni spettatori. Questo coinvolgimento diretto permette un confronto continuo tra chi recita e chi osserva. La scenografia mobile crea un teatro che si espande nello spazio, trasformando la narrazione in un’esperienza condivisa e concreta. Il risultato è un teatro che non si limita a rappresentare la storia, ma la fa rivivere con forza.

Un simbolo di ribellione che parla al presente

Questo formato teatrale si presta a creare un dialogo dinamico tra passato e presente, mettendo in scena temi come ribellione, lotta sociale e confronto con il potere. Il Masaniello di oggi parla ancora della tensione tra governanti e popolazione, della rabbia e della speranza che animavano Napoli cinque secoli fa, ma anche che riecheggiano nell’attualità.

Masaniello non è solo un personaggio storico presente nelle cronache del Seicento, ma un simbolo che richiama temi universali di giustizia, conflitto sociale e forza del popolo. Lo spettacolo mostra come la sua figura continui a interrogare la società contemporanea, mettendo in scena un evento che, pur collocato nel passato, contiene molte domande sulle condizioni di vita e sulla relazione tra cittadini e potere.

La ribellione di Masaniello, raccontata tra fatti storici e leggenda, emerge come espressione di una tensione presente in ogni epoca. La scelta di riportare in scena il testo originale, rispettandone forma e contenuti, permette al pubblico di confrontarsi con un patrimonio drammaturgico che resta attuale. Lo spettacolo si configura come un atto civile e teatrale che invita a riflettere, mantenendo viva la memoria di un momento cruciale per Napoli e per la storia italiana.

Questa nuova replica del lavoro vuole così diventare uno spazio dove teatro e storia si incrociano, senza perdere la capacità di accendere dibattiti e emozioni, regalando a chi assiste una testimonianza di come l’arte possa raccontare il passato e il presente allo stesso tempo.

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