L’arcivescovo segretario per i Rapporti con gli Stati ha recentemente visitato il Centro di detenzione di Lublino, in Polonia, interagendo con i detenuti che sono impegnati negli studi presso l’Università Cattolica Giovanni Paolo II . Durante questo incontro, l’arcivescovo ha messo in evidenza l’importanza dell’educazione e della fede, sottolineando come questi aspetti possano trasformare le vite di coloro che si trovano privati della libertà.
L’incontro con i detenuti
Durante la visita al Centro di detenzione, l’arcivescovo ha avuto l’opportunità di dialogare con i detenuti che partecipano ai corsi della Facoltà di Teologia della famiglia, focalizzata sulla cura delle persone disabili. L’arcivescovo ha dichiarato che “Noi cristiani crediamo che Dio guarda sempre l’uomo con occhio benevolo,” evidenziando che l’educazione e la formazione alla fede rappresentano un’opportunità unica per i carcerati. Questo incontro non solo ha permesso di riflettere sulla loro situazione, ma ha anche offerto la possibilità di un cambiamento attraverso il sapere e la spiritualità, elementi ritenuti fondamentali per la loro riabilitazione.
L’arcivescovo ha rassicurato i detenuti, suggerendo che non sono definiti dal loro passato, ma che c’è un potenziale insito in ognuno di loro. La presenza della Chiesa e l’istruzione ricevuta possono trasformarsi in una seconda possibilità. Con il suo intervento, ha voluto infondere speranza in questi uomini e donne, sottolineando che anche in situazioni difficili è possibile costruire un futuro migliore.
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Riconoscimenti e simbolismo della Medaglia della Colomba Bianca
Nel corso della visita, la direttrice del Centro, il colonnello Anna Ausz, insieme a don Gregory Drausl, cappellano del carcere, ha consegnato all’arcivescovo Gallagher la Medaglia della Colomba Bianca, un gesto simbolico che riconosce l’impegno di Papa Francesco verso i detenuti. Questo premio non è solo un riconoscimento, ma racchiude un significato profondo: la colomba, liberata dall’Arca di Noè, rappresenta la speranza e la possibilità di una nuova vita dopo il naufragio del diluvio.
La medaglia celebra l’impegno della Chiesa e del personale del Centro di detenzione nella salvaguardia dei valori umani e spirituali, contribuendo al reinserimento sociale dei detenuti. Grazie a queste iniziative, i carcerati sono stimolati a lavorare su se stessi e sulle loro potenzialità, cercando di maturare e costruire «una vita buona» una volta riacquistata la libertà.
Un legame diretto con il Papa
Un momento toccante della visita è stato quando alcuni detenuti hanno scritto una lettera al Papa. La missiva, firmata da decine di carcerati e catechisti del Cammino Neocatecumenale, esprime il loro desiderio di dialogare con il pontefice. Questo gruppo ha avviato un percorso di evangelizzazione nel centro, creando quattro comunità attive dal maggio scorso. La lettera decorata, arricchita da foto di affreschi e momenti liturgici, simboleggia l’apprendimento e la speranza degli studenti.
Il responsabile della comunità ha affermato che questi incontri con la Chiesa e l’opportunità di studiare hanno aiutato i detenuti a sentirsi parte di una realtà più ampia, dove il loro passato non definisce il loro futuro. Questa iniziativa testimonia l’importanza della spiritualità e dell’educazione come strumenti di cambiamento e redenzione personale.
Le attività didattiche e il ruolo della KUL
L’arcivescovo ha anche visitato le aule in cui si svolgono le lezioni, trovandosi di fronte a gruppi di studenti che seguono corsi su vari argomenti. Uno dei corsi era dedicato alla cooperazione con le organizzazioni non governative, mentre un altro trattava di etica. Questi temi sono fondamentali per preparare i detenuti ad affrontare la vita al di fuori del carcere e a contribuire positivamente alla società.
Mirosław Kalinowski, rettore dell’Università Cattolica di Lublino, ha accompagnato l’arcivescovo presso la sala comune del Centro, dove si tengono celebrazioni speciali in collaborazione con l’università. Questa sala non è solo un luogo di apprendimento, ma anche un punto di incontro comunitario che favorisce l’unione tra studenti e istituzioni. Accanto all’area comune, si trova una cappella decorate da affreschi realizzati dai detenuti stessi, opere che raffigurano scene di bibliche significato e che rappresentano il loro percorso di crescita e riflessione.
Dal 2013, diversi detenuti hanno ottenuto un diploma presso la KUL, con un tasso di successo post-detenzione davvero incoraggiante, dal momento che oltre l’80% di loro non ha più intrapreso attività criminose dopo il rilascio. Questo sottolinea l’efficacia del programma educativo e dell’influenza positiva della spiritualità nella vita dei carcerati.