Lungo il lungomare di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, è stata inaugurata un’opera che vuole tenere viva la memoria delle vittime degli incidenti stradali sulla Statale 106. Realizzata in acciaio satinato lavorato a mano, l’installazione racconta storie di dolore e speranza attraverso una figura semplice ma evocativa: i gabbiani. Questo luogo è diventato un punto di riflessione per la comunità e un richiamo per la sicurezza sulle strade.
L’opera “l’amore che non muore”: un simbolo inciso nell’acciaio
L’artista Antonio La Gamba ha scelto un materiale duro come l’acciaio e lo ha plasmato in 25 gabbiani, figure sospese che sembrano librarsi nel cielo di Monasterace. Ciascun gabbiano rappresenta una vita spezzata troppo presto sulla Statale 106, ma insieme raccontano anche la persistenza di una spiritualità che supera il dolore e la perdita.
Il lavoro manuale al plasma, meticolosamente eseguito, dà a ogni figura un rilievo particolare, mentre l’acciaio satinato riflette la luce del mare poco distante, creando un gioco di ombre e riflessi che cambia durante la giornata. L’opera non è solo una testimonianza del passato, ma una chiamata a mantenere alta la guardia sulla sicurezza.
Leggi anche:
Questo monumento si affaccia direttamente sul mare, come a ricordare che le vite perse sono tante e ci guardano ancora, mentre il loro ricordo si fa strumento per sensibilizzare la comunità.
Monito e responsabilità: l’appello del sindaco carlo murdolo
Durante l’inaugurazione, il sindaco Carlo Murdolo ha evidenziato la gravità della situazione sulla Statale 106, una delle strade più pericolose del Sud Italia. Ha sottolineato l’emergenza di infrastrutture aggiornate e sicure, fondamentali per prevenire nuovi incidenti.
Murdolo ha anche rivolto un appello alla cittadinanza e ai conducenti: la sicurezza sulle strade non dipende solo da nuove rotatorie o strisce pedonali, ma dalla consapevolezza e dalla responsabilità di chi guida. Secondo lui, è necessario un cambiamento culturale, che parta da una guida attenta e rispettosa delle regole.
Questa doppia richiesta – infrastrutture e guida responsabile – vuole scuotere le coscienze, ricordando che solo affrontando entrambi gli aspetti si può ridurre il numero di vittime. Il sindaco ha richiamato l’importanza di tenere vivo il ricordo delle persone perdute, perché dietro i numeri ci sono storie di famiglie segnate dal lutto.
L’appello di andrea anania: il dolore di una perdita come insegnamento
Andrea Anania, parente di una vittima, ha preso la parola ricordando la figura di Francesco “Ciccio” Paparo, morto in un incidente sulla Statale 106. A distanza di dieci anni da quella tragedia, Anania ha raccontato come il dolore resti ancora vivo e difficile da superare.
Ha rivolto il suo messaggio principalmente ai giovani, che più di altri rischiano al volante per superficialità o distrazione. L’opera in acciaio, ha detto, deve diventare uno specchio di bellezza ma anche di avvertimento. Ogni volta che si sale in auto, ha ricordato, la soglia dell’attenzione non deve mai abbassarsi.
Le sue parole hanno caricato di emozione la cerimonia e hanno messo al centro del rilevamento la necessità di responsabilità personale come strumento di prevenzione. Dietro ogni incidente si nasconde una famiglia dentro un dolore che resta per sempre.
Questa testimonianza personale ha acceso uno spiraglio di riflessione sul ritmo e la velocità della vita quotidiana, con il richiamo a non dimenticare mai il rischio reale di chi guida.
La visione di fabio pugliese: dalle lamiere ai gabbiani, un messaggio di speranza
Fabio Pugliese, direttore operativo dell’associazione “Basta vittime sulla Strada statale 106”, ha commentato con emozione l’opera di Antonio La Gamba. Ha raccontato le sue esperienze sul campo, dove per anni ha incontrato scene di incidenti e corpi rimasti intrappolati tra le lamiere contorte dei veicoli.
Quella stessa materia, che ha funto da trappola mortale, si trasforma in una forma delicata e leggera grazie all’arte. Le figure dei gabbiani, ha spiegato, evocano la speranza e il desiderio che finalmente le tragedie possano cessare. È un messaggio rivolto a chi vive la strada ogni giorno, che invita al rispetto e alla prudenza.
Pugliese ha insistito sul significato potente di queste figure, capaci di richiamare “una speranza che portiamo nel cuore”. Il lavoro dell’associazione si concentra proprio su questo, dare voce e visibilità a situazioni che rischiano di essere dimenticate o ignorate.
Con questa installazione, Monasterace si unisce a quel coro che chiede una svolta definitiva sulla sicurezza di una strada che continua a fare vittime.
L’installazione dei 25 gabbiani sul lungomare di Monasterace è nata da un lavoro di memoria e giustizia nei confronti di chi non c’è più. Il luogo si trasforma in un richiamo alla prudenza e al rispetto del codice stradale. Chi vive o attraversa quella strada sa che dietro ogni curva si nascondono tragedie che potrebbero essere evitate con scelte più attente e infrastrutture adeguate. Lo sappiamo bene, e questa opera stringe le emozioni e le attese di una comunità che da troppo tempo si confronta con la perdita.