Le recenti udienze presso il Tribunale di Sorveglianza di Milano hanno messo in luce le delicate condizioni di salute di Renato Vallanzasca, noto ex boss della banda della Comasina. La Procura generale, rappresentata dal sostituto pg Giuseppe De Benedetto, e i legali difensori, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, hanno richiesto un cambiamento della situazione detentiva di Vallanzasca, suggerendo il trasferimento in una struttura assistenziale a causa delle sue gravi problematiche cognitive. Queste questioni sollevano interrogativi sulle modalità di trattamento dei detenuti in difficoltà.
Condizioni mediche di Vallanzasca: un quadro allarmante
Durante l’udienza aperta al pubblico, Vallanzasca ha assistito alla discussione delle relazioni mediche che attestano il suo stato di salute. La giudice Carmen D’Elia ha evidenziato come le evidenze scientifiche dimostrino una “condizione di demenza” irreversibile che lo rende incompatibile con il regime carcerario. In particolare, secondo le relazioni elaborate dal servizio di medicina penitenziaria, l’ex gangster presenta sintomi di “paranoia”, “deliri notturni” e “afasia”, rendendo la sua esistenza in carcere intollerabile.
Negli ultimi mesi, Vallanzasca ha subito diversi incidenti legati alla sua condizione, tra cui cadute dal letto che hanno richiesto ricoveri in ospedale. Le relazioni mediche, dettagliate e preoccupanti, specificano anche che il 74enne non è più in grado di comprendere la natura della sua pena. Questo quadro clinico complesso è stato sottolineato dai difensori, che hanno richiesto un adeguato supporto per le esigenze del loro assistito.
Proposta di trasferimento in struttura assistenziale
A fronte di un quadro clinico così critico, il magistrato ha esortato a considerare un cambiamento dell’attuale situazione detentiva. Una proposta che prevede il trasferimento di Vallanzasca in una struttura assistenziale specializzata, che ha già manifestato disponibilità per accoglierlo. Tale cambiamento, secondo quanto comunicato dal pg De Benedetto, sarebbe fondamentale per consentire a Vallanzasca di ricevere le cure adeguate necessarie per la sua condizione.
La difesa ha individuato un’importante struttura in provincia di Padova, nota per trattare malati di Alzheimer, e gestita da un ente legato alla Chiesa. Questo stabilimento sarebbe situato in una zona sicura, adiacente a una stazione dei carabinieri, la quale ha anche fornito rassicurazioni sulla sicurezza dei pazienti ospitati.
L’udienza ha visto la presenza anche di un amico e tutore legale di Vallanzasca, descritto dai difensori come un “angelo custode”, un sostegno per l’ex boss in un momento così delicato della sua vita. La sua presenza simboleggia le reti di supporto che possono aiutare Vallanzasca a navigare in questa fase complicata.
La reazione delle autorità e la decisione imminente
Il Tribunale di Sorveglianza si appresta a prendere una decisione nelle prossime giornate riguardo alla richiesta di detenzione domiciliare per Vallanzasca. L’evidenza presentata dall’accusa e dalla difesa ha messo in allerta l’attenzione sulla necessità di una risposta tempestiva a queste gravi condizioni di salute. La sentenza avrà ripercussioni significative non solo per Vallanzasca, ma anche per gli standard di cura dei detenuti in situazioni di vulnerabilità.
Un eventuale trasferimento in una struttura adatta potrebbe creare un precedente importante per la gestione dei detenuti con seri problemi di salute, evidenziando l’importanza di bilanciare la giustizia con le necessità umane. Chiaramente, questa vicenda desterà interesse non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra l’opinione pubblica, in cerca di risposte sul trattamento delle persone in difficoltà all’interno del sistema carcerario.
Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Laura Rossi