Una nuova forma di diabete giovanile scoperta in africa subsahariana mette in discussione terapie attuali

Una nuova forma di diabete giovanile scoperta in africa subsahariana mette in discussione terapie attuali

Una nuova forma di diabete giovanile non autoimmune è stata scoperta in Africa subsahariana, richiedendo una revisione delle diagnosi e dei trattamenti attuali per migliorare la cura dei pazienti.
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Una ricerca ha scoperto una nuova forma di diabete giovanile non autoimmune in Africa subsahariana, che richiede una revisione delle diagnosi e dei trattamenti attuali, tradizionalmente basati sull’insulina. - Gaeta.it

La scoperta di una forma inedita di diabete nei bambini e nei giovani dell’Africa subsahariana potrebbe stravolgere le cure usate finora. Secondo una ricerca pubblicata su The Lancet Diabetes & Endocrinology, molte persone che ricevono la diagnosi di diabete di tipo 1 in quella regione, in realtà, convivono con una condizione diversa. La scoperta impone una revisione delle conoscenze mediche sul diabete giovanile e potrebbe cambiare le strategie terapeutiche, evidenziando l’importanza di adattare i trattamenti al nuovo quadro clinico.

Il contesto e l’importanza della ricerca sul diabete giovanile in africa

Il diabete di tipo 1 viene generalmente definito come una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario distrugge le cellule pancreatiche produttrici di insulina. L’insulina è l’ormone fondamentale che regola il livello di zucchero nel sangue. Nel mondo, oltre 9 milioni di persone convivono con questa condizione cronica, la cui gestione prevede iniezioni di insulina per prevenire gravi complicazioni. Tuttavia, negli ultimi anni in alcune zone dell’Africa subsahariana, i medici avevano notato alcune anomalie legate alle diagnosi di diabete tipo 1, in particolare tra i pazienti più giovani.

Il mistero delle diagnosi e il ruolo di jean claude katte

Il sospetto era che una quota consistente di questi pazienti potesse non rientrare nei criteri classici della malattia autoimmune. È specifico il caso segnalato da Jean Claude Katte, ricercatore dell’università di Exeter e dell’Exeter NIHR Biomedical Research Centre. Katte ricorda come molti giovani con diagnosi di diabete tipo 1 sopravvivessero per lunghi periodi senza necessità di insulina, un evento raro nelle forme classiche di questa malattia. Questo elemento ha alimentato dubbi sulla diagnosi e, adesso, lo studio Yoda, che ha coinvolto quasi 900 persone in Camerun, Uganda e Sudafrica, fornisce un’analisi approfondita del fenomeno.

Scoperta di una forma di diabete giovanile non autoimmune

Lo studio Yoda ha raccolto dati su pazienti con diabete diagnosticato prima dei 30 anni, confrontando caratteristiche cliniche, genetiche e immunologiche. Gli esami hanno rivelato che circa il 65% delle persone coinvolte non mostrava tracce degli anticorpi tipici del diabete autoimmune. Questi anticorpi, che indicano un attacco immunitario diretto contro il pancreas, sono considerati uno dei principali indicatori per la diagnosi del diabete di tipo 1 in Occidente e in altri contesti consolidati.

Nessun legame con altri tipi di diabete

Parallelamente, non sono stati individuati marcatori genetici tipici della predisposizione al diabete 1 in quei pazienti. Inoltre, i ricercatori non hanno trovato elementi che collegassero quei casi ad altre forme di diabete più note, come il tipo 2 o quello associato alla malnutrizione. Il risultato è emerso chiaro: questa patologia rappresenta un sottotipo di diabete non autoimmune, del tutto nuovo, che non rientra nelle classificazioni mediche attualmente adottate a livello globale. Questa forma sembra caratterizzare una fetta importante della popolazione giovane dell’Africa subsahariana e sfida la validità universale delle classificazioni esistenti.

Implicazioni per i trattamenti e la diagnosi del diabete nelle regioni africane

La nuova scoperta solleva questioni importanti sulla gestione clinica del diabete giovanile in Africa subsahariana. Se due malati su tre non rispondono ai criteri dell’autommunità, le cure basate su insulina come unica opzione potrebbero risultare inadeguate o addirittura dannose. Questo spiega alcuni casi in cui i giovani riescono a gestire la malattia senza insulina, a differenza di quanto avviene nelle forme classiche di diabete tipo 1, dove la somministrazione è vitale sin da subito.

La conferma del nuovo sottotipo di diabete richiede modifiche nei protocolli diagnostici, per evitare errori che incidono sulla vita di migliaia di pazienti. Le comunità scientifiche e mediche dovranno aggiornare i sistemi di classificazione e individuare terapie mirate a questo specifico tipo di malattia. Il finanziamento del National Institute for Health and Care Research britannico ha permesso di condurre uno studio di ampio respiro, coinvolgendo università e centri di ricerca in Camerun, Uganda, Sudafrica e Regno Unito.

Verso test diagnostici più specifici

In futuro, sarà necessario sviluppare test specifici capaci di distinguere rapidamente i vari sottotipi di diabete, così da offrire ai pazienti dalla diagnosi più precisa quel trattamento più adatto alla loro reale malattia. Il lavoro di Yoda apre un solco nella conoscenza medica, sottolinea le diversità genetiche e ambientali legate al territorio e invita a considerare la specificità delle popolazioni africane nella ricerca sulle malattie croniche.

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