Un dramma dimenticato: Andrea Carnevale racconta l’omicidio della madre e la mancanza di aiuto dello Stato

Un dramma dimenticato: Andrea Carnevale racconta l’omicidio della madre e la mancanza di aiuto dello Stato

Andrea Carnevale, ex calciatore e attuale responsabile osservatori dell’Udinese, testimonia in Commissione sul femminicidio, denunciando l’inefficienza delle istituzioni nella lotta contro la violenza domestica.
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Un dramma dimenticato: Andrea Carnevale racconta l’omicidio della madre e la mancanza di aiuto dello Stato - Gaeta.it

La storia di Andrea Carnevale, ex calciatore di Serie A e attuale responsabile degli osservatori dell’Udinese, riporta alla luce il tema urgente e spesso trascurato della violenza domestica. Durante la sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, Carnevale ha condiviso una testimonianza personale che offre uno spaccato agghiacciante di un omicidio avvenuto oltre 35 anni fa. La sua narrativa non è solo un rievocare i ricordi dolorosi, ma un appello per un cambiamento concreto nel modo in cui le istituzioni affrontano il problema della violenza di genere.

L’omicidio di Filomena e le sue conseguenze

Il 25 settembre 1985, la vita di Andrea Carnevale subì un’improvvisa e tragica svolta. Suo padre, Gaetano, uccise sua madre, Filomena, in un gesto brutale che segna l’impatto devastante del femminicidio. La donna era madre di sette figli, e l’atto di violenza avvenne nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, in provincia di Latina. Una vicenda che, nonostante l’orribile crimine, è rimasta in gran parte nell’ombra fino a quando Carnevale ha deciso di rivelarla al pubblico il 20 novembre 2024.

L’omicidio e le sue ripercussioni hanno segnato profondamente la vita di Carnevale e dei suoi fratelli e sorelle, costretti a crescere senza il sostegno materno e a fronteggiare una realtà intrisa di dolore e abbandono. Gaetano, dopo il crimine, fu internato in un manicomio criminale e si tolse la vita nel 1983. La famiglia di Carnevale è rimasta a lungo in silenzio, ma la testimonianza dell’ex calciatore cerca di rompere quel silenzio.

Le istituzioni e la mancanza di intervento

Nel suo intervento alla Commissione, Carnevale ha espresso un forte senso di delusione verso le istituzioni, affermando che lo Stato ha fatto poco o nulla per prevenire la violenza che ha distrutto la sua famiglia. Ha spiegato di aver presentato numerose denunce alle forze dell’ordine, ma si è sempre trovato di fronte a una risposta snervante: “Se non c’è sangue, non possiamo intervenire.” Queste parole rivelano una realtà inquietante rispetto alla tempestività e all’efficacia delle risposte istituzionali nei casi di violenza domestica.

Carnevale ha messo in evidenza come, nonostante il rispetto per le autorità, in situazioni critiche non ci sia stata la dovuta attenzione alle segnalazioni di abuso. L’idea che il rischio di violenza possa essere ignorato fino a quando non si verifica un evento drammatico come un omicidio evidenzia i limiti di un sistema di protezione. Inoltre, pone interrogativi sulla formazione e sull’educazione degli agenti delle forze dell’ordine riguardo alla violenza di genere.

La resilienza di Carnevale e l’impegno sociale

Nonostante il passato tragico, Andrea Carnevale ha trovato la forza di rialzarsi. Nella sua testimonianza, ha condiviso il viaggio di recupero e ricostruzione che ha vissuto insieme ai suoi fratelli e sorelle. La loro unione, il supporto reciproco e la determinazione di creare una vita migliore nonostante le circostanze avverse sono il cuore pulsante della sua narrazione.

Carnevale ha fondato il suo impegno sociale, collaborando con l’Associazione Telefono Donna, dove oggi ricopre il ruolo di testimonial. A tal proposito, ha rimarcato come la violenza assistita e il maltrattamento abbiano un impatto significativo sulla vita dei bambini. I manuali scientifici sottolineano la pericolosità delle dinamiche familiari violente, eppure lui e i suoi fratelli hanno battuto record di resilienza personali, trasformando il loro dolore in una forza positiva.

La chiave di questo percorso di guarigione sta nel lavoro di squadra e nell’affetto tra fratelli, che hanno affrontato il dolore e il trauma insieme, dimostrando che è possibile trovare un nuovo inizio anche nei momenti più bui.

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