Alla vigilia dell'udienza di lunedì 10 settembre, si intensificano le aspettative attorno al caso di Renato Vallanzasca, ex boss della banda della Comasina. Famoso per il suo profilo criminale oltre quarant'anni fa, ora si trova coinvolto in una richiesta di detenzione domiciliare, avanzata dai suoi legali a causa delle sue attuali condizioni di salute. Questa situazione sanitaria, considerata delicata, ha portato i legali a sottolineare la necessità di un ambiente adeguato che possa fornire le cure necessarie, per una gestione migliore del suo stato di salute.
La richiesta di detenzione domiciliare
La presentazione dell'istanza
I legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi hanno presentato ufficialmente l'istanza per il trasferimento di Renato Vallanzasca in regime di detenzione domiciliare lo scorso luglio. Questi avvocati stanno cercando di ottenere un'accoglienza favorevole alla richiesta, che si basa su ragioni di salute urgenti. Vallanzasca, ora settantaquattrenne, ha trascorso più di cinquant'anni in carcere e ha "fine pena mai". Tuttavia, una recente pronuncia del Tribunale di Sorveglianza risalente al 20 giugno ha già concesso a Vallanzasca la possibilità di usufruire di permessi premio di dodici ore nel contesto di una comunità terapeutica.
L'udienza del 10 settembre
Durante l'udienza, saranno esaminati elementi cruciali a supporto di questa richiesta di “differimento pena con detenzione domiciliare”. Le argomentazioni riguardanti la salute di Vallanzasca giocheranno un ruolo fondamentale nel dibattito. I giudici, una volta ascoltati i legali e le argomentazioni presentate, si riserveranno di prendere una decisione. Questa fase di attesa potrebbe influenzare il percorso di Vallanzasca, che sulla carta ha già dimostrato segni di vulnerabilità fisica e mentale.
Le condizioni di salute di Vallanzasca
Rapporto medico sulla salute
Secondo una relazione fornita dai medici del carcere milanese di Bollate, dove Vallanzasca è attualmente detenuto, le limitazioni dell'ambiente carcerario sono state sottolineate come insufficienti. I medici hanno indicato che il contesto carcerario è “carente nel fornire” le cure e gli “stimoli cognitivi” necessari per la salute del detenuto, il quale attualmente presenta segni di decadimento mentale. L’equipe medica ha segnalato l’urgenza di un trasferimento in un “ambito residenziale protetto” per garantire le cure adeguate.
Analisi neurologica e psicologica
A supporto di questa richiesta, gli avvocati di Vallanzasca hanno raccolto documenti firmati da consulenti esperti, tra cui psicologi e neurologi. Queste relazioni parlano di un quadro cognitivo e comportamentale deficitario e descrivono un processo neurodegenerativo che si presenta come irreversibile. Tali evidenze porteranno il team legale di Vallanzasca a fare affidamento sulle difficoltà sanitarie del loro assistito per giustificare una transizione verso una struttura di cura esterna, capace di offrire assistenza e supporto adeguato alle sue necessità.
Il supporto di un imprenditore
Il ruolo dell’amministratore di sostegno
In un contesto parallelo a quello giudiziario, è emersa la figura di un imprenditore locale che ha assunto il ruolo di amministratore di sostegno per Renato Vallanzasca. Questo imprenditore è stato descritto come "una sorta di angelo custode e amico", evidenziando un aspetto umano del percorso di Vallanzasca. L'inserimento di un amministratore di sostegno in un procedimento civile ha il potenziale di fornire ulteriore supporto e guida legale nella cura e nel monitoraggio della salute e del benessere di Vallanzasca, mentre attende il termine del procedimento in corso.
Le prossime settimane saranno decisive per il futuro di Renato Vallanzasca, evidenziando una dualità tra il suo passato criminale e i suoi attuali bisogni di salute. La decisione del tribunale riguarderà non solo la sua condizione, ma avrà anche implicazioni più ampie su come vengono gestiti i casi di detenuti con gravi problematiche sanitarie.
Ultimo aggiornamento il 29 Agosto 2024 da Sara Gatti