Il Trentino entra nel vivo della sfida per salvare i suoi piccoli borghi dallo spopolamento, con un bando che ha raccolto 291 domande per il recupero e riqualificazione di immobili in 32 comuni. Questi interventi fanno parte di un piano provinciale per rivitalizzare paesi caratteristici, specialmente nelle aree storiche. Dopo la scadenza della prima finestra, fissata al 30 giugno, si aprirà un secondo periodo di adesioni l’8 settembre. Lo annuncia Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento, durante la recente conferenza stampa a Folgaria dopo la riunione della giunta provinciale.
Adesioni e provenienza delle domande: il profilo di chi investe nei borghi
La risposta al bando ha superato le aspettative con 291 domande raccolte. Tra queste, il 90% proviene da residenti nativi del Trentino, un dato che riflette l’interesse locale per questa iniziativa. Il profilo dei richiedenti è giovane: l’80% ha meno di 45 anni, segno di una domanda che punta su nuove generazioni pronte a investire nella vita di questi paesi.
Chi arriva da fuori provincia, principalmente dal Nord-Est Italia, mostra un certo interesse per queste opportunità. Due domande sono addirittura arrivate dall’estero, precisamente da Edimburgo e Bruxelles. Questi numeri indicano una tendenza a riscoprire i borghi montani anche da parte di persone con legami o progetti internazionali.
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L’unica eccezione riguarda il comune di Sagron Mis, dove non è arrivata alcuna domanda per il momento. L’assessore alla casa Simone Marchiori sottolinea questo dato, facendo trasparire le difficoltà che alcune località incontrano nel coinvolgimento diretto della comunità o di investitori esterni.
Dettagli su immobili e locazioni
La maggior parte delle domande riguarda immobili nel centro storico, circa il 60% secondo Marchiori. Qui si concentra l’interesse verso edifici spesso fatiscenti ma caratterizzati da più unità abitative. Chi partecipa al bando punta a riqualificare questi immobili e poi a mettere a disposizione uno o più appartamenti in locazione.
La legge provinciale impone una condizione precisa: gli immobili ristrutturati devono includere alloggi da affittare con canone moderato. Si tratta di una misura pensata per rivitalizzare il tessuto sociale e consentire l’accesso alle case anche alle fasce di popolazione con redditi contenuti.
Questa regola rappresenta una leva per contrastare lo spopolamento, incrementando la popolazione residente e assicurando una presenza stabile. Molti giovani vedono nel recupero immobiliare un investimento a lungo termine, non solo economico ma sociale.
I contributi e i limiti previsti dal bando per l’acquisto e la ristrutturazione
Il bando trentino prevede finanziamenti interessanti, con contributi a fondo perduto sia per la ristrutturazione, sia per l’acquisto degli immobili. La quota più rilevante riguarda il recupero nelle aree storiche: il rimborso può arrivare fino al 40% della spesa. Nelle altre zone, la percentuale scende al 35%.
Ogni progetto può ottenere un contributo massimo di 80.000 euro, calcolato su un tetto di spesa ammissibile di 200.000 euro. Questo sistema punta a favorire interventi significativi, capaci di migliorare l’intero contesto. Per l’acquisto, invece, l’aiuto si ferma a 20.000 euro, una somma utile ma più limitata.
Le cifre del bando hanno attirato l’attenzione anche della stampa nazionale in primavera. La misura punta dunque a sostenere il lavoro di chi vuole investire su questi borghi con gesti concreti, evitando riparazioni simboliche o sporadiche.
Prossima finestra per il bando e le sfide locali
Il 30 giugno si è chiuso il primo periodo di raccolta domande, ma il bando riaprirà l’8 settembre. Questa seconda finestra rappresenta una chance per chi non è riuscito a presentare la domanda oppure per nuovi interessati attratti dai risultati iniziali.
Le amministrazioni locali e provinciali rimangono impegnate nel monitoraggio dell’attuazione del progetto, per garantire che i lavori procedano con serietà e rispettino le regole di affitto a canone moderato.
La situazione di Sagron Mis, con la mancanza di richieste, dimostra che in qualche caso il percorso è più complicato. In questi paesi bisognerà capire quali ostacoli incontrano i potenziali investitori, per correggere il tiro in futuro.
Se lo spopolamento resta una problematica diffusa in molte zone di montagna, questa iniziativa rappresenta una delle risposte più concrete lanciate in Trentino nel 2025. Le prossime settimane e mesi definiranno quanto questo modello potrà essere replicato o ampliato.