Un’inchiesta della procura di Torino ha svelato un traffico illecito di oro rubato, gestito da un’insospettabile banda di pensionati torinesi. Questo gruppo, composto in gran parte da anziani, ha orchestrato un sistema molto redditizio di ricettazione, approfittando di gioielli sottratti a persone vulnerabili, in particolare anziani. La vicenda, che scuote l’immagine tradizionale dei nonni come custodi di calde storie e dolci ricette, rivela un lato oscuro e sorprendente della criminalità.
I membri della band e il loro modus operandi
Alla guida di questa rete criminale c’è Oreste Ponzano, un alessandrino di 55 anni, già noto alle forze dell’ordine. Sotto la sua direzione, una selezione di pensionati torinesi era coinvolta nel traffico, ognuno con compiti specifici. Il gruppo era strutturato in modo tale da massimizzare l’efficienza delle operazioni. Alcuni membri si occupavano dei contatti con i campi nomadi, dove l’oro rubato veniva spesso raccolto. Altri erano specializzati nella separazione delle pietre preziose dai gioielli e nella verifica della purezza dell’oro, gente abile nel distinguere il vero dal falso. Infine, vi era chi gestiva gli aspetti finanziari dell’attività, compresa la movimentazione del denaro ricavato dalle vendite.
L’oro riciclato veniva trasformato e rivenduto in un laboratorio clandestino situato nel nord di Torino, un ambiente attrezzato per massimizzare il profitto. Con bilancini di precisione e reagenti chimici, il valore del metallo era calcolato con attenzione, stabilendo prezzi tra i 20 mila e gli 80 mila euro a consegna.
La figura del “Re Mida” di Torino
Uno degli attori principali in questa vicenda è Rocco Chiaramonte, un uomo di 87 anni, soprannominato il “Re Mida torinese”. Chiaramonte si è reso noto per la sua abilità nell’acquisto di oro rubato, spesso proveniente da truffe perpetrate ai danni di anziani. Il suo metodo prediletto consisteva nel raggirare le vittime tramite presunti tecnici venuti per effettuare controlli su impianti di acqua, gas o elettricità. A seguirlo nella sua attività di raccolta c’erano Francesco Di Bari, 80 anni, e Paolo Cottino, 83 anni, che contribuivano rispettivamente alla gestione del denaro e alla mediazione con i fornitori di oro rubato.
Ponzano è stato visto in azioni delittuose come la consegna di denaro a chi portava oro di provenienza illecita. Questa attività criminosa ha avuto luogo in un’area compresa tra Piemonte e Lombardia, approfondendo il radicamento della criminalità in queste regioni.
Il colpo di scena e le misure cautelari
L’indagine, che ha visto il coinvolgimento delle forze dell’ordine per oltre un anno, ha fatto luce su questo scenario criminale così inatteso. I carabinieri hanno condotto pedinamenti e accertamenti tecnici, permettendo il recupero di preziosi e denaro illegale. Giovedì mattina, le misure cautelari sono state eseguite: Ponzano ha ricevuto gli arresti domiciliari, mentre gli altri membri della banda hanno ottenuto l’obbligo di dimora a Torino e devono presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria.
Nel giorno delle perquisizioni, avvenute a dicembre 2023, sono stati sequestrati 1,7 chili di oro e 100 mila euro in contante nel laboratorio abusivo, dimostrando l’entità dell’operazione. Attualmente, gli agenti stanno cercando di restituire i beni rubati alle legittime vittime, sfatando il mito dei “nonni innocenti” e rivelando una realtà assai diversa, segnata dalla vulnerabilità e dall’inganno.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina