Tensione nel carcere di secondigliano, cinque agenti feriti durante intervento su detenuto con problemi psichiatrici

Tensione nel carcere di secondigliano, cinque agenti feriti durante intervento su detenuto con problemi psichiatrici

Cinque agenti della polizia penitenziaria feriti durante un intervento in carcere a Secondigliano, Napoli; il sindacato Sappe denuncia criticità strutturali e chiede misure urgenti per detenuti psichiatrici.
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Un detenuto con disturbi psichiatrici ha causato un episodio di violenza nel carcere di Secondigliano, ferendo cinque agenti. Il sindacato Sappe denuncia le difficoltà strutturali e chiede interventi urgenti per migliorare sicurezza e assistenza. - Gaeta.it

Un nuovo episodio di crisi si è verificato nella casa circondariale di Secondigliano, a Napoli, dove cinque agenti della polizia penitenziaria hanno riportato ferite mentre cercavano di fermare un detenuto che si era barricatuo nell’infermeria. L’uomo, affetto da disturbi psichiatrici, si rifiutava di rientrare nel proprio reparto, provocando un intervento del personale in un clima di crescente tensione.

L’episodio nel penitenziario di secondigliano

L’evento si è verificato venerdì scorso all’interno della struttura di Secondigliano, una delle principali carceri della Campania. Il detenuto con problemi psichiatrici ha deciso di chiudersi nell’infermeria, creando un blocco che ha richiesto l’intervento diretto della polizia penitenziaria. Durante le fasi della riconquista del controllo, cinque agenti hanno riportato ferite e tra questi due hanno avuto fratture alle dita di mani e piedi, con una prognosi che supera i venti giorni. La gestione dell’incidente, pur difficile, è stata portata avanti con determinazione e professionalità dal personale impiegato.

Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria ha comunicato i dettagli della vicenda attraverso i suoi rappresentanti Raffaele Munno e Donato Vaia. Questi ultimi hanno definito quanto accaduto “un ennesimo evento critico” in un carcere della regione. Il Sappe ha lodato la prontezza e la fermezza degli agenti sul posto, ribadendo però come questa gestione emergenziale non possa e non debba diventare la norma in un istituto che continua a mostrare segni di difficoltà strutturali e organizzative.

Le reazioni del sindacato sappe e il dibattito sulle condizioni carcerarie

Le parole di Munno e Vaia si fanno portavoce di un disagio che oramai perdura dentro gli istituti penitenziari campani. Oltre al riconoscimento verso il personale che ha affrontato l’emergenza, i rappresentanti del Sappe hanno puntato il dito contro un’amministrazione che, a loro avviso, rimane passiva davanti a situazioni che tendono a peggiorare progressivamente. Come riportato, c’è un appello a interventi concreti che possano garantire un clima più sicuro e ordinato.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha rilanciato la sua posizione molto netta in merito alle misure da adottare contro chi aggredisce gli agenti. Ha richiesto una severa punizione per gli autori di questi atti, con specifiche misure per differenti categorie di detenuti. Tra cui l’espulsione immediata per quelli stranieri e il trasferimento su isole penitenziarie per i cittadini italiani. Per detenuti con disturbi psichiatrici, come il caso recente di Secondigliano, Capece ha sostenuto la necessità di riaprire gli ospedali psichiatrici giudiziari, strutture chiuse ormai da tempo e che, secondo lui, potrebbero sostenere meglio le necessità di questa particolare fascia di detenuti.

Criticità dei penitenziari campani tra sicurezza e assistenza psichiatrica

L’episodio all’interno del carcere di Secondigliano fa emergere problemi che vanno oltre la singola emergenza, aprendo un dibattito sulle condizioni generali delle carceri in Campania e in Italia. Le strutture spesso mostrano difficoltà nel gestire detenuti con disturbi mentali, carenze nel personale e spazi non adeguati all’accoglienza sicura e dignitosa. È il personale che si trova in prima linea a dover affrontare situazioni sempre più complesse, spesso senza i mezzi o il supporto necessario.

Le richieste del Sappe rivelano la necessità di un cambio di rotta. Per esempio, risulta complicato gestire detenuti con problemi psichiatrici in un contesto non idoneo, mettendo a rischio sia l’incolumità degli agenti sia quella degli stessi detenuti. La riapertura o la creazione di strutture specializzate potrebbe offrire un’alternativa a una gestione che al momento si dimostra insufficiente. Non solo serve maggiore attenzione alle condizioni fisiche del carcere, ma anche un approccio più mirato alla salute mentale.

L’urgenza di risposte concrete sul fronte penitenziario

L’ultimo episodio conferma come il sistema carcerario continui a essere teatro di condizioni difficili. Le tensioni interne, le criticità legate ai disturbi psichiatrici di certe persone recluse, e i rischi ai quali vanno incontro gli agenti sono segnali che non possono più essere sottovalutati. Sebbene il personale abbia dimostrato capacità di gestione in situazioni complesse, la presenza di circostanze ricorrenti richiede risposte concrete da parte delle autorità competenti.

Il sindacato Sappe mette in evidenza la necessità di misure che vadano oltre l’intervento emergenziale. Cambiare le condizioni all’interno delle carceri significa tutelare la sicurezza di chi lavora e di chi è detenuto. I fatti di Secondigliano, accaduti a Napoli, mostrano una realtà da controllare con attenzione perché non degeneri ulteriormente in episodi di violenza e disordine. Il confronto su queste tematiche resta aperto, con l’obiettivo di trovare soluzioni in grado di migliorare rapidamente questa situazione delicata.

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