Slitta ancora il processo per depistaggio Borsellino: udienza rimandata al 25 marzo

Slitta ancora il processo per depistaggio Borsellino: udienza rimandata al 25 marzo

Il processo per il presunto depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio è stato rinviato a causa di un’incompatibilità del presidente della corte, Alberto Davico, con udienza fissata per il 25 marzo.
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Slitta ancora il processo per depistaggio Borsellino: udienza rimandata al 25 marzo - Gaeta.it

Il processo per il presunto depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, che ha visto alla sbarra quattro ex poliziotti, subisce un ulteriore rinvio. La prima udienza, prevista oggi presso il Tribunale di Caltanissetta, non ha avuto luogo a causa di una “incompatibilità potenziale” del presidente della corte, Alberto Davico. Questa questione è stata sollevata sia dall’accusa che dalla difesa, costringendo il tribunale a rimandare l’udienza a data da destinarsi. L’udienza è stata fissata per il prossimo 25 marzo, in attesa delle motivazioni della sentenza d’appello relativa al primo processo per depistaggio Borsellino, che ha coinvolto tre poliziotti già accusati.

La situazione giuridica del presidente della corte

Quando il processo è iniziato, il pm Pasquale Pacifico ha sollevato la questione dell’incompatibilità del presidente Alberto Davico, che in passato ha ricoperto il ruolo di giudice a latere nel processo d’appello riguardante i medesimi eventi di depistaggio. Pacifico ha evidenziato come questa situazione potrebbe compromettere l’imparzialità nel giudizio corrente. La parte civile ha prontamente appoggiato l’argomento dell’accusa, mentre la difesa, rappresentata da un team di avvocati, ha sottolineato la necessità di valutare se una “ricusazione” fosse opportuna, piuttosto che semplicemente una “astensione“. Gli avvocati presenti hanno convenuto sull’importanza di attendere il deposito delle motivazioni della sentenza di appello prima di procedere.

Il 13 gennaio, il presidente del tribunale di Caltanissetta aveva già respinto una richiesta di astensione da parte di Davico, affermando di non riscontrare “ragioni di incompatibilità“. Tuttavia, l’udienza di oggi ha messo nuovamente in discussione questa decisione, costringendo il collegio a esaminare la questione più approfonditamente.

L’udienza e le posizioni delle parti coinvolte

Dopo il rinvio, il collegio presieduto da Davico ha espresso di condividere le osservazioni presentate da accusa e difesa, programmando un nuovo incontro per valutare la situazione. Nel corso dell’udienza, l’avvocato Giuseppe Seminara, che rappresenta uno degli imputati, ha sottolineato come la questione di incompatibilità non riguardasse solo l’aspetto giuridico, ma anche la reputazione del collegio stesso e la sua credibilità. Il presidente del collegio ha quindi deciso di consultarsi in camera di consiglio per prendere una decisione.

I quattro ex poliziotti coinvolti—Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli—sono accusati di aver mentito e di essersi mostrati reticenti durante le loro testimonianze nel presunto depistaggio delle indagini sulla strage che ha portato alla morte del giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. La difesa, dal canto suo, ha affermato che le testimonianze fornite dai propri assistiti non meriterebbero alcuna condanna, sostenendo che si trattava di fatti già giudicati.

Prospettive future e dichiarazioni delle difese

Sebbene la situazione attuale risulti complessa, è chiaro che l’attesa per una decisione definitiva sull’incompatibilità del presidente Davico avrà un impatto significativo sul processo. La difesa dei quattro poliziotti ha sottolineato come i propri assistiti abbiano servito lo Stato per anni, meritando riconoscimenti per professioni e integrità. Durante l’udienza di oggi, le argomentazioni legali hanno evidenziato il rischio di riaprire questioni già risolte nei precedenti processi, generando una sorta di confusione giuridica.

Maria Giambra, avvocato di due degli imputati, ha messo in dubbio l’idea che si potesse parlare di depistaggio in un contesto, come quello attuale, dove i fatti relativi agli eventi del 1992 sono già stati giudicati in diversi processi. Questa osservazione ha contribuito a rinfocolare il dibattito sulla legittimità delle accuse mosse agli ex poliziotti.

Con l’udienza rinviata, la data del prossimo 25 marzo diventa cruciale non solo per la definizione dei ruoli e delle responsabilità processuali, ma anche per l’eventuale possibilità di un chiarimento definitivo sulla questione dell’incompatibilità del presidente della corte. Gli sviluppi futuri della situazione potrebbero influenzare in modo significativo il corso delle indagini e le relative valutazioni giuridiche.

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