La vicenda della strage di piazza Fontana, strappo violento nella storia italiana, ha raggiunto una tappa decisiva con l’ultima sentenza che conferma la responsabilità dei terroristi fascisti e dei mandanti occultati per anni. Le sentenze della Corte di Cassazione, arrivate dopo decenni di inchieste e processi, hanno chiarito il ruolo di chi ha organizzato e finanziato l’attentato. L’episodio, avvenuto il 12 dicembre 1969 a Milano, ha segnato un punto di rottura nella cronaca nazionale trasformando la percezione del terrorismo interno e delle infiltrazioni di potere.
Il ruolo di valerio fioravanti e francesca mambro nelle sentenze della cassazione
Nel 1995, la Cassazione ha emesso verdetti importanti nei confronti dei due principali esecutori della strage, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Questi soggetti, già noti nell’ambito delle frange più estreme del terrorismo neofascista, sono stati definitivamente riconosciuti colpevoli dell’attentato di piazza Fontana. Paolo Bolognesi, allora presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, testimonia come all’epoca fosse difficile far accettare la presenza di mandanti esterni ai terroristi stessi. Il procedimento giudiziario ha messo in luce la struttura eversiva interna e il loro ruolo diretto nella pianificazione e realizzazione dell’attacco.
Un quadro giudiziario complesso
La condanna di Fioravanti e Mambro non è stata isolata ma integrante di un quadro giudiziario complesso, che ha visto emergere una rete di complicità e coperture. Il passaggio più rilevante è stata la presa di coscienza, verificata dopo molti anni, della natura organizzata del terrorismo neofascista e del suo legame con ambienti deviati di potere, elementi fino a quel momento ostacolati o ignorati.
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I mandanti e la copertura: la p2 di licio gelli e i servizi segreti deviati
Le sentenze più recenti hanno indicato i vertici della P2, la loggia segreta guidata da Licio Gelli, come mandanti dell’attentato. Questa organizzazione, fino ad allora avvolta nel mistero e nelle speculazioni, è stata riconosciuta come parte attiva nella pianificazione e nel finanziamento della strage di piazza Fontana. Non solo: i processi hanno evidenziato come i servizi segreti deviati abbiano agito per coprire i responsabili, ostacolando le indagini e insabbiando prove.
Una strategia più ampia
Questa connessione ha mostrato in modo evidente come l’attacco non fosse un atto isolato, ma parte di una strategia più ampia. Il coinvolgimento di settori deviati delle istituzioni ha contribuito a protrarre il silenzio e la confusione intorno alla verità per decenni. La ricostruzione giudiziaria ha così smascherato una rete di poteri occulti che cercava di destabilizzare il paese, ingiustamente attribuendo l’attentato a gruppi diversi da quelli realmente responsabili.
Il significato storico della sentenza e il ricordo delle vittime
La conferma definitiva della responsabilità di mandanti ed esecutori agli occhi di molti rappresenta la chiusura di un lungo capitolo di sofferenze e incertezze. Il ricordo della strage di piazza Fontana, che provocò 17 morti e decine di feriti, si accompagna alla consapevolezza del contesto in cui avvenne. Quei fatti rivelano come la storia italiana degli anni ’70 sia stata attraversata da tensioni estreme, battaglie sotterranee e infiltrazioni pericolose.
Paolo Bolognesi ha sottolineato come la verità emersa in questi processi non fosse stata accolta con facilità. La lunga attesa e le battaglie giudiziarie hanno pesato sulle famiglie delle vittime che hanno chiesto giustizia senza fermarsi mai. La sentenza conclusiva della Cassazione restituisce loro un riconoscimento storico, seppure tardivo, e impedisce che la manipolazione dei fatti possa continuare a minare la memoria pubblica.
La strage resta un punto di riferimento nella cronaca giudiziaria e civile perché mostra i danni prodotti dalla combinazione tra violenza politica e affari occulti. La sentenza rafforza la necessità di guardare con occhi critici alle pagine più oscure della storia nazionale, affinché il dolore di quel 12 dicembre non si dissolva nel tempo.