Un nuovo colpo delle forze dell’ordine segna un altro capitolo nell’indagine ‘Doppia Curva’ della procura di milano. Questa operazione ha spalancato uno squarcio sul legame tra alcune tifoserie organizzate milanesi e gruppi criminali. Gli ultimi arresti riguardano persone accusate di gravi reati, con accuse aggravate per aver agevolato la cosca Bellocco, nota famiglia mafiosa.
Arresti eseguiti e inquadramento dell’operazione
Il 5 maggio, polizia e guardia di finanza hanno eseguito sette arresti — cinque in carcere, due ai domiciliari — sotto il diretto coordinamento della direzione distrettuale antimafia della procura di milano. Questi provvedimenti colpiscono soggetti sospettati di estorsione, usura e emissione di fatture per operazioni inesistenti. Per alcuni capi d’imputazione, la procura ha contestato l’aggravante della finalità mafiosa. Secondo gli inquirenti, gli arrestati avrebbero agito agevolando la famiglia Bellocco, radicata soprattutto nel vibonese.
L’operazione fa seguito all’indagine ‘Doppia Curva’, avviata qualche anno fa, che portò all’arresto di alcuni capi ultras legati alle curve di inter e milan. Quel filone aveva già gettato luce sulle connessioni tra tifo organizzato e criminalità. Ora, le nuove contestazioni si focalizzano su episodi precisi e sono supportate da testimonianze e approfondimenti economici. Il procuratore di milano, marcello viola, ha spiegato che il quadro accusatorio si è rafforzato grazie alle dichiarazioni delle persone offese e ai contributi del collaboratore di giustizia andrea beretta.
Leggi anche:
Il meccanismo delle estorsioni e i “parcheggi” dello stadio meazza
Tra le estorsioni contestate spiccano richieste di denaro al gestore dei parcheggi dello stadio meazza. Questo soggetto avrebbe preteso somme illecite per garantirsi una “tranquillità ambientale” all’interno dell’area, impedendo problemi o contestazioni. Le indagini sospettano quindi una vera e propria tutela estorsiva su un ambiente che dovrebbe restare neutrale, come i parcheggi di un impianto sportivo.
Altre estorsioni riguardano il recupero di prestiti concessi con tassi usurari e pressioni per ottenere pagamenti su finanziamenti attivi su attività economiche. In particolare si segnala il tentativo di escludere andrea beretta dalla gestione della sua società di merchandising, un episodio che ha percorso intrecci economici e intimidazioni. Beretta è una figura chiave dell’inchiesta, già noto come collaboratore di giustizia e uomo di riferimento nei blitz contro le presenze mafiose vicino alle curve di milano.
Questi episodi rivelano come la criminalità sfrutti la passione sportiva per consolidare attività illecite, infiltrandosi in settori apparentemente distanti dalla criminalità organizzata. Lo stadio, con i suoi ingressi e parcheggi, diventa così terreno fertile per richieste illegali, minacce e racket.
Usura con interessi fino al 400%, la vicenda dell’imprenditore comasco
Uno degli aspetti più gravi dell’inchiesta riguarda prestiti usurari. L’attenzione si concentra su una serie di finanziamenti concessi a un imprenditore di como, a tassi che, secondo l’accusa, raggiungevano persino il 400% di interesse. Questo dato emerge da verifiche precise sui rapporti finanziari e dalle minacce che l’uomo avrebbe subìto. Nel tempo, le pressioni si sarebbero moltiplicate con l’obiettivo di incassare quanto stabilito.
Tra i prestatori coinvolti, figura anche il defunto antonio bellocco, ritenuto membro rilevante della cosca omonima. La sua partecipazione in questa vicenda segna un ulteriore legame tra le attività usuraie e la criminalità organizzata calabrese. Le minacce reiterate nei confronti dell’imprenditore dimostrano una strategia mirata a mantenere il controllo, utilizzando paura e coercizione.
Questa specifica pratica di usura rivela un funzionamento radicato e persistente, dove i prestiti diventano un meccanismo per il ricatto economico e personale. Le implicazioni vanno ben oltre i numeri, poiché tali episodi alterano la libertà di iniziativa imprenditoriale e la sicurezza individuale.
Emissione di fatture false per evasione fiscale collegata alla famiglia bellocco
Un’altra accusa riguarda l’utilizzo di una società per emettere fatture per operazioni inesistenti. La finalità di questa manovra, secondo gli inquirenti, era l’evasione di imposte sui redditi e iva. Quest’ultimo aspetto è stato inizialmente attribuito anche ad antonio bellocco ed è stato approfondito con controlli fiscali mirati.
L’emissione di fatture false costituisce uno strumento per nascondere transazioni illecite e sottrarre risorse al fisco. Colpire questo tipo di attività significa bloccare un canale attraverso cui vengono ripuliti i proventi delle attività criminali. Le indagini si sono concentrate su documentazioni contabili irregolari e scambi economici sospetti. Questa vicenda finanziaria dimostra come la mafia non operi solo con la violenza, ma usi anche sistemi sofisticati per ottenere guadagni illeciti.
Le attività documentate servono a dimostrare che la famiglia bellocco, oltre a condizionare ambienti criminali, gestisce anche operazioni di natura economica e fiscale, cruciali per mantenere la struttura e la forza del gruppo.
L’inchiesta prosegue nel tentativo di ricostruire con precisione i ruoli e le responsabilità delle persone coinvolte e stabilire il peso reale della famiglia bellocco in ogni fase di questi sistemi criminali.