Un’operazione dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Potenza ha portato al sequestro di uno stabilimento nella provincia di Matera, noto per la produzione di componenti in polistirolo destinate al settore edile. Questo intervento, avvenuto su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Matera, è scaturito da controlli approfonditi che hanno rivelato la continua attività dell’azienda nonostante un’ordinanza di interdizione.
I controlli e le violazioni accertate
Nel periodo tra novembre e dicembre dell’anno scorso, i Carabinieri hanno avviato una serie di verifiche sul funzionamento dello stabilimento in questione. Le indagini hanno messo in luce che l’azienda operava senza le necessarie autorizzazioni alle emissioni in atmosfera, infrangendo così norme fondamentali per la tutela dell’ambiente. Non solo: oltre a produrre senza le dovute licenze, l’azienda aveva anche accumulato ingenti quantità di rifiuti generati dalla propria attività .
A seguito di questi accertamenti, i Carabinieri hanno sequestrato un’area di 13.000 metri quadrati, dove erano stoccati oltre 10.500 metri cubi di scarti di lavorazione del polistirolo e circa 4.200 metri cubi di terre e rocce di scavo. La situazione destava particolare preoccupazione, poiché tali scarti erano stati accumulati in terreni di proprietà di altre due aziende, le quali sembrerebbero compiacenti per l’accaduto.
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Lo scenario delineato dai Carabinieri ha reso evidente la necessità di un intervento deciso per fermare questa situazione di illegalità , e si è proceduto con l’immediata sospensione delle attività produttive della società controllata, che non solo infrangeva la legge, ma metteva a rischio anche la salute dei cittadini e l’integrità ambientale della zona.
I reati e le implicazioni legali
I Carabinieri hanno ipotizzato una serie di reati a carico degli indagati, che includono la gestione non autorizzata di rifiuti e le emissioni in atmosfera senza le necessarie autorizzazioni. Queste violazioni stanno attirando l’attenzione delle autorità competenti, le quali si trovano ora a dover indagare ulteriormente su eventuali responsabilità da parte delle persone giuridiche coinvolte.
Il sequestro dello stabilimento rappresenta un chiaro segnale della volontà delle istituzioni di combattere con determinazione le attività inquinanti e rispettare le normative ambientali. La situazione solleva interrogativi anche sul controllo delle imprese che operano nel settore edile e sulla necessità di un monitoraggio costante. La salute pubblica e la tutela dell’ambiente devono restare al centro dell’attenzione, affinché si possano evitare casi simili in futuro.
L’operazione dei Carabinieri è solo l’ultima in ordine di tempo di una serie di sequestri e interventi mirati alla salvaguardia ambientale, mettendo in evidenza come la criminalità ambientale stia seguendo problematiche sempre più attuali e complesse. Le autorità rimangono vigili, pronte a intervenire per proteggere il territorio e garantire un ambiente sano per tutti.