Un allevamento abusivo in val ceno, provincia di Parma, ha portato al sequestro di dodici cani appartenenti alle razze Cirneco dell’Etna e Schnauzer di taglia media. Le forze dell’ordine insieme a veterinari e volontari hanno scoperto condizioni di detenzione non idonee che hanno sollevato gravi preoccupazioni sul benessere degli animali. L’intervento ha coinvolto più enti per assicurare la tutela degli animali sopravvissuti a questo ambiente difficile.
Le condizioni dell’allevamento e le ragioni del sequestro
Nel corso di un controllo effettuato dai carabinieri forestali, affiancati da medici veterinari dell’Azienda Usl di Parma e dalle Guardie Ecozoofile Oipa, sono emerse situazioni preoccupanti nei locali usati per il ricovero dei cani. Le strutture erano sporche, fatte con materiali inadatti e caratterizzate da una scarsa illuminazione. Questi fattori insieme hanno impedito agli animali di vivere in un ambiente che soddisfacesse i bisogni fisici e psicologici.
L’allevamento, situato in val ceno, si presentava privo delle condizioni base per garantire una vita dignitosa agli esemplari. La combinazione di spazi inadeguati e negligenza nella cura delle strutture ha portato i carabinieri a intervenire tempestivamente per evitare ulteriori danni alla salute dei cani. La normativa vigente vieta la detenzione di animali in ambienti che non rispettino standard minimali di sicurezza e salubrità, motivo per cui si è proceduto al sequestro.
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L’indagine e le accuse rivolte al titolare dell’allevamento
Il proprietario dell’allevamento è ora indagato con l’accusa di abbandono di animali, risultante dal mantenimento di cani in condizioni incompatibili con la loro natura e le loro esigenze. Le indagini sono seguite dal coordinamento della Procura di Parma, che valuta le responsabilità penali e amministrative relative alla gestione dell’allevamento.
Le testimonianze raccolte sul posto e le consulenze veterinarie hanno documentato la mancata tutela e le condizioni di disagio prolungato subite dagli animali. Per queste ragioni, la magistratura ha adottato misure mirate a impedire il proseguo delle violazioni e a garantire la salvaguardia dei cani coinvolti. L’indagine punta a stabilire la natura e la gravità delle violazioni, partendo dai rilievi eseguiti durante il sequestro.
Affidamento degli animali e interventi per il recupero
Dopo il sequestro, i dodici cani sono stati affidati alle cure di volontari esperti delle associazioni Oipa di Parma e Enpa di Borgo Val di Taro. Questi gruppi hanno sostenuto le spese mediche e di mantenimento, organizzando un percorso graduale di recupero fisico e psicologico per gli animali. L’intervento comprende controlli sanitari approfonditi, terapie e l’adeguamento a nuovi ambienti più idonei.
Gli animali hanno iniziato un programma di riabilitazione condotto da specialisti del settore, teso a ridurre lo stress accumulato e a ristabilire condizioni di salute appropriate. I volontari si sono concentrati anche sul miglioramento del comportamento sociale dei cani, indispensabile per favorire future adozioni o la permanenza in strutture accoglienti.
Cessione a titolo definitivo e stato attuale degli animali
L’iter giudiziario e amministrativo si è concluso con la cessione definitiva dei cani alle associazioni che ne hanno curato il recupero, formalizzando la proprietà a loro favore. Questo passaggio consente alle organizzazioni di proseguire con maggiore controllo e continuità la gestione degli esemplari, tutelandoli in modo stabile.
La procedura è stata portata avanti sotto la sorveglianza dei carabinieri forestali e della Procura di Parma, con l’obiettivo di assicurare che i cani restassero in mani affidabili. Le associazioni impegnate hanno annunciato di voler garantire il benessere dei cani e la ricerca di soluzioni durature, sia attraverso la permanenza nei loro centri, che con l’eventuale affido a famiglie che rispettino le esigenze degli animali.
Il caso di val ceno mette in luce l’importanza dei controlli sul territorio per prevenire abusi e tutelare gli animali, spesso vittime di gestioni irresponsabili. Restano operativi i monitoraggi per evitare che episodi simili si ripetano in futuro.