La nuova messa in scena di Salomè al teatro massimo di Palermo ha riportato in città un’opera assente da vent’anni, confermando la forza espressiva e la complessità di un capolavoro del modernismo musicale. Sul palco, un’orchestra coinvolta e una regia attenta hanno valorizzato il dramma inquietante di Strauss e il libretto di Wilde, offrendo al pubblico un’esperienza intensa e suggestiva.
Un’orchestra protagonista sotto la direzione di gaetano d’espinosa
La serata è stata segnata dalla direzione di Gaetano d’Espinosa, che ha guidato con attenzione l’orchestra del teatro massimo verso una performance di grande impatto. La partitura di Strauss, celebre per la sua ricchezza polifonica e le armonie ardite, ha preso vita sotto le mani del maestro. Sono emerse con chiarezza le tensioni e le variazioni timbriche pensate per sorprendere e tenere alta la tensione, come atteso dall’opera che debuttò oltre un secolo fa.
Le difficoltà tecniche e interpretative hanno trovato una risposta riconoscibile nel fraseggio e nel controllo dei ritmi, soprattutto nelle punte più estese e nelle riprese melodiche complesse. La forza dell’orchestra non è mai risultata opprimente ma ha accompagnato con precisione, facendo emergere anche i dettagli più sottili e le variazioni dinamiche. Questo equilibrio ha coinvolto gli ascoltatori in una dimensione sonora che rende omaggio all’originalità dell’opera.
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Lo spettacolo e la regia: dall’irlanda a palermo un’allestimento originale
L’allestimento proposto da Irish National Opera di Dublino ha trovato nuova vita nella traduzione palermitana curata dal regista Carmine De Amicis. Alla base, la regia di Bruno Ravella ha puntato su simbolismi molto forti, che si collegano al tema centrale dell’opera. Elementi scenici come una grande cisterna d’acqua disegnata da Leslie Travers, con scenografie e costumi, hanno strutturato lo spazio in modo da evocare suggestioni di claustrofobia e ossessione.
La presenza dell’acqua è una costante visuale e simbolica. La protagonista, vestita con un abito giallo anni ’50, si muove e danza immersa nell’acqua, annullando ogni barriera tra corpo ed elemento naturale. Il giardino e la luna in apertura suggeriscono una dimensione quasi onirica e dolce ma sono presto sostituiti da un ambiente angusto, quasi un bunker sotterraneo, che rispecchia la tensione crescente fra i personaggi.
Personaggi in scena: tra ossessione, fede e dramma psicologico
Il ruolo di Salomè è stato affidato a Nina Bezu, soprano che ha affrontato con coraggio il compito complesso di cantare e muoversi in acqua. Le note difficili della parte sono state interpretate con cura, compresa la celebre danza dei sette veli, resa in modo non sensuale ma carico di tensione. La scena cruciale, in cui Salomè bacia la testa di Jochanaan mozzata, ha portato alla luce il lato più inquietante del personaggio, culminando nella necrofilia che segna l’apice del dramma.
Tommi Hakala è stato un Jochanaan convincente, con una presenza vocale e scenica solida e capace di fronteggiare la seduzione ostinata della protagonista. Anna Maria Chiuri, nel ruolo di Erodìade, e Charles Workman come Erode, hanno completato un cast equilibrato e funzionale alla messa in scena. L’ossessione, la fede incrollabile e il potere del desiderio si sono intrecciati, mantenendo alta la tensione e mantenendo fede all’opera originale.
Una serata che ha richiamato il pubblico palermitano e le repliche in programma
La serata di ieri al teatro massimo ha registrato una lunga ovazione da parte del pubblico. L’assenza di Salomè dallo stesso teatro per venti anni ha reso questo ritorno particolarmente atteso. I sette minuti di applausi sono la prova di un gradimento che va oltre la difficoltà tecnica e la complessità del testo musicale.
Lo spettacolo è confermato per le repliche fino al 27 maggio, offrendo agli spettatori palermitani l’opportunità di assistere a una rappresentazione intensa, difficilissima da dimenticare. La qualità dell’orchestra, la regia curata e la performance dei cantanti si sono rivelati un connubio efficace che ha reso la serata un momento rilevante nella programmazione culturale cittadina.