Il progetto per uno degli impianti di fertilizzanti a base di urea più estesi al mondo avanza con l’arrivo dei primi moduli a Karratha, Australia occidentale. Saipem, in joint venture con Clough, ha completato la fabbricazione di questi componenti fondamentali nello stabilimento di Chennai, India. L’impianto, sviluppato per Perdaman Chemicals and Fertilisers, sarà in grado di produrre 2,3 milioni di tonnellate di urea all’anno e sfrutterà tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di carbonio, puntando a un bilancio netto nullo entro il 2050.
Il ruolo dell’impianto nella sfida globale della sicurezza alimentare
Oggi più di 800 milioni di persone nel mondo affrontano la fame cronica, mentre oltre 3 miliardi non hanno accesso a un’alimentazione adeguata, secondo dati recenti della Fao. La produzione sostenibile di fertilizzanti è quindi elemento chiave per garantire la sicurezza alimentare. Progetti come Cères si inseriscono in questo contesto, contribuendo a un approvvigionamento costante e a basso impatto ambientale di prodotti fondamentali per l’agricoltura.
Questo impianto rappresenta un contributo diretto agli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare il Goal 2 “Zero Hunger”. L’adozione di tecnologie che riducono le emissioni e migliorano l’efficienza produttiva aiuta a coniugare produzione industriale e tutela ambientale, obiettivi imprescindibili in un momento di cambiamento climatico e crisi alimentare globale. La realizzazione di Cères rappresenta un passo concreto nella costruzione di una filiera produttiva più sostenibile e resiliente.
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Dettagli tecnici dei moduli e caratteristiche dell’impianto cères
I moduli che sono appena arrivati a Karratha sono risultati di un lavoro di ingegneria e produzione di grande scala. Sono oltre 100 i moduli di processo previsti, insieme a rack di tubazioni che complessivamente pesano circa 62.000 tonnellate. Il modulo più grande misura 16 metri di larghezza, 42 metri di lunghezza e 33 metri di altezza; quello più pesante arriva a 2.700 tonnellate metriche. Questi elementi comporranno la struttura dell’impianto Cères, destinato alla produzione di urea tramite un processo innovativo che parte dalla trasformazione del gas naturale in ammoniaca.
Il progetto impiega la tecnologia SynCor Ammonia di Topsoe, che renderà Cères il più grande impianto al mondo su singola linea per la produzione di ammoniaca. Successivamente, la trasformazione in urea prevede l’adozione delle tecnologie proprietarie Snamprogetti sviluppate da Saipem. La combinazione di questi sistemi punta a ottimizzare l’efficienza energetica dell’impianto e a limitare l’impatto ambientale. Il sito è progettato per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in linea con gli impegni globali per la riduzione delle emissioni.
La lunga esperienza di saipem e i successi nell’ingegneria complessa
Il progresso del progetto Cères si inserisce in un percorso di risultati tecnico-operativi consolidati da decenni da Saipem. La società, attiva fin dal 1961, ha sempre affrontato progetti complessi, partendo dalla costruzione della prima piattaforma petrolifera in Europa, nel campo di Gela, Sicilia. Nel 1962 Saipem sviluppò la prima tecnologia urea Snamprogetti negli stabilimenti di San Donato Milanese, innovando il processo di riciclo di anidride carbonica e ammoniaca.
In seguito, Saipem ha raggiunto traguardi nella perforazione e installazione offshore, realizzando il pozzo più profondo d’Europa nel 1971 e successivamente posando oleodotti a profondità record. Nel 1984 ha stabilito il record italiano per perforazioni onshore più profonde. Negli anni ’90 la società ha firmato progetti di grandi dimensioni in Arabia Saudita, con un impianto di distillazione petrolifera da 325.000 barili al giorno.
Record tecnologici e infrastrutturali dagli anni 2000 a oggi
Saipem ha mantenuto un ritmo elevato di successi anche nel nuovo millennio. Nel 2001, ha installato la torre J-lay sulla Saipem 7000, permettendo la posa del gasdotto Blue Stream a 2.150 metri sotto il Mar Nero. Nel 2004 ha eseguito il sollevamento più pesante su piattaforma ancorata mai realizzato, con 12.150 tonnellate in Libia. Inoltre ha completato il gasdotto Greenstream, il più lungo in Mediterraneo, collegando Libia e Sicilia.
Nel settore chimico, il progetto Omifco in Oman nel 2005 ha mostrato la rapidità di avvio delle unità di fusione e granulazione dell’urea, con tempi da record rispettivamente 18 e 12 giorni per i primi due treni produttivi. Nel 2015 ha concluso la prima ferrovia negli Emirati Arabi Uniti dedicata al trasporto di zolfo granulato, aprendo una nuova strada nella logistica regionale.
Tra il 2016 e il 2020 Saipem ha completato il parco eolico flottante Hywind in Scozia, con turbine offshore capaci di generare sei megawatt ciascuna. Nel 2017 ha partecipato allo sviluppo del giacimento gas Zohr in Egitto, segnando tempi record di 17 mesi dalla fase di progettazione alla produzione. Ha sviluppato anche un sistema unico al mondo per sigillare blowout sottomarini quando non è possibile l’accesso verticale diretto.
Nel settore delle infrastrutture, Saipem ha portato a termine la prima installazione italiana di pipe-in-pipe con trivellazione orizzontale direzionale in aree urbanizzate, dimostrando precisione e attenzione al territorio. Nel 2019 ha realizzato il pozzo onshore più profondo in Sud America in Bolivia e stabilito il record di sollevamento nel Golfo del Messico.
Il progetto Berri Downstream, condotto con Saudi Aramco, ha segnato un nuovo primato nella trazione di pipeline lungo la costa, mettendo in evidenza la capacità di Saipem di operare su scale elevate e in ambienti difficili. Questi risultati confermano che l’azienda continua a spingere i confini dell’ingegneria, integrando efficienza, sostenibilità e tecnologie avanzate, posizionandosi come leader globale nel campo delle infrastrutture energetiche e industriali.