L’industria molitoria italiana affronta una minaccia concreta con l’imminente possibile introduzione di dazi doganali del 30% sui prodotti alimentari provenienti dall’Unione europea e destinati agli Stati Uniti. La preoccupazione principale riguarda l’impatto diretto su farine e semole italiane, già molto esportate oltre oceano, e le conseguenze secondarie per l’intero comparto alimentare made in Italy. Le tensioni commerciali tra Usa e Ue rischiano di innescare una spirale di misure contrapposte con effetti dannosi per aziende e consumatori.
La posizione di italmoPA sulle nuove tensioni commerciali con gli Stati Uniti
Il presidente di ItalmoPA, Vincenzo Martinelli, ha reso noto come la comunicazione di Donald Trump sembri destinata a riaprire una fase negoziale, visto il rischio crescente di escalation tra misure restrittive americane ed europee. ItalmoPA rappresenta gli industriali mugnai d’Italia ed è affiliata a FederPrima e Confindustria, mantenendo sempre un ruolo di rilievo nel dialogo tra industria e istituzioni. Martinelli sottolinea che dazi al 30%, che potrebbero partire dal 1 agosto 2025, colpirebbero in modo diretto le esportazioni italiane di farine e semole, limitando un mercato che nel 2024 ha fatto registrare notevoli incrementi.
Un avvertimento sulle conseguenze più ampie
Il presidente avverte che queste misure non si fermerebbero alle singole categorie, ma coinvolgerebbero anche altri settori del made in Italy alimentare, aggravando così le difficoltà dell’intero comparto. La via di uscita ipotizzata resta quella di un approccio negoziale, che eviti l’aumento delle tensioni e promuova una gestione più ragionata delle relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.
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Numeri dell’export italiano di farine e semole verso gli Stati Uniti nel 2024
Nel corso del 2024, l’export italiano di farine e semole di frumento tenero e duro verso gli Stati Uniti si è consolidato. I dati ufficiali indicano un volume complessivo di circa 46.500 tonnellate, con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente. Questo dato conferma la crescita costante di un mercato che, negli ultimi dieci anni, ha visto un incremento del 135% nelle esportazioni italiane di prodotti sfarinati.
Gli Stati Uniti destinazione strategica
Gli Stati Uniti si confermano al vertice tra i Paesi extra UE che importano farine italiane, rappresentando una destinazione sempre più strategica per l’industria molitoria nazionale. Questo trend ha permesso al settore di rafforzare la propria presenza nel mercato internazionale, dimostrando la qualità riconosciuta dei prodotti made in Italy.
Il rischio di dazi significherebbe un’inversione di tendenza, con un possibile calo delle vendite causato dall’aumento dei costi all’importazione. I dazi renderebbero meno competitivi i prodotti italiani per distributori e consumatori statunitensi, frenando una crescita che si è dimostrata costante e sostenuta fino a oggi.
Possibili contromisure comunitarie e il rischio per le materie prime italiane
ItalmoPA segnala che, qualora l’Unione europea decidesse di rispondere alle misure statunitensi con ritorsioni, queste potrebbero riguardare l’importazione di frumento tenero e duro dagli Stati Uniti. Si tratta di materie prime indispensabili per la filiera molitoria italiana. L’Italia, infatti, resta strutturalmente deficitario nella produzione nazionale di grano di qualità e dipende dalle importazioni per soddisfare la richiesta delle industrie di trasformazione.
Nel 2024, l’Italia ha importato circa mezzo milione di tonnellate di grano pregiato dagli Stati Uniti, quantità difficile da reperire in modo equivalente sui mercati domestici o europei. Un aumento delle tariffe americane e una possibile risposta comunitaria finirebbero per mettere sotto pressione l’approvvigionamento di queste materie prime, con impatti importanti sulla produzione nazionale di farine e semole.
In questo scenario, Martinelli ricorda che la soluzione più sensata rimane la via diplomatica, evitando che dazi e controdazi compromettano un settore che resta alla base di molte filiere alimentari italiane, valorizzando al meglio le relazioni commerciali internazionali.
Impatto concreto del rischio dazi sull’industria molitoria e conseguenze per il made in Italy
Le tariffe doganali al 30% previste dagli Stati Uniti se attuate finirebbero per gravare su un’industria che ha consolidato la propria quota nel mercato americano grazie a una domanda in crescita. La molitoria italiana andrebbe incontro a una contrazione delle esportazioni di farine e semole, colpendo non solo le aziende produttrici ma anche tutto il sistema a valle composto da fornitori, trasportatori e distributori.
L’effetto non si limiterebbe agli sfarinati ma coinvolgerebbe il comparto alimentare made in Italy in senso più ampio. Misure restrittive di questo tipo potrebbero anche penalizzare la reputazione di prodotti italiani nel mercato Usa, complicando un percorso iniziato con passi favorevoli all’internazionalizzazione.
Un rischio per l’economia italiana
Il rischio maggiore resta che una ritorsione commerciale prolungata danneggi l’economia italiana in uno scenario globale dove la concorrenza cresce e i mercati si muovono rapidamente. Il comparto molitorio ha bisogno di garanzie per continuare a fornire materie prime fondamentali per la produzione di pane, pasta e altri alimenti simbolo della nostra cultura alimentare. La partita resta aperta e si attende di conoscere l’evoluzione delle trattative nei prossimi mesi.