Rahma Nur: il racconto di un'insegnante contro il razzismo e per l'accoglienza in Italia

Rahma Nur: il racconto di un’insegnante contro il razzismo e per l’accoglienza in Italia

Rahma Nur, maestra di Pomezia, condivide la sua esperienza contro il razzismo e l’importanza dell’accoglienza, sottolineando come l’educazione possa promuovere una società più inclusiva e rispettosa.
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Rahma Nur: il racconto di un'insegnante contro il razzismo e per l'accoglienza in Italia - Gaeta.it

Le parole di Rahma Nur, maestra e figura di riferimento nel panorama scolastico di Pomezia, forniscono uno sguardo profondo sulla questione del razzismo e dell’accoglienza in Italia. Originaria di Mogadiscio, questa donna è arrivata in Italia all’età di cinque anni e, da allora, ha vissuto una serie di esperienze che la hanno spinta a combattere per un mondo più inclusivo e giusto. Intervistata dal Corriere della Sera, Rahma racconta le sue esperienze e riflette sull’evoluzione del razzismo nel paese, sottolineando l’importanza della diversità.

Un viaggio personale nell’educazione

Rahma Nur si distingue come una figura importante nel contesto educativo italiano. Dal 1992 insegna nella scuola primaria statale di Pomezia, trasmettendo non solo nozioni scolastiche, ma anche valori di accoglienza e rispetto. La maestra ha dichiarato di considerare la sua aula il suo “luogo sicuro“, un ambiente dove i bambini possano sentirsi al riparo e stimolati all’apprendimento. Famosa per la sua passione per la letteratura, il suo insegnamento abbraccia la poesia di Ungaretti, ma anche la poesia afroamericana e il blues, mostrando ai suoi studenti che la cultura è un ponte tra le diverse esperienze del mondo.

Nonostante le sfide, Rahma ha notato che i suoi alunni sono più curiosi e aperti che mai. “I bambini? Sono più curiosi che paurosi“, afferma con entusiasmo. Questo approccio positivo verso l’educazione è una risposta diretta a una realtà sociale complessa, dove la diversità è vista come un’opportunità di crescita e non come un ostacolo.

Razzismo e pregiudizi: un tema attuale

Il racconto di Rahma ci porta a riflettere sulla crescente ondata di razzismo nei confronti delle persone di origine straniera. La maestra ha vissuto sulla propria pelle situazioni di pregiudizio: “Quando ho iniziato a insegnare, i miei colleghi erano un po’ cauti nei miei confronti“, ricorda. Una frase particolare di una collega, che le si rivolgeva affettuosamente chiamandola “cioccolatino”, ha acceso un dibattito interno sul significato del linguaggio e delle etichette. La maestra ha chiarito prontamente che per un approccio affettuoso avrebbe preferito un diminutivo basato sul suo nome, sottolineando che certe denominazioni possono risultare offensive.

In un clima dove il dialogo sull’antirazzismo sta guadagnando sempre più attualità, Rahma osserva che ci sono ancora molte persone che manifestano orgoglio nel dichiararsi razzisti. “Questi non li voglio qui nel mio Paese“, è una frase che sente spesso, e che indica una vera e propria paura di affrontare temi delicati. Il razzismo, afferma, è radicato in una mancanza di strumenti culturali per comprendere e superare i pregiudizi.

Un fondamento di speranza: la conoscenza e l’educazione

Rahma Nur, nonostante le sfide, nutre una speranza realistica per il futuro. Nota con favore che le persone sono sempre più propense a informarsi e discutere di temi complessi come l’antirazzismo, l’antiabilismo e il femminismo. Esiste un divario significativo tra chi è disposto a studiare e chi si aggrappa a stereotipi superati. La maestra sottolinea che per costruire un futuro migliore, l’educazione è fondamentale.

Un maggiore accesso alle risorse educative e una cultura dell’accoglienza possono aiutare a realizzare una società più equa. Rahma spera che più persone si uniscano a questo sforzo, impegnandosi a comprendere le differenze culturali e a costruire ponti di comunicazione. La sua voce si unisce a quella di tanti altri che lavorano nel campo dell’istruzione, pronti a sfidare i pregiudizi e promuovere un messaggio di unità e rispetto.

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