In una giornata carica di tensione e significato, gli studenti del movimento “Cambiare Rotta” si sono riuniti in piazza Capranica a Roma per esprimere il loro dissenso in occasione degli “Stati generali dell’università” che si svolgevano alla Camera dei Deputati. La manifestazione ha attirato anche l’attenzione di ricercatori precari e membri dell’USB, che hanno voluto portare alla luce le problematiche gravi che affliggono il mondo accademico e della ricerca nel Paese.
Una manifestazione simbolica
La presenza di una bara di cartone durante la protesta ha reso evidente la gravità della situazione attuale delle università e della ricerca in Italia. Questo simbolo funebre è stato utilizzato per denunciare la “morte” dell’istruzione superiore e della ricerca, settori che, secondo i manifestanti, sono in costante declino a causa di scelte politiche sbagliate e di un finanziamento insufficiente. Con uno striscione ben visibile, gli studenti hanno chiesto un investimento minimo di “100 miliardi” per ridare vita a un sistema sempre più fragile e sottovalutato.
L’assenza dei rappresentanti
Nelle fasi iniziali della manifestazione, gli organizzatori avevano tentato di far entrare una delegazione di manifestanti, con la bara, nella vicina piazza Montecitorio. Tuttavia, le forze dell’ordine hanno imposto restrizioni severissime, consentendo solo la presenza di alcune persone, escludendo la bara e una rappresentanza più ampia del gruppo. Questo rifiuto ha infiammato ulteriormente gli animi dei partecipanti, che si sono sentiti disattesi e ignorati dalle autorità in un momento così cruciale.
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Dopo aver compreso che l’accesso a Montecitorio era bloccato, gli studenti hanno deciso di spostarsi sotto la sede della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane . Questo luogo è diventato il nuovo punto di riferimento per il presidio, dove il gruppo ha proseguito la protesta con ulteriori interventi e appelli. La scelta di questo simbolico nuovo punto di incontro ha intenzionalmente voluto mettere in evidenza il ruolo cruciale dei rettori nel migliorare la situazione attuale delle università italiane.
Con il presidio, gli studenti hanno ribadito che la lotta per un’istruzione di qualità e per un settore della ricerca vivace ed efficiente è lontana dall’essere conclusa. L’evento ha dimostrato non solo l’impegno dei giovani verso il loro futuro, ma anche la determinazione di un’intera generazione nel voler cambiare le sorti del sistema universitario italiano. Il clamore di una voce unita sembrava risuonare in tutta la piazza, evidenziando la rinnovata consapevolezza delle sfide imminenti che il settore accademico deve affrontare per non soccombere.