Processo per la morte di Yaya Yafa a Bologna: cinque rinvii a giudizio e due patteggiamenti confermati

Processo per la morte di Yaya Yafa a Bologna: cinque rinvii a giudizio e due patteggiamenti confermati

Il processo per la morte di Yaya Yafa all’Interporto di Bologna coinvolge cinque imputati accusati di omicidio colposo, con sindacati e familiari parte civile che chiedono risarcimenti e maggior sicurezza sul lavoro.
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La morte di Yaya Yafa, giovane lavoratore guineano all’Interporto di Bologna nel 2021, ha portato all’apertura di un processo per omicidio colposo contro cinque imputati, con l’udienza preliminare conclusa e il processo fissato per aprile 2026. - Gaeta.it

La morte di Yaya Yafa, giovane lavoratore guineano deceduto nel 2021 durante il suo terzo giorno di lavoro all’Interporto di Bologna, ha portato all’apertura di un procedimento giudiziario che ora mostra i primi sviluppi importanti. L’udienza preliminare davanti al Gup di Bologna, Andrea Salvatore Romito, si è conclusa con una serie di decisioni che coinvolgono otto persone, con accuse legate a omicidio colposo. Il processo vero e proprio partirà ad aprile 2026.

Dettagli dell’udienza preliminare e le decisioni del gup

Il 23 gennaio 2025, la prima udienza preliminare si è conclusa con un mix di rinvii a giudizio, patteggiamenti e un non luogo a procedere. La pm Michela Guidi, che si è occupata delle indagini, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli otto imputati. Tuttavia, il giudice ha disposto la messa sotto processo solamente per cinque soggetti, mentre due imputati hanno scelto di patteggiare una pena sospesa di un anno, e uno è stato prosciolto.

I due patteggiamenti riguardano gli autisti dell’azienda Transporter Logistic, una delle società coinvolte nel trasporto merci all’Interporto. Tra questi, quello che guidava il camion coinvolto nell’incidente mortale ha accettato la condanna con sospensione. Il non luogo a procedere è stato invece disposto per David Nothacker, dirigente di Sennder Italia, azienda che gestisce l’affidamento del trasporto a vettori terzi. In questo modo, il giudice ha escluso la sua responsabilità diretta nell’accaduto.

Profili degli imputati rinviati a giudizio e ruoli in causa

Cinque persone saranno processate per la morte di Yaya Yafa. Tra loro c’è Antonino Tita, responsabile delle operazioni dell’hub dell’Interporto di Bologna, settore blocco 13.4 per la società SDA. La sua posizione riguarda la supervisione delle attività legate al magazzino. Accusato anche Carlo Ludovici, datore di lavoro diretto di Yafa, e Cristian Mancini, responsabile del magazzino e preposto per la cooperativa Dedalog, che gestiva l’appalto per SDA.

A processo anche due figure legate a Sennder Italia e Transporter Logistic: Andrea Monticelli, dirigente Sennder, e Mirko Melella, legale rappresentante di Transporter Logistic. Tutti loro devono rispondere di omicidio colposo legato al mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro che hanno portato all’incidente.

Soggetti civili e richieste nel procedimento

Nel corso del processo, i familiari di Yaya Yafa si sono costituiti parte civile, affiancati da sindacati locali come Si Cobas e CGIL Bologna, oltre all’ANMIL che tutela lavoratori mutilati e invalidi. L’ANMIL si è costituita solo contro le persone fisiche imputate, e non contro le società coinvolte.

Le parti civili cercheranno di ottenere risarcimenti e misure che possano prevenire simili tragedie in futuro. Già nel territorio di Bologna e in tutto il paese il caso ha acceso il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, specialmente per i lavoratori nelle cooperative e in appalto, spesso più vulnerabili.

Contesto e conseguenze dell’incidente all’interporto di bologna

Yaya Yafa, 22 anni, era arrivato in Italia dalla Guinea Bissau poco prima di iniziare a lavorare come magazziniere per Dedalog. Il 12 ottobre 2021 era il suo terzo giorno on the job quando è stato travolto da un camion durante una manovra all’Interporto di Bologna. Le lesioni si sono rivelate fatali e il caso ha subito acceso i riflettori sulle condizioni di sicurezza in quegli ambienti di lavoro.

Il processo che partirà nell’aprile 2026 vuole accertare le responsabilità delle persone e delle aziende coinvolte, per capire se e come ci siano state le mancanze che potevano evitare l’incidente. La vicenda è osservata con attenzione dai sindacati e dalle associazioni che seguono la sicurezza sul lavoro, vista come un test importante per tutelare i lavoratori impiegati in condizioni di rischio.

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