Il tribunale di Catanzaro ha emesso una serie di verdetti nel processo “Glicine”, riguardante un presunto sistema di corruzione e legami con la criminalità organizzata nella pubblica amministrazione di Crotone. Il procedimento, avviato nel giugno 2023 dalla Direzione distrettuale antimafia , si è sviluppato con rito abbreviato davanti al gup Sara Merlini. Sono state comminate nove condanne e quindici assoluzioni che evidenziano la complessità e le molte sfaccettature di questa inchiesta.
Il contesto dell’indagine e il coinvolgimento della cosca dei papaniciari
L’indagine “Glicine” ha puntato i riflettori su una rete che, secondo l’accusa, avrebbe intessuto controlli e influenza tra politica locale e ambienti criminali a Crotone. In particolare, si è indagato su un presunto sistema clientelare che avrebbe coinvolto amministratori pubblici e imprenditori collegati alla cosca dei Papaniciari, la quale sarebbe stata capeggiata da Mico Megna. I sospetti riguardavano soprattutto la gestione degli appalti e pratiche di voto di scambio, con il fine di consolidare il controllo sul territorio.
La Dda ha cercato di dimostrare come la cosca abbia penetrato gli enti pubblici attraverso figure considerate “a disposizione”, creando una rete di governance parallela che avrebbe favorito l’assegnazione di lavori e commesse. L’attività investigativa si è concentrata sull’analisi di rapporti tra politici, funzionari e imprenditori, esplorando anche le alleanze che avrebbero consentito a certi gruppi di mantenere il loro potere. A questo scopo, numerosi soggetti sono stati iscritti nel registro degli indagati, con accuse gravissime che hanno portato a un processo complesso.
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Assoluzioni significative per esponenti politici e dirigenti pubblici
Tra le quindici assoluzioni emergono nomi noti della politica e dell’amministrazione locale. L’ex sindaco di Cirò Marina, Nicodemo Parrilla, risultava sotto accusa per associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione. Parrilla avrebbe dovuto adoperarsi per sostenere la candidatura di Enzo Sculco alla presidenza della provincia di Crotone, appoggiando un presunto disegno di controllo sugli appalti pubblici. La procura stessa aveva richiesto la sua assoluzione, accolta dal gup, che ha riconosciuto l’assenza di prove sufficienti.
Un altro assolto è stato Francesco Masciari, ex dirigente dell’azienda sanitaria provinciale di Crotone, per cui erano stati chiesti otto anni di reclusione. Masciari era accusato nello stesso troncone del processo di aver favorito interessi illeciti legati alla penetrazione mafiosa nel sistema sanitario locale. L’attuale sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, imputato per voto di scambio a sostegno dell’eurodeputato Massimo Paolucci, è stato anch’egli assolto. Altri due imputati, Salvatore Mazzotta e Alessandro Vescio, rispettivamente imprenditore catanzarese e coordinatore regionale di Comieco, sono stati ritenuti non colpevoli per le accuse analoghe.
Condanne per affiliati alla cosca megna e le pene inflitte
Le condanne hanno riguardato soprattutto soggetti ritenuti membri o affiliati alla cosca Megna, la famiglia criminale coinvolta nell’indagine. Le accuse principali per questi imputati erano di associazione mafiosa finalizzata al controllo illecito del territorio e delle attività economiche, in particolare attraverso la gestione occulta di appalti pubblici. Tra le condanne più severe si segnala quella a Mario Megna, condannato a sedici anni di carcere per il suo ruolo di vertice nella cosca.
Anche Giacomo Pacenza e Maurizio Del Poggetto hanno ricevuto condanne importanti, rispettivamente dodici anni ciascuno. Questi verdetti si basano su prove raccolte dalla Dda che hanno legato i condannati a una rete di intimidazioni, infiltrazioni e condizionamenti rispetto all’attività politico-amministrativa della provincia di Crotone. Alcuni imputati di rilievo, come Andrea Corrado, Domenico Pace, Sandro Oliverio Megna e Antonio Pagliuso, sono stati assolti nonostante le richieste di pene che andavano dai dieci ai quattordici anni.
Altre condanne e impatto sul territorio
Le altre condanne comminate a membri della cosca variano tra gli otto anni e sei anni e otto mesi. Queste pronunce segnalano un intervento incisivo sul nodo tra criminalità organizzata e politica locale, con il tribunale che ha adottato decisioni specifiche su singoli casi senza generalizzare.
Le implicazioni a crotone dopo il processo glicine
L’esito del procedimento “Glicine” rappresenta un momento importante nel contrasto alle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni di Crotone. Le sentenze mostrano un quadro articolato, dove emerge una realtà fatta di rapporti opachi e tentativi di condizionamento, ma anche di mancate prove sufficienti per alcuni imputati di rilievo. Le assoluzioni soprattutto segnano la difficoltà nell’accertamento definitivo di dinamiche complesse e di rapporti tra politica e criminalità.
Le condanne inflitte, soprattutto a membri della cosca Megna, evidenziano la presenza concreta di gruppi criminali capaci di influire sulle scelte amministrative e di affari pubblici. Questo costituisce un segnale alle istituzioni, perché persistano controlli e azioni di prevenzione su questi fenomeni. Il processo ha acceso i riflettori sulla provincia di Crotone e sui meccanismi che regolano l’assegnazione degli appalti, creando un precedente destinato a incidere sul tessuto politico e sociale della zona.