Il 4 marzo 2023 a Torino scoppiarono disordini durante un corteo anarchico che ha lasciato tracce profonde nella città. A distanza di quasi due anni, è iniziato in tribunale il processo contro 19 persone imputate per quei fatti. Tra le accuse più gravi figurano devastazione e resistenza a pubblico ufficiale. La manifestazione era stata organizzata in solidarietà ad Alfredo Cospito, anarchico noto per lo sciopero della fame contro il regime carcerario del 41 bis. Questo articolo ripercorre gli eventi di quel giorno, le contestazioni legali e le figure coinvolte nel procedimento.
I fatti del 4 marzo 2023: il corteo e i disordini in centro a torino
Quel sabato pomeriggio il centro di Torino si animò con un corteo formato da diverse decine di anarchici che volevano sostenere Alfredo Cospito, sottoposto a rigide misure detentive. La manifestazione però degenerò rapidamente: alcuni partecipanti cominciarono a prendere di mira elementi dell’arredo urbano. Cassonetti per rifiuti furono rovesciati, vetrine di negozi e banche furono infrante e una serie di automobili furono danneggiate e vandalizzate. A conferma della gravità, i danni materializzati dopo gli scontri superarono i 670mila euro. Tra i colpi più pesanti risultò quello alla filiale della Reale Mutua, che subì danni per circa 370mila euro. Le forze dell’ordine intervennero per contenere gli scontri e tentare di riportare la situazione alla calma.
Il profilo di pasquale valitutti e le accuse a suo carico
Tra i 19 imputati del processo figura Pasquale Valitutti, un’anima storica del movimento anarchico italiano. All’età di 79 anni, Valitutti è stato trasformato in uno dei volti noti della vicenda giudiziaria. È accusato di resistenza a pubblico ufficiale per il ruolo che avrebbe svolto durante la promozione e la direzione del corteo. Nonostante fosse su una sedia a rotelle, è stato riconosciuto come una presenza attiva nella gestione della manifestazione. Oltre a questo, pesa su di lui l’accusa di istigazione e apologia di reati di terrorismo, per alcune dichiarazioni rilasciate in interviste nelle settimane precedenti il corteo. Attualmente Valitutti è sottoposto all’obbligo di dimora nella città di Roma, misura cautelare che ne limita spostamenti e attività.
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L’inizio del processo a torino: le posizioni degli imputati e gli sviluppi attesi
Il processo per i disordini di quel 4 marzo è entrato nel vivo nell’aula del tribunale di Torino. La pubblica accusa è rappresentata dal pm Paolo Scafi, che punta ad applicare con rigore i reati contestati, tra cui la devastazione aggravata. I 19 imputati sono chiamati a rispondere per i danni materiali ingenti provocati dalla protesta degenerata in violenza. Sei di loro si trovano ancora a dover scontare misure restrittive, segno del livello di pericolosità giudicato dal sistema penale. Le udienze prossime affronteranno l’esame delle prove raccolte e le testimonianze dirette, fondamentali per capire il ruolo effettivo di ciascun partecipante. La magistratura dovrà chiarire se l’azione del gruppo è stata pianificata come metodo di protesta violenta o se si è trattato di episodi isolati.
Il contesto del corteo: solidarietà ad alfredo cospito e tensioni sociali
La protesta scatenata il 4 marzo non va vista fuori dal contesto più ampio in cui si è svolta. Alfredo Cospito, anarchico noto a livello nazionale, stava attuando uno sciopero della fame per contestare il carcere duro del 41 bis, pensato per detenuti ritenuti particolarmente pericolosi. La sua mobilitazione aveva acceso tensioni forti tra gruppi di estrema sinistra e le istituzioni. Quella giornata a Torino è stata uno dei momenti in cui la protesta si è tradotta in scontri fisici, danneggiamenti pubblici e privati. Le autorità avevano, da tempo, monitorato la situazione con attenzione, temendo escalation che infiammassero ulteriormente la città. Le indagini successive hanno lavorato per ricostruire dinamiche e protagonisti di questa pagina delicata della cronaca cittadina.
Le prospettive del procedimento giudiziario e l’attenzione sul fenomeno anarchico
Il procedimento torinese contro gli anarchici coinvolti nel corteo di marzo 2023 rappresenta un passaggio cruciale per affrontare episodi di contestazione che hanno superato la soglia della legalità. Al di là dei singoli imputati, la magistratura punta a indicare i limiti tra la legittima protesta e l’azione criminale. Sul fronte sociale e politico, questo caso riporta al centro il dibattito sulla gestione del dissenso in città come Torino, dove il fenomeno anarchico ha radici profonde. I prossimi mesi di processo potrebbero influenzare anche le strategie delle forze dell’ordine e delle istituzioni nell’affrontare manifestazioni di questo tipo. Restano sotto osservazione in particolare modalità organizzative, forme di comunicazione e messaggi veicolati da gruppi radicali nel contesto delle proteste attuali.