La questione della vendita degli spazi industriali di Adriatronics, ex Flex, sta creando un clima di forte preoccupazione tra i lavoratori dello stabilimento di Trieste. Con oltre 350 famiglie a rischio, i sindacati si organizzano per mettere in atto un presidio permanente e, se necessario, occupare i cancelli in segno di protesta. Questa situazione è emersa durante un’assemblea convocata da alcune sigle sindacali, che hanno raccolto il consenso di una centinaio di lavoratori.
Timori per il futuro dei lavoratori
Nel corso dell’assemblea, il segretario della Uilm di Trieste, Antonio Rodà, ha espresso chiaramente le preoccupazioni diffuse tra i dipendenti. Secondo le informazioni non ufficiali, l’azienda avrebbe manifestato a Confindustria e ad altri soggetti interessati l’intenzione di mettere in vendita gli edifici produttivi. Rodà ha posto una domanda cruciale: “Che fine faranno i lavoratori?” Le mancanze di conferme ufficiali su questa faccenda alimentano un clima di insicurezza e ansia tra i dipendenti, che si sentono vulnerabili rispetto a possibili speculazioni immobiliari.
“Dallo scambio di informazioni ricevute da canali che consideriamo attendibili, emerge il rischio che l’azienda stia valutando strategie che non coinvolgono affatto il futuro dei lavoratori”, ha aggiunto Rodà. Queste affermazioni mettono in luce un possibile scenario in cui i dipendenti potrebbero trovarsi senza lavoro, lasciando incertezze non solo a livello professionale, ma anche nelle loro vite personali.
La possibilità di mobilitazione
Alessandro Gavagnin, segretario della Fim-Cisl di Trieste, ha rinforzato il messaggio, sostenendo l’idea che l’operazione da parte del fondo FairCap possa essere vista come una manovra speculativa. “Il nostro impegno è massimo; non possiamo tollerare una situazione del genere,” ha dichiarato. Gavagnin ha anche indicato che i sindacati sono pronti a mettere in campo forme di protesta attive, come accaduto nel passato con la vicenda di Wartsila.
Le proposte di mobilitazione, che includono un presidio permanente o azioni dirette di occupazione, evidenziano la determinazione dei lavoratori a difendere i propri diritti. Questo è un appello che unisce non solo le diverse organizzazioni sindacali, ma coinvolge tutta la comunità locale, che potrebbe subire ripercussioni significative dall’eventuale chiusura dell’impianto.
La situazione attuale e gli sviluppi futuri
Nelle prossime settimane seguiranno aggiornamenti e ulteriori assemblee per valutare le realtà lavorative. L’atteggiamento da parte dell’azienda e delle istituzioni sarà decisivo per il destino dei dipendenti e della comunità. Con i sindacati in prima linea, lavoratori e famiglie attendono che venga offerta una risposta chiara e definitiva sulle sorti della fabbrica e sui posti di lavoro a rischio.
L’eventuale vendita degli spazi industriali di Adriatronics non è solo una questione economica; è una questione di dignità e sicurezza per centinaia di famiglie. I sindacati continueranno a lavorare per informare e mobilitare i lavoratori, lasciando intendere che non accetteranno passivamente decisioni che possano compromettere il loro futuro.