Il recente piano industriale presentato a Roma, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha sollevato notevoli preoccupazioni tra le organizzazioni sindacali. Fim, Fiom, Uilm e Uglm hanno definito la proposta come “insufficiente,” evidenziando dubbi sul futuro dell’industria e sulla sostenibilità sociale del percorso proposto. Le Marche, in particolare, accolgono cambiamenti significativi, specialmente per quanto riguarda lo stabilimento di Comunanza, inizialmente programmato per la chiusura entro la fine dell’anno.
Lo stabilimento di Comunanza: possibili nuove prospettive
L’impianto ascolano di Comunanza, originariamente destinato alla chiusura, sembra ora avere una chance di salvezza. Secondo quanto comunicato dalle parti sociali, la nuova azienda turco-americana sta prendendo in considerazione un “piano alternativo alla chiusura.” Questo approccio prevede un livello produttivo “economicamente sostenibile” che dovrà essere verificato nei prossimi incontri. La situazione attuale ha quindi sospeso i circa 320 esuberi previsti, anche se non si escludono riduzioni di personale in futuro.
Questa notizia ha suscitato un certo ottimismo tra i lavoratori e i rappresentanti sindacali, i quali vedono in questo cambio di rotta una potenziale opportunità per mantenere l’occupazione. Il confronto tra le parti sarà cruciale per determinare le modalità di attuazione del piano e il numero effettivo di posti di lavoro che verrà salvaguardato.
Leggi anche:
Situazione critica a Fabriano: confermati i licenziamenti
Mentre alcune speranze si accendono per Comunanza, la situazione a Fabriano appare meno rosea. Qui, i 68 esuberi messi in discussione nello stabilimento di Melano sono stati confermati. Le difficoltà continuano a manifestarsi anche nel settore impiegatizio, con un pesante impatto su diverse divisioni. In particolare, il settore della Ricerca e Sviluppo potrebbe vedere un ridimensionamento significativo, con il 50% dei 198 esuberi previsti nella sola Fabriano.
Le notizie non migliorano nella parte commerciale, dove dei 98 esuberi previsti, 40 riguardano il Fabrianese. Un quadro complessivo che evidenzia come la crisi stia colpendo duramente non solo la produzione, ma anche le aree strategiche e di supporto all’industria.
Proposte di risanamento e reazioni sindacali
Di fronte a questo scenario, la direzione di Beko ha mostrato apertura a gestire gli esuberi attraverso percorsi di accompagnamento alla pensione. Tuttavia, le promesse di investire 300 milioni di euro nel triennio a venire sono legate all’approvazione di un piano di risanamento che, secondo i sindacati, manca ancora di dettagli fondamentali.
Le organizzazioni sindacali hanno manifestato delusione di fronte a una proposta aziendale che appare ancora troppo vaga, richiedendo misure più concrete per garantire la stabilità lavorativa e la salute del settore. È necessario, secondo loro, che il Governo prenda decisioni più incisive, in particolare per l’acquisizione del sito di Siena, dove le aspettative sono alte riguardo a un potenziale rilancio.
Prossimi incontri e aspettative
Il prossimo incontro, previsto per il 24 febbraio, sarà cruciale per chiarire la situazione. I sindacati si attendono notizie sugli investimenti e un’effettiva volontà di rilanciare non solo lo stabilimento di Siena, ma anche la divisione refrigerazione e lavaggio. Sarà fondamentale un dialogo aperto e sincero tra le parti, per evitare ulteriori perdite di posti di lavoro e creare una prospettiva di crescita per il settore.