Papa Francesco: La Chiesa Sinodale deve sporcarsi le mani per servire il mondo sofferente

Papa Francesco: La Chiesa Sinodale deve sporcarsi le mani per servire il mondo sofferente

Papa Francesco, durante la XVI Assemblea generale del Sinodo sulla sinodalità, esorta i fedeli a superare la rassegnazione e impegnarsi attivamente nella giustizia sociale e nel servizio all’umanità.
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Papa Francesco: La Chiesa Sinodale deve sporcarsi le mani per servire il mondo sofferente - Gaeta.it

Nell’ambito della XVI Assemblea generale del Sinodo sulla sinodalità, Papa Francesco ha delineato una visione forte e dinamica della Chiesa, esortando i credenti a superare la rassegnazione e a impegnarsi attivamente nel servire l’umanità. Con immagini evocative, il Pontefice ha richiamato alla responsabilità sociale e spirituale dei fedeli, invitandoli a prendere parte ai problemi del mondo, come il lavoro minorile e altre forme di ingiustizia.

La Chiesa che si alza dal dolore

Durante la Messa di chiusura del Sinodo, celebrata nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha utilizzato l’episodio di Bartimeo, il cieco mendicante, come simbolo del risveglio che la Chiesa deve sperimentare. “Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria”, ha affermato, “ma piuttosto di una comunità ecclesiale che, come Bartimeo, abbandona la sua ‘cecità’ e si pone in movimento verso una visione più ampia.” Bartimeo, scartato e abbandonato, rappresenta coloro che, pur trovandosi in situazioni disperate, alzano la voce quando Gesù passa. “Dio ascolta sempre il grido dei poveri”, ha sottolineato Francesco, richiamando l’importanza di un impegno attivo nella promozione della giustizia sociale.

Questo passaggio è cruciale: la Chiesa non può rimanere inattiva di fronte alle ingiustizie. La capacità di “mettersi in piedi e camminare” simboleggia il desiderio di affrontare le sfide quotidiane e di rispondere ai “gridi” della società moderna. La chiamata di Gesù a Bartimeo serve come esempio all’assemblea dei 365 membri presenti, che sono stati invitati a riflettere su ciò che significa essere discepoli attivi e consapevoli.

L’abbandono della rassegnazione

Alla base della riflessione di Papa Francesco c’è il concetto di rassegnazione. La tentazione di restare chiusi nel dolore e nel malessere è forte, e il Papa mette in guardia contro questo atteggiamento passivo. Una Chiesa che si sente impotente e rimanere ai margini della vita non può rispondere alle domande e alle inquietudini degli uomini e delle donne nel mondo contemporaneo. “Per vivere davvero non si può restare seduti”, ha avvertito.

L’idea centrale è che essere parte della Chiesa comporta un volto dinamico e in evoluzione. Francesco invita i fedeli a “sognare, progettare, aprirsi al futuro”, smettendo di essere vittime delle proprie cecità. Questo appello alla dinamica della Chiesa si traduce in un rinnovamento della missione, che deve necessariamente includere un’azione concreta a favore di chi è in difficoltà.

Raccogliere il grido dell’umanità

Un aspetto fondamentale del messaggio di Francesco è la necessità di raccogliere il grido di tutti, in particolare quello degli emarginati. Il Pontefice ha messo in evidenza la voce di chi vive situazioni di indifferenza o di sofferenza, evidenziando i bambini schiavi del lavoro e coloro che, nella loro disperazione, non riescono a chiedere aiuto. “Non abbiamo bisogno di una Chiesa muta”, ha affermato, “ma di una comunità vibrante, capace di portare la gioia del Vangelo nelle strade del mondo.”

Questa chiamata a connettersi con il dolore altrui è vista come un atto di vera testimonianza cristiana, dove il coinvolgimento in prima persona nei problemi sociali è imprescindibile. Una Chiesa che si sporca le mani è una Chiesa che ama e serve non solo nei luoghi di culto, ma anche nelle realtà difficili. Francesco, quindi, ci invita a essere vigili, a non chiuderci nel nostro mondo, ma ad andare oltre le nostre comodità.

L’importanza del cammino insieme

Francesco sottolinea un altro punto significativo: che seguire il Signore è un viaggio condiviso. Bartimeo, una volta guarito, non si allontana dal cammino lungo la strada di Gesù, e questo passaggio dalla condizione passiva a quella attiva è fondamentale per la Chiesa sinodale. “Seguiamo il Signore insieme, non per conto nostro”, invita il Papa, evidenziando che la vera missione non può prescindere dalla comunione e dalla comunità.

Questo aspetto di “caminare insieme” rappresenta l’essenza della Chiesa come comunità viva. L’unità e la partecipazione attiva sono elementi centrali che devono caratterizzare ogni azione della Chiesa. L’obiettivo è trasformare ogni membro della comunità in un discepolo attivo, pronto a portare avanti il messaggio di salvezza in tutte le parti del mondo.

Una Chiesa missionaria, aperta e accogliente

Alla conclusione della sua omelia, Papa Francesco ha invitato tutti a venerare la reliquia della Cattedra di San Pietro, vedendo in essa un simbolo di amore, unità e misericordia. Questa immagine riassume il compito della Chiesa: servire gli altri attraverso l’umiltà e la carità, non cercando il dominio ma l’armonia tra i membri del corpo ecclesiale. La missione prosegue in un cammino di fede e in una continua diaconia verso il mondo.

In questo contesto, il Pontefice ci invita a rimanere vigili, pronti a rispondere alla chiamata del Signore e a lottare contro ogni forma di scetticismo e rassegnazione. “Portiamo la gioia del Vangelo per le strade del mondo”, ha sostenuto, ponendo così un invito a ciascun fedele a contribuire attivamente al rinnovamento della Chiesa, sempre nei modi e nei tempi richiesti dalla realtà contemporanea. La missione sinodale continua, spingendo ciascuno a porsi domande su come rispondere a tali sfide con fede e determinazione.

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