“Dreams”, il nuovo film di Dag Johan Haugerud, arriva nelle sale cinematografiche il 6 marzo grazie a Wanted Cinema. Questo lungometraggio è molto più di un semplice coming of age; si colloca nel genere queer e propone una riflessione profonda su tematiche legate ai sentimenti e alla scoperta di sé, mettendo in risalto la scrittura come strumento di espressione. La pellicola è la prima di una trilogia, che si arricchirà negli anni a venire con i capitoli “Sex” e “Love”.
Una trama avvincente e originale
Il racconto di “Dreams” ruota attorno alla figura di Johanne, una giovane diciassettenne che si ritrova a vivere una storia d’amore con la sua insegnante di francese. La trama potrebbe sembrare convenzionale, ma ciò che rende questo film unico è il modo in cui esplora le emozioni e i pensieri della protagonista. Johanne, una ragazza sensibile e talentuosa, si esprime attraverso la scrittura, creando un diario di circa novantacinque pagine in cui annota i suoi sentimenti e le sue esperienze di innamoramento. Questi scritti diventano il cuore pulsante della narrazione, offrendo uno sguardo intimo sulla sua vita interiore.
Le parole e le descrizioni sempre più dettagliate delle sue emozioni portano lo spettatore a compiere un viaggio attraverso i meandri dell’innamoramento, dove si intrecciano poesia e realtà. La voce narrante di Johanne accompagna gli spettatori, rendendo il racconto ancora più coinvolgente e profondo. La scelta di rendere la scrittura centrale alla storia mostra la potenza delle parole, sia nel descrivere le emozioni che nel connettere diverse generazioni.
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Dinamiche familiari e meraviglia letteraria
Quando la madre e la nonna di Johanne scoprono il suo diario, il primo impatto è di shock e sorpresa per le descrizioni intime che la giovane ha messo su carta. Tuttavia, questo iniziale disorientamento si trasforma rapidamente in ammirazione per la qualità della scrittura della ragazza. “Dreams” si trasforma, allora, in un gioco di riflessioni intergenerazionali. Le due donne, provenienti da epoche e stili di vita diversi, si ritrovano coinvolte nei ricordi delle loro vite amorose. La nonna di Johanne, un’ex figlia dei fiori e poetessa, prova sia orgoglio che un pizzico di invidia per il talento della nipote, facendo emergere temi di rivalità e ammirazione che arricchiscono la narrazione.
Le discussioni tra madre, nonna e figlia portano alla luce esperienze passate, rimpianti e gioie, creando un legame profondo tra le generazioni. Queste conversazioni approfondiscono il significato dell’amore e della scrittura, aggiungendo strati di complessità alla storia. La trasmissione di sapere e sentimenti tra le donne della stessa famiglia è una tematica poderosa, capace di colpire il pubblico con la sua autenticità e rilevanza.
Tema del mistero e della scoperta
Nonostante sembri che “Dreams” racconti di una storia d’amore semplice, il film si spinge oltre. Nasconde domande e misteri intorno alla relazione tra Johanne e la sua insegnante, di cui si intuisce poco, lasciando il pubblico nella curiosità di scoprire cosa sia realmente accaduto. La fine della trama non fornisce risposte definitive, invitando a riflettere su cosa sia fiction e cosa realtà. Tra riflessioni e una scrittura evocativa, lo spettatore è portato a interrogarsi su ciò che significa amar, desiderare e creare. Le parole di Johanne diventano il fil rouge per questioni più ampie, dalle aspettative sociali alle pressioni che gravano sulle giovani donne in cerca di identità.
La scelta di strutturare il film in questo modo, abbandonando convenzioni narrative più dirette a favore di una forma di espressione più artistica e meno definita, dimostra la volontà del regista di rompere gli schemi. “Dreams” non è solo un racconto sulla crescita, ma un’indagine sul potere della scrittura, capace di stigmatizzare esperienze che possono sembrare inafferrabili e fuggevoli. Dotato di una narrazione ricca e stratificata, il film si propone come un’opera importante da seguire, sia per il contesto queer che per il suo approccio innovativo alle emozioni e alle relazioni.