In un contesto già complesso, il carcere di Castrogno a Teramo è tornato al centro della cronaca per un grave episodio di violenza che ha coinvolto una detenuta con patologie psichiatriche. La situazione mette in luce non solo il disagio vissuto da alcuni detenuti, ma anche le difficoltà operative che il personale di Polizia Penitenziaria si trova ad affrontare quotidianamente. L’incidente, avvenuto nel pomeriggio di ieri, ha portato a ferite per alcuni agenti intervenuti, sollevando interrogativi sulla gestione della sicurezza all’interno degli istituti penitenziari.
I dettagli del tentato suicidio
I fatti si sono verificati ieri pomeriggio quando una detenuta italiana, affetta da patologie psichiatriche e reclusa a Castrogno da un mese, ha tentato di impiccarsi utilizzando un cappio improvvisato. Grazie all’intervento tempestivo del personale di Polizia Penitenziaria e dei sanitari, il tentativo di suicidio è stato sventato. Durante le operazioni di soccorso, diversi operatori hanno riportato escoriazioni e un trauma facciale, tanto da necessitare di cure presso il pronto soccorso locale. Nonostante fosse stata liberata dal cappio, la detenuta ha continuato a manifestare comportamenti violenti, distruggendo arredi e sanitari della propria cella. Secondo le ricostruzioni, il personale di polizia ha faticato a immobilizzarla, sottolineando la pericolosità della situazione.
Il profilo della detenuta e i comportamenti violenti
La detenuta era stata trasferita dal carcere romano di Rebibbia su ordine delle autorità per motivi di ordine e sicurezza. Già dal suo arrivo, ha manifestato un atteggiamento aggressivo, aggredendo altre detenute e danneggiando gli arredi del carcere. Gli episodi di autolesionismo e violenza non sono stati isolati; infatti, nelle settimane precedenti era stata anche ricoverata in ospedale con una proposta di Trattamento Sanitario Obbligatorio . Questa situazione critica evidenzia la necessità di una gestione adeguata da parte della Polizia Penitenziaria, che si trova a operare senza i giusti mezzi e competenze specifiche per il trattamento di detenuti con disturbi psichiatrici.
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Le richieste del sindacato e le difficoltà nella gestione
Giuseppe Pallini, segretario del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria , ha espresso preoccupazione per la mancanza di risposte da parte delle autorità competenti nonostante le ripetute richieste di trasferimento della detenuta in strutture sanitarie adeguate. Pallini ha evidenziato che la Polizia Penitenziaria è obbligata a gestire situazioni di emergenza senza supporto professionale sufficiente, mettendo a rischio non solo la sicurezza degli agenti ma anche quella della stessa detenuta. Inoltre, ha ribadito l’importanza di dotare il personale di strumenti e misure adeguate per la gestione di questi casi critici.
L’emergenza dei detenuti con problemi psichiatrici nelle carceri italiane
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha dichiarato che il numero crescente di detenuti con problemi psichiatrici rappresenta una delle emergenze più gravi nelle carceri italiane. Con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari nel 2015, il passaggio a strutture come le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza ha lasciato molti detenuti senza un’adeguata assistenza. Questa situazione ha portato a un elevato numero di detenuti con disagio psichiatrico all’interno degli istituti penitenziari, dove il personale non è formato per gestire tali problematiche. Capece ha sollecitato un incontro con il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, per discutere soluzioni urgenti.
Le prospettive future e le azioni della Polizia Penitenziaria
Le richieste del SAPPE non si limitano solo al miglioramento delle condizioni lavorative del personale, ma si estendono a provvedimenti legislativi che possano garantire una gestione efficace dei detenuti con disagio psichiatrico. Capece ha fatto appello per l’implementazione immediata dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede misure restrittive per quei soggetti considerati pericolosi. Inoltre, è stata proposta l’assegnazione di strumenti adeguati, come il taser, al personale per garantire una protezione efficace durante le operazioni.
Il messaggio del sindacato è chiaro: è necessario un intervento tempestivo e mirato da parte delle autorità competenti per ovviare a una crisi che sembra non avere fine e per garantire un ambiente di lavoro sicuro per gli agenti e un trattamento dignitoso per i detenuti.