La gestione dei migranti continua a essere un tema centrale per il governo italiano, che sta lavorando su nuove riforme e misure per affrontare il fenomeno migratorio. Le ultime proposte includono la trasformazione delle strutture alberghiere in Albania in centri per il rimpatrio, oltre ad altre iniziative come l’introduzione di braccialetti elettronici per gli immigrati. Queste decisioni si sviluppano nel contesto di un approccio mirato a velocizzare le procedure e a garantire maggiore controllo sulle operazioni di rimpatrio.
Trasformazione dei centri in Albania in centri per i rimpatri
Il governo sta considerando di convertire due strutture albanesi, Shengjin e Gjader, in centri per i rimpatri . Queste location, che in passato avevano ospitato migranti in attesa di procedere con l’ingresso in Italia, sono rimaste inoperanti a seguito di ripetuti dinieghi da parte dei giudici di primo grado e delle Corti d’appello riguardo ai trattenimenti. Durante una riunione tra il premier Giorgia Meloni, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, si sarebbe discusso di questa opzione, che potrebbe essere formalizzata tramite un nuovo decreto.
La modifica proposta prevede che questi centri diventino un luogo dove saranno trattenuti migranti già presenti in Italia e in attesa di espulsione. Questo cambiamento mira a semplificare le attuali procedure legali e a evitare il lungo processo di approvazione delle detenzioni, che ha portato a un grave intoppo nella gestione dei migranti. L’intenzione è di gestire i flussi migratori in modo più diretto, con l’obiettivo di ottenere risultati rapidi.
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Strumenti legislativi e criticità precedenti
Diverse misure legislative introdotte finora non hanno avuto successo nel rendere operativi i centri per migranti in Albania. Due decreti fondamentali, uno relativo ai Paesi considerati sicuri e l’altro che ha trasferito la competenza di convalida dei trattenimenti dalle sezioni immigrazione delle corti ai tribunali d’appello, non hanno portato ai risultati sperati. In entrambi i casi, infatti, le richieste di trattenimento sono state costantemente respinte dai giudici, evidenziando le difficoltà intrinseche nel sistema attuale.
Con la trasformazione proposta, il governo sembra voler superare queste criticità , accorciando i tempi di gestione e togliendo di mezzo il passaggio critico della convalida da parte delle Corti d’appello, che si sono dimostrate riluttanti a confermare le misure detentive. Palazzo Chigi punta a ottenere risultati prima della sentenza della Corte di giustizia europea in merito ai Paesi sicuri, intenzionato a ridefinire l’intero contesto normativo intorno ai centri.
L’idea del braccialetto elettronico
Oltre alla questione dei centri in Albania, il governo italiano sta valutando l’implementazione di braccialetti elettronici per i richiedenti asilo. Questa proposta si inquadra in una strategia più ampia per garantire il controllo degli stranieri che entrano in Italia e presentano richiesta di protezione internazionale. L’idea è di monitorare i migranti senza dover ricorrere alla detenzione in strutture, facilitando così una maggiore libertà di movimento dentro il paese.
La misura è pensata per prevenire il fenomeno dei migranti che spariscono una volta giunti in Italia, una problematica che ha complicato il ritorno alla legalità per moltissimi richiedenti asilo. Secondo quanto riportato, questa novità sarebbe parte di un emendamento alla legge di delegazione europea, attualmente esaminato dal Senato. Resta da vedere come tali misure verranno effettivamente implementate e quale impatto avranno sul sistema di gestione dei migranti, in un contesto di tensioni politiche e sociali crescenti.
Le scelte in merito alla gestione dei migranti rimangono dunque un tema caldo nel dibattito politico italiano, con un continuo affinamento delle strategie governative e l’attenzione costante sulla questione dell’immigrazione.