Nuova operazione antimafia colpisce le cosche Abbruzzese e Forastefano in Calabria e nord Italia

Nuova operazione antimafia colpisce le cosche Abbruzzese e Forastefano in Calabria e nord Italia

Un’operazione della Dda di Catanzaro e dei carabinieri di Cosenza ha portato all’arresto di membri delle cosche Abbruzzese e Forastefano, attive in Sibaritide, con indagini estese a Cuneo e Parma.
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Un’operazione antimafia ha portato all’arresto di esponenti delle cosche Abbruzzese e Forastefano, attive in Calabria e oltre, per tentata estorsione e associazione mafiosa, grazie a indagini che hanno coinvolto anche Piemonte e Emilia-Romagna. - Gaeta.it

Un’azione coordinata contro la ‘ndrangheta ha portato a importanti sviluppi riguardanti le famiglie Abbruzzese e Forastefano, radicate nel comprensorio della Sibaritide, in provincia di Cosenza. Le misure restrittive hanno coinvolto arresti e divieti di dimora disposti dalla magistratura, dopo indagini intensive condotte su episodi di tentata estorsione e collegamenti mafiosi.

Gli arresti e le misure cautelari eseguiti tra calabria, cuneo e parma

Nell’ambito di un’indagine svolta dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, quattro persone sono state arrestate e portate in carcere, mentre un quinto indagato ha ricevuto un divieto di dimora in Calabria. Questi provvedimenti sono scaturiti grazie al lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza, che hanno raccolto prove e testimonianze a supporto delle accuse.

L’attività investigativa si è svolta non solo in Calabria, ma ha coinvolto anche le province di Cuneo e Parma, segnalando una diffusione delle influenze mafiose ben oltre il territorio calabrese. Il gip di Catanzaro ha firmato le ordinanze su richiesta della Dda, motivandole con le accuse di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata, attribuite agli indagati.

Gli arrestati risultano collegati alle cosche Abbruzzese e Forastefano, ritenute attive nel comune di Cassano allo Ionio e nei territori circostanti. Emergono così nuovi elementi sulle dinamiche interne a queste consorterie, che continuano a mantenere una presenza significativa nel tessuto criminale della provincia di Cosenza.

I dettagli dell’indagine e i reati contestati

L’indagine si è incentrata su denunce presentate da due imprenditori della zona, che hanno segnalato diversi tentativi di estorsione subiti nel corso dell’ultimo periodo. Le forze dell’ordine hanno inoltre valorizzato le dichiarazioni confidenziali di un collaboratore di giustizia, la cui testimonianza ha aiutato a ricostruire le attività illecite delle cosche.

Secondo quanto emerso, le famiglie Abbruzzese e Forastefano cercavano di imporre il cosiddetto “pizzo” agli imprenditori locali. Questa richiesta di denaro non serviva solo al controllo economico del territorio ma anche a finanziare il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro nuclei familiari.

Il capo indiscusso della cosca Abbruzzese sarebbe Marco Abbruzzese, 44 anni, considerato il reggente della struttura criminale. Accanto a lui, un ruolo di rilievo viene attribuito anche alla convivente di un elemento di spicco della cosca, coinvolta nella gestione contabile e nell’intermediazione tra gli associati.

Le accuse agli indagati comprendono quindi non solo l’associazione a delinquere di stampo mafioso, ma anche episodi specifici di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, con modalità che includono minacce e pressioni tipiche di questo tipo di organizzazioni.

Le implicazioni per la sicurezza e il contrasto alla criminalità in calabria

Questa nuova operazione rappresenta un passo significativo nel contrasto alle attività mafiose nel territorio della Sibaritide. Le misure adottate cercano di interrompere la rete di controllo economico e intimidatorio che le cosche esercitano sulle imprese locali.

Il sequestro degli arrestati e il divieto di dimora cercano di limitare ulteriori azioni illecite e impedire che la struttura mafiosa continui a gestire le sue attività attraverso affiliati e familiari. È noto come queste organizzazioni riescano a riorganizzarsi rapidamente, per questo interventi tempestivi risultano essenziali.

Strategia di espansione e coordinamento interregionale

Inoltre, l’estensione delle indagini fino a Cuneo e Parma segnala una strategia di espansione delle cosche al di fuori della Calabria. Ciò implica una presenza più diffusa e una necessità di coordinamento tra forze dell’ordine di diverse regioni per tenere sotto controllo le infiltrazioni criminali.

Le denunce degli imprenditori e il contributo dei collaboratori di giustizia si confermano strumenti fondamentali nella lotta contro la ‘ndrangheta. Senza questi elementi, scoprire le dinamiche interne e i finanziamenti delle consorterie risulterebbe molto più difficile.

Continuano così, seguendo questo filone investigativo, le operazioni che mirano a smantellare le basi finanziarie e il controllo sociale esercitato dalle cosche sul territorio calabrese e nelle altre aree interessate.

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