La recente scelta del Consiglio provinciale di Trento di nominare Giacomo Bernardi, attuale difensore civico, giudice del Tar di Trento, ha scatenato forti reazioni da parte delle opposizioni. Il voto si è svolto in modalità segreta, con il sostegno della maggioranza e l’abbandono dell’aula da parte dei consiglieri di minoranza. Il caso coinvolge questioni di metodo e merito, con accuse di strappi istituzionali e mancanza di trasparenza nel processo decisionale. Diverse forze politiche hanno annunciato iniziative formali per approfondire la vicenda.
Tensione in consiglio provinciale: opposizioni lasciano l’aula per protesta contro la nomina di bernardi
La seduta del Consiglio provinciale si è animata ieri a causa della votazione sulla nomina di Bernardi a giudice del Tar di Trento. La maggioranza ha approvato la decisione con 20 voti a favore, ma l’opposizione ha abbandonato l’aula per protestare contro il voto segreto e il modo in cui la scelta è stata comunicata. I consiglieri di minoranza sostengono che la mancanza di trasparenza nelle procedure viola il rispetto dovuto all’assemblea e ai cittadini. Questo gesto rappresenta una forma di dissenso plateale, volta a denunciare una gestione poco chiara delle nomine pubbliche.
Il clima in aula è diventato teso già nelle ore precedenti al voto, quando è emersa la notizia della candidatura di Bernardi solo pochi minuti prima della riunione, senza alcun confronto preventivo. Le opposizioni sottolineano che questo comportamento ha impedito ogni confronto serio e una valutazione condivisa delle candidature. Il ricorso al voto segreto, poi, ha sollevato ulteriori dubbi sulla trasparenza e sulla legittimità dell’intero iter.
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Dubbi sul metodo: opposizioni criticano la tempestivitĂ e la trasparenza della procedura
Francesco Valduga, esponente di Campobase, ha evidenziato due nodi principali: il metodo e il merito della nomina. Sul piano procedurale, ha rimarcato che l’accordo tra maggioranza e minoranza in materia di nomine era stato condiviso in precedenza, ma in questo caso è stato disatteso. La candidatura di Bernardi è stata formalizzata appena due ore prima del voto, senza alcuna concertazione preventiva. Questa scelta, secondo Valduga, mina la fiducia tra le forze politiche e ostacola il dialogo istituzionale.
La modalitĂ del voto segreto ha contribuito a creare un clima di sospetto. Le opposizioni lamentano che le maggioranze hanno decisamente imposto la propria volontĂ , trascurando il confronto democratico. La gestione frettolosa della pratica alimenta la percezione che le nomine siano strumentali a interessi politici e non rispondano a criteri di imparzialitĂ e merito. Queste critiche puntano a richiamare un ritorno a processi piĂ¹ chiari e partecipati.
Questioni di merito: il ruolo di bernardi e i potenziali conflitti d’interesse
Oltre alle questioni formali, le opposizioni contestano la sostanza della nomina di Bernardi. Lucia Coppola di Allenza Verdi e Sinistra ha segnalato il “scarso rispetto” verso l’aula e i cittadini causato da questo modo di procedere. I dubbi riguardano il fatto che Bernardi, attuale difensore civico, ha giĂ avuto rapporti precedenti con alcuni enti e amministrazioni locali che potrebbero entrare in conflitto con il ruolo di giudice amministrativo.
Filippo Degasperi di Onda ha sottolineato come questa situazione crei un potenziale conflitto di interessi. Bernardi dovrebbe infatti confrontarsi con casi e controparti con cui ha avuto precedenti coinvolgimenti, inclusa la vicenda legata a Trento Rise, un tema oggetto di contenziosi giudiziari. In base a queste valutazioni, Degasperi ha chiesto le dimissioni immediate di Bernardi dalla carica di difensore civico, per evitare sovrapposizioni di funzioni e garantire l’indipendenza del giudice.
Accuse di spartizione politica e attesa per il giudizio da roma
Alessio Manica del Partito Democratico ha definito la vicenda come un ulteriore episodio di spartizione di cariche tra le forze politiche locali. Ha espresso la speranza che gli organi competenti a livello nazionale, e in particolare da Roma, possano intervenire con una valutazione approfondita della nomina. Questo episodio evidenzia ancora una volta le tensioni tra maggioranza e opposizione sul controllo delle nomine pubbliche, tema che resta delicato in molte realtĂ territoriali.
Il confronto politico su questi nomi non riguarda solo questioni tecniche, ma investe anche un ambito piĂ¹ ampio di potere e rappresentanza. L’attesa mette sotto osservazione la regolaritĂ della procedura, oltre al profilo del candidato, con possibili sviluppi anche sul piano giudiziario o amministrativo. Le minoranze hanno annunciato che presenteranno una mozione per sollevare ulteriormente la posizione e chiedere chiarimenti formali.
La nomina di Giacomo Bernardi sembra destinata dunque a proseguire al centro del dibattito politico e istituzionale trentino, mantenendo acceso il confronto sui criteri con cui si selezionano i vertici delle istituzioni locali.