Dall’esame approfondito negli archivi della soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’aquila non è emersa alcuna documentazione riguardante analisi chimiche con metodo XRF sulle stele italiche, incluse quelle denominate Guerriero e Torso femminile. Un dato che getta ombre sulla completezza delle verifiche ufficiali e sull’autenticità di queste opere simbolo della regione abruzzo.
Cosa emerge dal deposito della relazione al tar
Il 3 giugno 2025 il commissario straordinario Valeria Acconcia ha depositato una relazione al tribunale amministrativo regionale che certifica l’assenza totale di documenti, sia cartacei che digitali, relativi ad analisi con spettrometria a fluorescenza a raggi XRF. L’indagine ha riguardato tutte le stele italiche conservate, senza trovare alcun riscontro a quanto dichiarato da fonti ministeriali.
Il TAR ha respinto una richiesta di sostituzione del commissario confermando l’efficacia del suo operato, sottolineando che Acconcia ha compiuto ogni sforzo per chiarire la situazione dialogando con l’amministrazione competente. La decisione evidenzia come l’assenza dei documenti sia un problema degli archivi ministeriali, e non un mancato impegno del commissario.
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Incongruenze tra dichiarazioni ministeriali e documenti reali
Il ministero della cultura aveva affermato che diverse analisi XRF fossero state eseguite ripetutamente per studiare il colore, la pietra e le stuccature nelle fasi di restauro. Secondo le dichiarazioni ufficiali, questi esami avrebbero consentito di valutare con precisione l’alterazione del materiale e di certificare l’autenticità delle opere.
Eppure, la relazione conferma che tali report scientifici non compaiono negli archivi ministeriali o della soprintendenza, mettendo in discussione la veridicità di quelle affermazioni. Questo contrasto rappresenta una questione grave, visto il valore storico e culturale attribuito a queste stele e al celebre Guerriero di Capestrano.
Le analisi xrf del 2005 e i dubbi sull’autenticità delle stele
Le uniche analisi chimiche disponibili risultano quelle prodotte dal Consiglio nazionale delle ricerche e dalla società Assing Italia nel 2005. Questi esami, inclusi nel documentario-inchiesta “Il Guerriero mi pare strano” del regista Alessio Consorte, mettono in discussione la datazione tradizionale delle stele.
Tali studi mostrano elementi incongruenti rispetto a quanto sostenuto dall’interpretazione ufficiale. Secondo Consorte, che ha ottenuto consulenza legale dall’avvocato Luca Presutti, i risultati indicano che il Guerriero e altre statue sarebbero opere realizzate nel 1934, non antichi manufatti italici come da sempre raccontato.
Questo solleva interrogativi precisi sul patrimonio regionale e sulle comunicazioni ufficiali del ministero, visto che finora nessuna documentazione aggiornata ha confermato o smentito quei dati.
L’impatto sulla tutela e sulla memoria culturale abruzzese
Il caso scuote la comunità abruzzese perché il Guerriero di Capestrano è simbolo riconosciuto della regione e parte fondamentale dell’identità storica locale. La mancanza di prove certe sull’autenticità rischia di aprire un dibattito delicato tra conservatori, studiosi e pubblica opinione.
La trasparenza nelle indagini scientifiche dovrebbe essere prioritaria per garantire verità sui reperti e affidabilità nella tutela dei beni culturali. Il confronto in tribunale e la pubblicazione dei risultati sono tappe indispensabili per chiarire se si tratti di manufatti antichi o di creazioni novecentesche.
A quel punto il patrimonio coinvolto va inserito in una nuova prospettiva che tenga conto dei dati emergenti, sia per la ricerca archeologica che per le strategie di valorizzazione culturale della regione abruzzo.