Nasce a via Roma la sartoria sociale @fattoascampia per giovani donne di Scampia

Nasce a via Roma la sartoria sociale @fattoascampia per giovani donne di Scampia

Un progetto a Scampia trasforma un bene confiscato alla camorra in una sartoria sociale, offrendo formazione e lavoro a giovani donne attraverso la cooperativa @fattoascampia e il programma Tessitori di Bene.
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Un bene confiscato alla camorra a Scampia ospita la sartoria sociale @fattoascampia, che offre formazione e lavoro a giovani donne, promuovendo inclusione, legalità e sviluppo nel quartiere. - Gaeta.it

Un progetto nato in un bene confiscato alla camorra a Scampia offre a sedici giovani donne del quartiere un percorso di formazione e lavoro nel settore del tessile. Attraverso la cooperativa @fattoascampia, queste ragazze, molte delle quali avevano abbandonato la scuola, hanno acquisito competenze sartoriali che ora trasmettono ad altri giovani. L’iniziativa rientra nel progetto “Tessitori di Bene“, sostenuto da Fondazione Con il Sud e altre realtà locali, con l’obiettivo di rinforzare il tessuto sociale ed economico di una delle zone più fragili di Napoli.

Un bene confiscato alla camorra trasformato in spazio di lavoro e crescita sociale

La sartoria sociale @fattoascampia si è insediata in un immobile sequestrato alla criminalità organizzata di via Roma, nei pressi di Scampia. Questo luogo, abbandonato per anni, è stato recuperato per accogliere la cooperativa nata dall’impegno di sedici ragazze del quartiere. Il progetto si sviluppa all’interno di un più ampio programma chiamato “Tessitori di Bene“, che riceve supporto dalla Fondazione Con il Sud, dalla Fondazione Città Nuova, dall’associazione Chi Rom e… chi no, dalla Fondazione Jorit e dalla cooperativa L’Orsa Maggiore. Tutti partner attivi nella promozione dell’inclusione sociale.

Le giovani che partecipano alla sartoria sono state selezionate perché avevano lasciato la scuola o erano state segnalate dai servizi sociali. Attraverso corsi di formazione professionale, hanno imparato il mestiere di sarta, acquisendo un ruolo attivo all’interno della cooperativa. Oggi, queste ragazze non solo lavorano ma supportano chi vuole avvicinarsi a questo percorso. La scelta di sostituire una realtà criminale con una dedicata al lavoro dimostra come la riconversione di beni sequestrati possa agire da volano per il rilancio del quartiere, soprattutto in aree segnate da difficoltà sociali.

Un’idea di impresa sociale nata dalla volontà di creare opportunità a scampia

La cooperativa sartoriale vuole diventare un punto di riferimento per i giovani del territorio. L’intento è costruire un “hub” che non solo offra lavoro ma stimoli integrazione sociale ed economica. Il tessile, in questo contesto, diventa un mezzo per accompagnare le ragazze fuori da una situazione di marginalità, insegnando un mestiere concreto e rispettando diritti lavorativi.

Il progetto mira a coinvolgere un numero sempre maggiore di persone, confermando che la strada è percorribile e si può costruire una realtà economica locale trasparente e funzionale, lontana da illegalità. L’obiettivo è far crescere la comunità di Secondigliano-Scampia, migliorandone condizioni e prospettive, grazie a un’iniziativa che parte dalla formazione tecnica e arriva a creare nuovi posti di lavoro. L’esperienza della sartoria sociale si colloca quindi in un contesto di rigenerazione urbana e civile.

La partecipazione delle istituzioni e di figure chiave per promuovere legalità e lavoro

All’evento di avvio della sartoria @fattoascampia, svoltosi nella primavera del 2025, hanno preso parte diverse autorità e rappresentanti delle fondazioni coinvolte. L’assessore alla legalità della regione Campania, Mario Morcone, ha sottolineato come la restituzione di immobili sottratti alla camorra contribuisca a mettere al lavoro i giovani e a portare innovazione. Morcone ha ribadito che “questi spazi non vanno considerati per iniziative di nicchia, bensì come risorse da cui partire per creare occasioni di futuro.”

Durante l’incontro, anche Stefano Consiglio, presidente della Fondazione Con il Sud, e Roberto Sanseverino, presidente della Fondazione Città Nuova, hanno insistito sull’importanza di offrire ai giovani percorsi concreti che garantiscano un lavoro dignitoso. Sanseverino ha ricordato come l’esperienza della sartoria sia un successo che si consolida da sei anni, passando da sedici a 122 partecipanti. Ha evidenziato che “legalità significa anche garantire condizioni come ferie, maternità, pensione, diritti spesso negati in contesti difficili.”

Nunzia Ragosta, dirigente del comune di Napoli per l’ufficio beni confiscati, e l’artista Jorit, sostenitore del progetto con la sua fondazione, hanno portato il loro contributo al momento di presentazione e riflessione sulla crescita della cooperativa. La presenza di queste figure ha rafforzato il senso di comunità e la convinzione che la strada tracciata sia solida.

Storie di chi ha riscoperto la propria dignità professionale a scampia

Tra le protagoniste della sartoria c’è Aleksia, una delle prime sedici ragazze che hanno preso parte al percorso. Lei racconta quanto il lavoro nel tessile le abbia cambiato la vita. All’inizio aveva dubbi e paura a causa della sua poca esperienza, ma ha trovato un ambiente che l’ha supportata. Ora guarda al proprio futuro con fiducia e la volontà di aiutare altri giovani a trovare la loro strada.

Aleksia descrive la sartoria come un luogo dove “non si tratta solo di cucire, ma di riprendere in mano la propria dignità.” Le ragazze coinvolte nel progetto hanno colto l’opportunità di uscire da una condizione di disagio per entrare in un contesto lavorativo vero, dove si rispettano diritti e si costruiscono competenze. Da qui, molte di loro si propongono anche come mentor per chi si avvicina ora alla cooperativa.

L’energia che si respira testimonia come l’impegno e la tenacia possano fare la differenza. Le storie di queste ragazze mostrano che investire sul capitale umano significa contrastare le condizioni che alimentano illegalità e marginalità. Sullo sfondo di Scampia, la sartoria sociale è diventata un simbolo concreto di riscatto e di azione collettiva per un quartiere che cerca nuove strade di sviluppo.

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