La tragedia del giovane canoista di 14 anni, avvenuta nel gennaio 2023 sul torrente Entella a Chiavari, ha portato a nuove verifiche sui comportamenti durante l’intervento di soccorso. Le indagini hanno evidenziato un elemento critico riguardo al mancato riconoscimento del rischio di ipotermia, aspetto al centro di un fascicolo aperto per accertare eventuali responsabilità. Gli istruttori accompagnatori sono stati prosciolti, ma sono in corso approfondimenti sulle azioni di vigili del fuoco e personale sanitario intervenuto sul luogo.
Le dinamiche dell’incidente e le condizioni dell’allievo in acqua
Andrea Demattei, giovane atleta praticante canoa, si trovava insieme ad altri ragazzi lungo il torrente Entella quando è rimasto impigliato con la canoa in un tratto di forte corrente. Secondo la ricostruzione, il percorso scelto era considerato alla portata dei partecipanti. Gli allievi avevano affrontato in precedenza il tratto senza difficoltà e indossavano abbigliamento adeguato all’attività, come giacche impermeabili e pantaloncini in neoprene, usati proprio per proteggersi dal freddo dell’acqua.
Nonostante ciò, durante il salvataggio si è manifestato un problema di ipotermia, legato al tempo prolungato trascorso in acqua e all’esposizione alle basse temperature. La mancanza di attenzione verso questo rischio da parte di chi era impegnato nelle operazioni di soccorso ha avuto un ruolo decisivo nell’esito della vicenda. Il soccorso è infatti arrivato relativamente presto, ma non è stato valutato immediatamente il deterioramento clinico dovuto al freddo, che ha aggravato la situazione di Andrea.
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La sentenza di proscioglimento degli istruttori e le motivazioni della giudice pastorni
La giudice Carla Pastorni ha analizzato con attenzione tutti i dettagli della vicenda e ha stabilito il proscioglimento dei due istruttori. Essi erano responsabili dell’accompagnamento e della supervisione del gruppo di giovani canoisti durante l’allenamento. Le testimonianze e le ricostruzioni hanno indicato che gli allievi erano stati avvertiti e preparati per affrontare quel tratto di corrente, considerato sicuro.
La giudice ha specificato che il luogo dell’incidente si trovava vicino a un centro abitato e sotto un ponte stradale, quindi facilmente accessibile ai soccorsi. La scelta del percorso e il comportamento dei ragazzi non hanno quindi violato principi di prudenza o buona pratica sportiva. La giustificazione per il proscioglimento si basa sulla mancanza di colpa diretta degli istruttori, che non possono essere ritenuti responsabili per gli errori emersi nelle fasi successive al blocco del ragazzo.
Criticità nel soccorso: mancata valutazione del rischio ipotermia da parte di vigili del fuoco e sanitari
Le motivazioni della sentenza puntano il dito su un aspetto delicato: la mancata segnalazione e gestione del rischio ipotermia da parte del personale di soccorso. L’ambulanza è arrivata sul posto intorno alle 16:37, ma il personale sanitario non ha ritenuto necessario intervenire per questo problema, nonostante la conoscenza della situazione.
La procura ha infatti aperto un’indagine per capire se ci siano mancanze da parte di chi era chiamato a salvare la vita del ragazzo. Nel frattempo, sei vigili del fuoco sono stati rinviati a giudizio per la gestione delle operazioni di liberazione di Andrea dalla canoa. La magistratura valuta se le imprecisioni e ritardi nel trattamento abbiano influito sull’esito drammatico.
Il mancato riconoscimento precoce dell’ipotermia si configura come un elemento di gravità, soprattutto perché l’esposizione prolungata in acqua fredda può portare a complicazioni rapidamente peggiori. Le fonti ufficiali indicano che gli errori coinvolgono le fasi successive alla perdita di controllo da parte del ragazzo, momenti in cui ogni secondo conta.
L’abbigliamento dell’atleta e la preparazione all’attività sportiva
Gli esami tecnici e le perizie hanno sottolineato anche il tipo di abbigliamento indossato da Andrea e dagli altri giovani partecipanti. Il ragazzo aveva una giacca impermeabile e pantaloncini in neoprene, vestiti idonei a limitare la dispersione termica, così come previsto nelle norme di sicurezza per la pratica della canoa in torrenti.
L’esperto consulente tecnico ha confermato che la scelta dell’abbigliamento rientrava nelle indicazioni corrette e non ha rappresentato un fattore di rischio aggiuntivo. Questo esclude che i vestiti potessero aver contribuito all’aggravarsi della situazione.
La preparazione stessa degli allievi e la loro capacità di affrontare quel tratto di fiume erano giudicate adeguate, come dimostrato dal fatto che tutti gli altri ragazzi hanno completato il percorso senza problemi. Questi elementi rafforzano la tesi che la tragedia sia stata favorita da motivi intervenuti solo nell’ultimo momento, al di fuori del controllo diretto degli istruttori.