Con l’inizio della missione in Libano del cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, si riaccendono le speranze per una popolazione segnata da crisi e conflitti. In un viaggio che dal 19 al 23 febbraio ha come obiettivo il rafforzamento dei legami tra la Chiesa e le comunità locali, il cardinale ha già avuto l’opportunità di incontrare diverse figure religiose, visitare luoghi simbolici e interagire con i giovani. La sua missione giunge in un momento critico, e la salute di Papa Francesco è costantemente nei suoi pensieri e nelle sue preghiere.
Beirut: una città tra speranza e disperazione
Beirut, con i suoi palazzi anneriti e le cicatrici visibili dell’esplosione portuale del 2020, potrebbe apparire come una città di contrasti. Da un lato, ci sono chiare tracce di devastazione e miseria, dall’altro un paesaggio urbano vivace, con insegne luminose e negozi che cercano di resistere. La condizione dei libanesi è drammatica, con la città che è diventata una delle più sofferenti del Medio Oriente. La crisi economica ha spinto molti giovani a lasciare il paese, mentre la recente guerra ha aggravato la già complicata situazione umanitaria.
La popolazione, di circa sette milioni, fa fronte a sfide enormi: circa la metà è composta da rifugiati siriani, palestinesi e di altre nazionalità, che contribuiscono alla forza lavoro, ma viveno in condizioni precarie. Le strade di Beirut sono attraversate da persone che guardano la macchina del cardinale passare, sintomo di una quotidianità segnata dalla povertà e dalla mancanza di opportunità. La visita del cardinale Czerny nei luoghi più colpiti da conflitti è un messaggio forte di vicinanza da parte di Papa Francesco.
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Un aspetto emblematico della presenza della Chiesa cattolica è la statua della Nostra Signora del Libano, che svetta in alto, vigilando sulla città e fungendo da simbolo di speranza per tanti. Durante il suo soggiorno, il cardinale Czerny ha dedicato pensieri e preghiere al Papa, attualmente ricoverato al Gemelli, un atto che riflette il forte legame spirituale tra la sede papale e il territorio libanese.
La crisi libanese: un passato di conflitti e speranze per il futuro
La storia recente del Libano è segnata da una successione di conflitti che hanno stravolto l’equilibrio sociale ed economico del Paese. La guerra civile, iniziata nel 1975, ha avuto impatti devastanti, e da allora il Libano ha fatto fronte a una continua instabilità. Gli eventi più recenti hanno visto il conflitto tra Israele e Hezbollah, che hanno nuovamente spostato migliaia di rifugiati all’interno del Paese.
Monsignor Youssef Soueif, arcivescovo maronita di Tripoli, ha descritto la realtà vissuta dai libanesi: “una storia di guerre ricorrenti che ha portato il popolo a sviluppare quasi un’immunità a queste croniche turbolenze.” Durante gli incontri con il cardinale Czerny, Soueif ha evidenziato l’importanza di costruire un futuro migliore attraverso la cooperazione tra il governo e la Chiesa. La recente elezione di Joseph Aoun a presidente rappresenta una piccola luce in una lunga e buia crisi.
Le sfide sono immense. Investimenti, risorse e un sistema bancario compromesso hanno ridotto il potere d’acquisto degli abitanti. Prima della crisi, il cambio era di 1.500 pounds per un dollaro; oggi, si è passati a 90.000 pounds. Molti sostentano le loro famiglie grazie al supporto delle diaspora, che invia annualmente miliardi di dollari alle famiglie in patria. Questo atto di solidarietà materiale è fondamentale per chi è rimasto in una Terra lacerata, ma testimonia anche una comunità che si rifiuta di essere abbandonata.
Il messaggio di speranza della Leadership Academy for Peace
Una delle tappe significative del viaggio del cardinale Czerny è stato l’incontro con i giovani della Leadership Academy for Peace. Qui, i ragazzi e le ragazze hanno avuto l’opportunità di esprimere le loro aspirazioni e le sfide che devono affrontare. Molti partecipanti hanno condiviso una visione di cambiamento, sostenendo che la politica, spesso vista come un “dirty game”, può essere un campo di avanguardia per il bene comune.
Le testimonianze di figure come Michel, che preme per una maggiore consapevolezza tra i cristiani, e di Jihan, che crede nel potenziale di trasformazione della politica, rivelano un movimento giovanile vibrante e impegnato. Questi ragazzi stanno cercando di dimostrare che anche in un contesto difficile come quello libanese, l’educazione e il sincero impegno civico possono costituire la base per una società migliore.
Il cardinale ha incoraggiato i giovani dicendo loro di diventare “luce nel buio”, una chiamata alle armi per dare speranza non solo al Libano ma a tutte le nazioni che affrontano circostanze simili. Attraverso un profondo dialogo e un messaggio di speranza, Czerny ha animato il potenziale di cambiamento insito in questa nuova generazione.
La figura di padre Kolvenbach: un memoriale di speranza
Il cardinale Czerny ha reso omaggio a una figura significativa per la storia della Chiesa in Libano: padre Peter Hans Kolvenbach, preposito generale dei gesuiti dal 1983 al 2008. La sua tomba nel cimitero del Collège Notre-Dame a Baabda è un luogo di riflessione e un simbolo della sua eredità vivente.
Padre Kolvenbach è stato un educatore e un leader che ha sempre mantenuto una forte connessione con il Libano, dove ha lasciato un’impronta indelebile nella comunità cattolica e oltre. Il cardinale Czerny, parlando della sua influenza, ha enfatizzato quanto fosse significativa l’opera di Kolvenbach, non solo nel contesto educativo ma anche nella spiritualità, nel lavoro sociale e nella missione gesuita.
Il lavoro portato avanti dal Collegio, dove studenti di diverse fedi si incontrano, continua a essere un esempio di come l’educazione possa fungere da ponte tra culture e religioni. La vista della tomba di Kolvenbach è una potente testimonianza di un passato che continua a nutrire le speranze dei libanesi e non solo.
La missione del cardinale Czerny in Libano non è solo una visita; rappresenta un solido messaggio di supporto e un invito all’azione per tutti coloro che desiderano costruire un futuro di pace e solidarietà in una delle regioni più colpite della Terra.