Nella chiesa di Santa Caterina, adiacente alla Basilica della Natività, si è tenuta stamattina la Messa della prima domenica di Avvento, un evento che ha raccolto quasi un migliaio di fedeli a Betlemme. Questo momento significativo, presieduto dal custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, segna un inizio nuovo, caratterizzato da un rinnovato spirito di speranza tra una popolazione provata da mesi di conflitto.
La celebrazione e il contesto attuale
Il contesto di questa celebrazione è nettamente diverso rispetto all’anno scorso, quando il clima di paura e realtà bellica dominava la scena. Stando ai racconti delle persone presenti, quest’anno è palpabile un crescente desiderio di ottimismo e tranquillità. Le recenti notizie riguardanti possibili trattative di pace, facilitate dall’Egitto, offrono un barlume di speranza in un’atmosfera che fino a poco tempo fa sembrava essere pervasa solo da angoscia.
In questo contesto, padre Patton ha voluto sottolineare l’importanza di mantenere viva la speranza, un concetto essenziale nel messaggio cristiano soprattutto durante il periodo che precede il Natale. L’omelia ha enfatizzato la necessità di una vigilanza spirituale e personale, invitando i partecipanti a pregare e riflettere sulla situazione attuale. Per la comunità betlemita, essere accanto al luogo in cui Gesù nacque incoraggia un profondo legame con le radici della propria fede.
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La testimonianza di un rifugiato di Gaza
Un momento toccante della Messa è stato segnato dalla testimonianza di Suhail Abboud Aoud, un giovane rifugiato della parrocchia di Gaza. Suhail ha condiviso la sua esperienza di fede durante i bombardamenti, raccontando come trovasse conforto nella preghiera e nella comunità. La sua lettera ha rivelato non solo il dolore della perdita del nonno, ma anche un profondo sentimento di riconoscenza verso Dio. Le parole di Suhail sono state un forte richiamo all’unità e alla speranza per un futuro migliore non soltanto per la sua famiglia, ma per tutti i popoli colpiti dalla guerra.
Durante la liturgia, padre Patton ha citato passaggi della lettera di Suhail, che trasmettevano un messaggio chiaro: “Preghiamo ogni giorno per la pace e la sicurezza nel nostro Paese e in tutto il mondo. Siamo certi che questa guerra finirà molto presto e i giorni a venire saranno migliori.” Queste parole, cariche di significato, risuonano come un’invocazione collettiva per la stabilità e il benessere.
Verso un futuro di speranza
L’augurio di padre Patton, al termine della celebrazione, si è rivolto a tutti i presenti. Ha esortato a mantenere vivo il pensiero della preghiera come modo per affrontare le difficoltà quotidiane. Guardare verso il cielo e rimanere ancorati chiaramente alla propria fede, è un modo per non lasciarsi sopraffare dalle avversità. La sua affermazione finale ha ricordato a tutti l’importanza di attendere con speranza il Natale, un momento carico di significato per ogni cristiano.
L’atmosfera generale di questo incontro a Betlemme ha riempito gli animi di speranza, creando uno spazio di riflessione e comunione al di là delle angosce del presente. È un chiaro segno che, nonostante le tempeste della vita, la comunità è pronta a guardare avanti, verso giorni migliori.