La questione degli oneri finanziari eccessivi che gravano sui paesi in via di sviluppo è al centro del dibattito internazionale. Durante la 26.ma sessione del Gruppo di lavoro sul diritto allo sviluppo, l’arcivescovo Ettore Balestrero, rappresentante della Santa Sede all’Onu di Ginevra, ha messo in luce le conseguenze di questi debiti per la dignità delle persone e per l’equilibrio economico globale. Al centro resta la necessità di ripensare i sistemi finanziari per proteggerne l’umanità e sostenere i paesi più vulnerabili.
Il peso crescente dei debiti esteri dei paesi poveri
Nel corso dell’incontro tenutosi il 12 maggio 2025, monsignor Balestrero ha davanti gli occhi dati allarmanti, capaci di spiegare la gravità della crisi finanziaria che colpisce le nazioni più fragili. Il presule ha evidenziato che in due decenni, il debito estero di questi paesi è quadruplicato, arrivando nel 2023 a sfiorare quota 11.400 miliardi di dollari. Questo ammontare corrisponde quasi al totale delle esportazioni di quei paesi, un rapporto che mette in discussione la sostenibilità economica di molte nazioni.
Squilibri tra spese per il debito e servizi essenziali
La situazione si aggrava considerando che 3,3 miliardi di persone abitano in stati dove le spese per interessi sul debito superano quelle destinate a settori fondamentali come la salute e l’istruzione. Questi numeri racchiudono una condizione di disparità che, di fatto, limita pesantemente le possibilità di crescita e sviluppo di quelle popolazioni. Il riferimento all’anno santo, richiamato da Balestrero, serve a sottolineare l’urgenza morale e civile di questa emergenza, proponendo di cogliere l’occasione per misure concrete che alleggeriscano il costo di questi debiti.
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Sistemi economici al servizio delle persone e non del capitale
L’intervento dell’arcivescovo si è concentrato sull’idea che i sistemi economici globali devono essere riprogettati per garantire la dignità umana. Ha definito ingiusti i meccanismi finanziari attuali, accusandoli di creare fratture profonde nella cooperazione globale e nella tutela della giustizia. Quando i debiti diventano strumenti che schiacciano intere comunità, si verifica una violazione diretta dei diritti umani fondamentali.
Balestrero ha insistito sulla piena responsabilità di chi concede prestiti e di chi li riceve, specificando che non basta solo limitarsi a misurare la sostenibilità economica dei debiti, ma è indispensabile valutare il loro impatto sociale ed etico. Richiamando le parole di papa Francesco tratte dall’enciclica Laudato si’, ha evidenziato come il debito estero non possa trasformarsi in uno “strumento di controllo” che limita la libertà e l’autonomia dei paesi più poveri.
Un’economia a misura d’uomo
La visione di fondo prevede dunque un’economia che lavori per le persone e non per il profitto a tutti i costi. In questo senso, la cancellazione o la ristrutturazione dei debiti rappresenta non solo un atto finanziario, ma un gesto che rispetta la dignità e avvicina paesi e popolazioni a condizioni di maggiore equità.
Giustizia e solidarietà come basi per risposte concrete
Il messaggio dell’arcivescovo si è rivolto anche a tutti i soggetti coinvolti, a partire dalle istituzioni internazionali, affinché rinnovino i loro impegni in nome della giustizia e solidarietà globale. Questi principi devono guidare ogni intervento concreto per evitare che la crisi del debito alimenti nuove disuguaglianze.
La solidarietà globale, secondo Balestrero, si traduce nell’accompagnare i paesi indebitati verso soluzioni che consentano loro di svilupparsi liberamente, senza la pressione continua di gravami finanziari che ostacolano l’accesso ai servizi essenziali. Solo così si potrà evitare il deterioramento delle condizioni sociali, sanitarie ed educative già precarie in molte nazioni in via di sviluppo.
Misure calibrate e rispetto delle diversità locali
L’arcivescovo ha chiesto che ogni misura venga pensata tenendo conto delle realtà locali, evitando approcci universali che spesso non tengono conto delle diversità culturali ed economiche. L’obiettivo dichiarato è favorire una ripresa che tenga conto delle priorità delle comunità, restituendo spazio all’autodeterminazione e al progresso condiviso. Il discorso di Balestrero ha richiamato a un confronto serio e urgente su temi di equità finanziaria con ricadute dirette sulla vita di miliardi di persone nel mondo.