Aurora, una giovane mamma di 21 anni, ha vissuto un percorso complesso a causa di una malattia cardiaca inizialmente scambiata per ansia. La sua esperienza evidenzia l’importanza di una diagnosi accurata e la difficoltà di affrontare una condizione invisibile ma potenzialmente grave. In un racconto toccante, condiviso con Fanpage.it, Aurora racconta le sue crisi, le ingiuste diagnosi e la scoperta della sua vera condizione.
L’inizio delle difficoltà: i primi sintomi di Aurora
La storia di Aurora inizia all’età di sei anni, quando per la prima volta sperimenta un “tuffo al cuore” seguito da tachicardia. Questo malessere si ripete nel corso degli anni, portandola a visite da diversi specialisti, ma ogni volta le viene detto che si tratta di ansia. “Mi dicevano che avevo soltanto bisogno di rilassarmi,” ricorda Aurora, “ma io sapevo che non era così”. I suoi genitori, preoccupati, l’hanno portata da cardiochirurghi, ma non sono riusciti a ottenere una diagnosi chiara. Questo ha alimentato la confusione e la frustrazione.
“Le diagnosi erano sempre le stesse: troppa intelligenza per la mia età, quindi doveva essere ansia. Ma io mi sentivo realmente male,” continua Aurora. Rimasta per anni in un limbo di incertezze e cure inefficaci, ha affrontato rimedi casalinghi e medicinali senza mai risolvere la questione alla radice. Ogni episodio è stato accompagnato da ansia crescente, senza mai ricevere una risposta definitiva riguardo al suo malessere.
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Diagnosi tardiva: il ritorno della malattia durante la gravidanza
All’età di 21 anni, Aurora si trova finalmente in un periodo di tranquillità, tanto da decidere di rimanere incinta. Durante la gravidanza, continua a sottoporsi a visite cardiologiche, ma tutto sembra procedere bene. Tuttavia, dopo la nascita del suo bambino, i sintomi ricompaiono in modo violentemente inatteso: l’ansia si trasforma in un attacco acuto di tachicardia.
“Sono stata portata d’urgenza in ospedale. I battiti erano così veloci che sembrava fosse un ronzio,” racconta Aurora. Qui, per la prima volta, i medici non parlano più di ansia, ma di una malattia reale: la Tachicardia Parossistica Sopraventricolare . Una condizione congenita che richiede un intervento chirurgico per correggere i filamenti elettrici che causano le aritmie. “Finalmente avevo una spiegazione,” commenta Aurora.
L’intervento e la consapevolezza della malattia invisibile
Aurora si sottopone a un intervento presso l’ospedale San Filippo Neri di Roma. La procedura non è semplice e il ricordo di quei momenti è ancora fresco nella sua mente. “Mi hanno fatto una puntura per rallentare i battiti ma parte dell’intervento l’ho vissuto da sveglia,” dice. Dopo l’anestesia, i medici lavorano per bruciare i filamenti che causano le aritmie.
Ora, dopo l’operazione, la giovane mamma è seguita da uno staff medico che la mette in guardia riguardo ai suoi futuri stili di vita. Deve evitare fumo e alcol, e mantenere un peso sano. Con la consapevolezza di avere una malattia invisibile, Aurora cerca di affrontare le sue paure e vivere appieno la sua vita di madre. “In ospedale ho visto molti giovani come me. È una malattia che può colpire chiunque,” spiega.
La rabbia e la riflessione dopo anni di incomprensioni
Malgrado la cura, Aurora avverte una profonda rabbia, legata a anni di diagnosi sbagliate che l’hanno portata a pensare che i suoi sintomi fossero frutto dell’ansia. “Ho passato tanto tempo a combattere contro la mia stessa mente. Quell’ansia non era reale, è stata una costruzione causata dalle visite e dai consigli errati,” commenta. Oggi, la consapevolezza è un vantaggio, ma la frustrazione per il tempo perso e le opportunità mancate è palpabile.
Mentre guarda il suo bambino di pochi mesi, Aurora riflette sul passato e sulla fortuna di essere finalmente sulla strada della salute. “Penso a cosa sarebbe potuto succedere se mi fosse capitato mentre aspettavo il mio bimbo. Se mi succedeva qualcosa durante la gravidanza, le conseguenze sarebbero state gravi per entrambi,” conclude Aurora, segnalando l’importanza di una diagnosi corretta e tempestiva.