La crisi che sta riguardando il mosciolo selvatico del Conero ha spinto la regione marche ad avviare la richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità. Questo procedimento potrebbe aprire la strada a possibili ristori nel corso del 2024, visto il grave stato di sofferenza di questa risorsa naturale fondamentale per il territorio. L’emergenza ha portato anche all’istituzione di un fermo pesca fino al 15 giugno, misura volta a fermare il prelievo e consentire una ripresa della popolazione del mitile.
La richiesta di stato di calamità: iter e documentazioni presentate
L’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Maria Antonini, rispondendo a un’interrogazione presentata dal Pd in consiglio regionale, ha spiegato che la regione ha già avviato le procedure per il riconoscimento dello stato di calamità. L’istanza è stata inviata a livello ministeriale, con allegata una documentazione accurata. Sono state prodotte fatture e ulteriori prove relative alle difficoltà economiche che colpiscono la filiera per l’anno in corso.
Contatti con il ministero
Antonini ha sottolineato di aver interagito in modo diretto sia per lettera sia in incontri personali con i rappresentanti del ministero. L’obiettivo è evidenziare la crisi in atto in modo da ottenere supporti che possano compensare almeno in parte le perdite del comparto. Al momento la situazione è in attesa di evoluzioni, con i mesi a venire decisivi per capire come verranno accolte le richieste della regione.
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Le misure di fermo pesca e il ruolo delle autorità marittime
Il fermo pesca disposto fino al 15 giugno interviene su un periodo cruciale per la rigenerazione del mosciolo selvatico. L’assessore ha chiarito che la decisione ufficiale non compete alla regione, ma all’autorità marittima, mentre la regione può esprimere un parere tecnico e politico. L’intento della sospensione è quello di bloccare la raccolta di mitili ancora in quantità limitata e non adatti alla vendita.
Il mosciolo, infatti, pur presente nei fondali della costa del Conero, si trova in misura troppo ridotta per sostenere la domanda commerciale. Il fermo serve cioè per favorire una ricrescita naturale della specie, tenendo conto della sua vulnerabilità e delle condizioni ambientali avverse registrate di recente. Questa misura temporanea mira a preservare la biodiversità marina locale, evitando uno sfruttamento che potrebbe compromettere definitivamente le popolazioni autoctone.
Impatto ambientale
Questa misura temporanea mira a preservare la biodiversità marina locale, evitando uno sfruttamento che potrebbe compromettere definitivamente le popolazioni autoctone.
Progetti di monitoraggio e tutela del mitile con impegno tecnico e scientifico
Accanto alle iniziative legate al fermo pesca e agli aiuti economici, la regione ha promosso una serie di progetti in collaborazione con enti scientifici. Si sta definendo un protocollo d’intesa tra la regione marche, il Consiglio nazionale delle ricerche ad Ancona e l’Istituto zooprofilattico. L’investimento previsto supera i 300mila euro e punta al monitoraggio costante della qualità del mare.
Tecnologie innovative per il monitoraggio
Tra le novità più importanti c’è l’installazione di una boa hi-tech, costata circa 200mila euro, che sarà in grado di rilevare in tempo reale la temperatura dell’acqua, la presenza di agenti inquinanti e altri parametri ambientali essenziali per valutare la salute degli ecosistemi marini. Inoltre si lavorerà alla creazione di gabbie sui fondali, nelle zone dove l’acqua mantiene temperature più basse. Questi dispositivi artificiali fungeranno da rifugio per la riproduzione e la crescita dei mitili, contrastando l’effetto negativo del riscaldamento delle acque.
L’aumento termico del mare è infatti considerato la principale causa della moria del mosciolo nel Conero, ed è il problema centrale che le istituzioni e gli studiosi tentano di affrontare con questi interventi scientifici.
Dibattito politico e critica del gruppo pd sulla gestione dell’emergenza
Le dichiarazioni dell’assessore Antonini non hanno soddisfatto l’opposizione di centrosinistra. La consigliera Manuela Bora ha espresso un giudizio critico verso l’atteggiamento della giunta regionale nell’affrontare questa crisi. In aula ha denunciato l’assenza di azioni concrete, nonostante l’allarme fosse stato lanciato già nel 2023.
La consigliera del Pd ha rimarcato come, dopo mesi di allarmi continui, la regione non avrebbe adottato misure decisive per risolvere la situazione che coinvolge il comparto produttivo del mosciolo selvatico. L’accusa si concentra sull’immobilismo e sulla scarsa reattività delle istituzioni, mettendo in discussione l’efficacia degli interventi finora attuati e le prospettive di recupero per i pescatori e gli operatori locali.
La tensione politica riflette le difficoltà reali vissute da chi dipende da questa risorsa, e spinge a valutare con maggiore attenzione gli strumenti messi in campo dalle autorità regionali e nazionali.